Grandi carnivori
sabato 20 Settembre, 2025
Orsa morta a Caldes, i dubbi delle associazioni: «Sospetto bracconaggio»
di Massimo Furlani
Sul caso farà luce l'autopsia dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie

C’è anche il bracconaggio fra le ipotesi più accreditate sulla causa della morte dell’orsa adulta ritrovata nel pomeriggio di giovedì nei boschi sopra Caldes, in Val di Sole, in una zona poco distante da dove, nell’aprile 2023, il trentino Andrea Papi venne ucciso dal plantigrado JJ4.
La carcassa dell’animale, trovata e segnalata i forestali da un gruppo di escursionisti, è stata consegnata all’Istituto zooprofilattico delle Venezie per eseguire accertamenti sui possibili motivi del decesso, ma dalla Provincia non arrivano smentite riguardo la possibilità che l’esemplare sia stato ucciso da uno o più cacciatori. Tanto che la sigla animalista Leal ha presentato richiesta per poter seguire da vicino l’autopsia sul corpo dell’orsa: «Apprendiamo da una nota ufficiale della Provincia di Trento che nel pomeriggio di giovedì 18 settembre alcuni escursionisti hanno segnalato la presenza della carcassa di un’orsa adulta in un’area in quota della Bassa Val di Sole – si legge nella nota – Sul posto è intervenuto il Corpo forestale del Trentino, che ha provveduto al recupero dell’animale. Leal chiederà l’accesso agli atti e chiederà di partecipare all’esame necroscopico con un medico di parte, al fine di garantire la massima trasparenza e monitorare le procedure d’indagine». È il presidente dell’associazione Gian Marco Prampolini a sollevare esplicitamente l’ipotesi bracconaggio: «Leal seguirà con grande attenzione l’evolversi delle indagini, specialmente in considerazione del sospetto di un possibile bracconaggio – dichiara – Chiediamo alle autorità competenti di assicurare massima trasparenza e rapidità nell’accertamento dei fatti, e ribadiamo il nostro impegno a sostenere tutte le azioni legali per tutelare la fauna selvatica del Trentino».
Fa eco anche l’appello di un’altra sigla, l’Enpa: «Poiché sono ormai parecchi gli orsi uccisi tramite atti di bracconaggio, manterremo alta l’attenzione – promette la presidente di Rovereto Ivana Sandri – In attesa di conoscere i risultati degli esami, chiediamo con forza che, qualora la morte dell’orsa sia riferibile a causa umana, venga conteggiata nel numero massimo di orsi che possono essere uccisi in un anno in Trentino (otto) stabilito dall’Ispra. Un numero di morte che noi non accetteremo mai. Purtroppo molti orsi sono “scomparsi” senza che ne sia stato rinvenuto il corpo, ma tanti sono anche quelli di cui è stato possibile accertare che sono stati uccisi in atti di bracconaggio e chiediamo con forza che questi reati vengano perseguiti e puniti, perché trasmettono un’immagine che non ci appartiene e che non rappresenta la stragrande maggioranza dei trentini».
Il caso più recente simile a questo è quello di F36, l’orsa che nell’estate 2023, dopo aver inseguito due cacciatori vicino a Roncone, era finita al centro di un braccio di ferro in tribunale fra la Provincia, che ne chiedeva l’abbattimento, e le associazioni animaliste che cercavano invece di difendere il plantigrado. Pochi giorni dopo che il Tar aveva dato via libera alla cattura dell’animale per il trasferimento al centro faunistico del Casteller, la carcassa di F36 era stata trovata vicino a Sella Giudicarie: i periti avevano individuato il foro di entrata e uscita di un proiettile. A due anni di distanza da quella vicenda, è di poche settimane fa la notizia del rinvio a giudizio di due cacciatori del posto accusati di aver ucciso l’animale. Analogo anche il caso di Mj5, orso responsabile di un’aggressione in val di Rabbi alcuni giorni prima della tragedia di Papi a Caldes: trovato morto nell’autunno dello stesso anno, l’ipotesi è che sia stato avvelenato.