L'operazione

martedì 17 Giugno, 2025

Per 32 ore di fila nella grotta di Aladino (in val Daone): maxi esercitazione del Soccorso Alpino con 62 tecnici speleologi

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Il recupero di uno speleologo infortunato a circa 300 metri di profondità dall’ingresso della grotta di Aladino, la cavità più occidentale della Provincia di Trento

Si è svolta tra il 12 e il 15 giugno un’importante esercitazione congiunta di soccorso speleologico organizzata dalla Delegazione Speleologica del Trentino, in collaborazione con le Delegazioni del Veneto e dell’Alto Adige. L’evento si è svolto nella Grotta di Aladino, in Val Daone (Trentino), con la partecipazione di oltre 60 tecnici speleologi del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, impegnati in una manovra durata ininterrottamente per 32 ore. Il buon esito dell’attività ha evidenziato l’importanza della preparazione, della collaborazione interregionale e dell’innovazione tecnologica per garantire efficienza nelle attività di soccorso in ambiente ipogeo.

 

La simulazione prevedeva il recupero di uno speleologo infortunato a circa 300 metri di profondità dall’ingresso della grotta di Aladino, la cavità più occidentale della Provincia di Trento, posta in alta quota, a quasi 2.000 m.s.l.m.. Le attività sono iniziate giovedì 12 giugno con l’allestimento del campo base raggiungibile dai mezzi nei pressi di Malga Nova e un campo avanzato, a circa un’ora di cammino, posizionato in prossimità dell’ingresso della grotta, dove è stata collocata la direzione delle operazioni.

 

Venerdì mattina i tecnici della prima squadra sono stati elitrasportati insieme ai materiali nei pressi del campo avanzato e tre squadre di telefonisti, ognuna composta da due tecnici, sono entrate in grotta per la posa del doppino telefonico necessario alle comunicazioni tra interno ed esterno grotta, così come succede negli interventi di soccorso reali. Nel pomeriggio di venerdì altri otto tecnici hanno fatto seguito portando sul luogo dell’incidente la barella e il materiale necessario al recupero dell’infortunato. La risalita verso l’esterno della grotta è iniziata attorno alle 16.00 del venerdì pomeriggio e si è protratta fino alla mezzanotte di sabato, per un totale di 32 ore consecutive di operazioni. Quattro squadre di tecnici, per un totale di 50 soccorritori e soccorritrici, si sono alternate in grotta, applicando le tecniche avanzate di movimentazione della barella in un ambiente altamente impegnativo come quello ipogeo che, in questo caso, prevedeva il superamento sia di lunghi meandri sub-orizzontali che di tratti prettamente verticali.

 

L’esercitazione ha rappresentato un’importante occasione di alta formazione e coordinamento operativo tra le diverse Delegazioni del Soccorso Speleologico – realtà che spesso si trovano a collaborare sul campo – e tra le componenti alpina e speleo del Corpo. Oltre a consolidare le sinergie tra i vari team, l’attività ha permesso di testare nuovi strumenti e tecnologie all’avanguardia, pensati per migliorare l’efficacia degli interventi in scenari complessi.

Tra questi, il Centro Mobile di Comando, un furgone attrezzato con strumentazione tecnologica avanzata, progettato per la gestione e il monitoraggio delle operazioni direttamente dal campo base, come nel caso di interventi in grotta o ricerche di persone disperse. È stato inoltre sperimentato il dispositivo “Link Radio-Telefono”, capace di convertire il segnale telefonico trasmesso tramite doppino steso in grotta in radiofrequenza, rendendo possibile la comunicazione da interno grotta fino al campo base anche a grande distanza dall’ingresso. Infine, è stato testato il nuovo sistema “Cronologico”, uno strumento gestionale per il tracciamento in tempo reale delle attività operative, utile a migliorare la pianificazione e la sicurezza delle squadre impegnate sul terreno.

Il Soccorso alpino ringrazia il Nucleo Elicotteri della Provincia Autonoma di Trento per il supporto nel trasferire in quota il personale e il materiale tecnico necessario allo svolgimento dell’esercitazione.