Creatività
domenica 24 Novembre, 2024
Angela Bontempelli, psicologa di Pellizzano: «Porto i giochi dentro le aziende»
di Marco Mucchi
La solandra che progetta progetta giochi da tavolo utili a società di tutt’Italia: «Migliorano relazioni e prestazioni dei dipendenti. Ne ho fatti per Ferrero, Michelin, Ferragamo»
Portare il gioco in azienda come strumento di lavoro sulle soft skill attraverso un metodo scientifico innovativo: è il lavoro della solandra Angela Bontempelli , giovane psicologa del lavoro nata a Pellizzano che progetta giochi da tavolo utili ad aziende di tutt’Italia, rinnovando le risorse umane, come già succede in altre parti d’Europa.
Angela ha studiato al liceo delle Scienze Umane Russel di Cles e poi psicologia all’Università di Trento, sede di Rovereto: «Strada facendo – spiega – ho scoperto la mia passione per il mondo delle aziende e lo studio di modelli umani relazionali all’interno dei contesti organizzativi, infatti poi ho scelto di specializzarmi in psicologia del lavoro. Mi sono trovata da subito stretta riguardo al tipo di contesto dove opera la mia categoria professionale, ho cercato quindi delle applicazioni meno canoniche delle “solite” risorse umane». E così, Angela Bontempelli ha fatto uno stage alla Laborplay, una società che progetta giochi di società studiati per sviluppare competenze trasversali come il team building, time management e il development centre, un metodo di valutazione del personale orientato allo sviluppo delle competenze. «La forza di Laborplay è lo studio e la progettazione, fatti da psicologi con alle spalle un background di competenze specifiche, e sono stata felice di poter restare nel collettivo alla fine del tirocinio» racconta Bontempelli. «I nostri sono veri strumenti di potenziamento e valutazione delle soft-skills: collaboriamo con aziende di grande rilievo come Ferrero, Michelin o Ferragamo. Sono sempre di più le grandi imprese italiane che si stanno accorgendo delle potenzialità di questi strumenti. Potenziare le competenze trasversali significa: ridurre incomprensioni, migliorare l’organizzazione e fa la differenza nel raggiungimento degli obiettivi del singolo e del gruppo. Il gioco aiuta ad abbattere le barriere e anche in ambienti professionali può essere determinante».
A fine dell’anno scorso Angela ha iniziato a lavorare a Firenze, dove ha sede la società per cui lavora. «Spesso seguiamo le aziende, in base alle loro richieste, gestendo corsi specifici o nell’attuazione dei giochi. Ma nell’ultimo periodo abbiamo pensato di ampliare gli strumenti con nuove meccaniche cognitive per comprendere altri prospetti, quindi ho creato “Peaky Climbers” vista la mia origine solandra e la passione per la montagna». Il gioco è ambientato sul K3 negli anni ‘70 per dare un’idea alta di missione e lo scopo è puntare alla cima in una cordata dove gli scalatori sono tutti legati tra loro. L’obiettivo di gruppo è quello di arrivare tutti insieme alla vetta: ciò aiuta ad attivare delle dinamiche di team-building mantenendo un flusso di comunicazione costante; lo scopo di ogni giocatore come singolo, invece, è quello di arrivarci con il maggior numero di risorse. «La strategia – aggiunge l’autrice – è pensata per attivare meccaniche di gestione del tempo, risorse e organizzazione. Il gioco è basato sull’interdipendenza: se sbaglia uno, sbagliano tutti. Ma resta fondamentale il confronto con l’individualità degli obiettivi e aspirazioni personali, che non sono in contrasto con quelle del gruppo.
Angela racconta poi di come nasce, al di là del caso specifico, un gioco da tavolo per aziende: si parte dall’analisi sulle varie meccaniche che non sono ancora state sviluppate a pieno dalla Laborplay, poi uno studio psicologico di come attuarle e la relativa applicazione pratica in progetto, a cui segue la parte di ambientazione e storytelling con la fase finale appaltata a dei grafici specializzati. Nonostante io sia un’agguerrita appassionata dei giochi di società non credo che mi butterei facilmente nei prodotti prettamente ludici: è lo scopo, appoggiato dallo studio delle dinamiche psicologiche, che muove tutto e rende i nostri giochi veri strumenti per migliorare il lavoro delle persone».
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