Giustizia
sabato 18 Ottobre, 2025
Violenta la fidanzata 16enne e l’amica contattata sui social: ventenne condannato a quattro anni
di Patrizia Rapposelli
Dopo le denunce il giovane è passato alle minacce

È stato condannato al Tribunale di Trento a quattro anni di reclusione, con rito abbreviato, un giovane ventenne con l’accusa pesante di violenza sessuale. Il ragazzo, al tempo dei fatti poco più che maggiorenne, ha abusato prima della fidanzata e poi di un’amica di lei, contattata sui social, entrambe all’epoca dei fatti minorenni, appena sedicenni. Da quanto è stato ricostruito dagli inquirenti le violenze si sono consumate in un appartamento a Trento e in Rotaliana, nei primi mesi del 2024.
La prima volta il giovane ha approfittato della fiducia della sua fidanzata, insistendo per consumare dei rapporti nonostante la contrarietà di lei. Si frequentavano da qualche tempo, ma durante un incontro tra i due le cose hanno avuto un risvolto drammatico per la ragazza costretta ad avere un rapporto fisico completo contro la sua volontà. La giovane non ha in quel momento trovato la forza di denunciare il suo aggressore, forse per vergogna, forse per timore di ulteriori violenze.
Lui, però, non si è fermato qui: attraverso i social è riuscito ad entrare in contatto con un’amica della ragazza, alla quale ha scritto dei messaggi online ed è riuscito ad attirare in trappola. I due si sono scambiati qualche messaggio, abbastanza per il giovane per convincerla ad incontrarlo: a quel punto la situazione è precipitata con l’uomo che si è rivelato aggressivo nel costringerla a un rapporto fisico completo contro il suo volere.
Questa volta però la giovane vittima ha denunciato, si è fatta avanti con coraggio raccontando quello che le era successo alle forze dell’ordine che hanno rintracciato e fermato il giovane. E proprio da questa denuncia anche la prima vittima si è fatta forza e, chiamata a testimoniare dalla Procura nel corso delle indagini, nell’ambito di un incidente probatorio, ha raccontato la violenza subita. Durante l’interrogatorio di garanzia le due ragazze sono state sentite in un’udienza a porte chiuse, come previsto dal codice, a loro tutela: una pratica che permette alle vittime di non essere poi ulteriormente esposte, in un eventuale processo pubblico, ad interrogatori e attenzioni mediatiche.
Il giovane a quel punto, messo alle strette dagli inquirenti e pensando che fosse stata la sua ragazza a denunciarlo ha pensato di cercarla al telefono minacciandola. Da lì, il giudice per le indagini preliminari, Marco Tamburrino, su proposta della Procura di Trento, ha approvato l’ordine di custodia cautelare in carcere. Il pubblico ministero, Giorgio Bocciarelli ha raccolto le testimonianze e l’avvocato della difesa ha poi chiesto di poter procedere con il rito abbreviato. Il ragazzo è stato condannato dal Tribunale di Trento a quattro anni di reclusione, una sentenza più lieve rispetto a quella chiesta dal pubblico ministero Bocciarelli che aveva formulato invece una pena di sei anni.
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