l'intervista
venerdì 21 Novembre, 2025
Valentina Gottardi, eletta a 18 anni è la più giovane consigliera del Trentino: «Restare in paese ti apre orizzonti»
di Lucia Ori
La giovane si racconta: «Candidatura nata quasi per scherzo, non ero ancora maggiorenne. La campagna elettorale? Ero in Irlanda, ho fatto tutto grazie alle videochiamate»
Valentina Gottardi è la più giovane amministratrice del Trentino. A maggio, quando è stata eletta al Comune di Segonzano, non aveva ancora diciotto anni. Oggi ci racconta la sua esperienza.
Valentina, tu hai diciotto anni, come ti è venuta l’idea di candidarti?
«È iniziato quasi per scherzo, cinque anni fa. Parlando delle elezioni, mio padre mi disse: “Tra cinque anni sarai appena diciottenne, potresti candidarti”. Lo prendemmo come un gioco. Poi sono emersi una serie di fattori: c’erano pochi candidati e mancava anche la quota femminile nella lista. A me piace mettermi in gioco, fare volontariato e affrontare nuove esperienze: così ho deciso di provarci. Non sapevo fino in fondo come funzionasse un Comune, ma mi dicevano tutti che sarebbe stata un’esperienza che ti cambia lo sguardo sulla politica. E così è stato».
Com’è stata la campagna elettorale?
«È stata una campagna elettorale un po’ particolare. In quel periodo ero in Irlanda e non avevo ancora compiuto diciott’anni: sono stati i miei genitori a occuparsi dell’iscrizione alle liste, hanno sostenuto tanto la mia scelta. Io partecipavo alle riunioni nelle frazioni in videochiamata: non potevo essere fisicamente presente, ma riuscivo comunque a seguire, intervenire e confrontarmi con gli altri. È stato tutto un po’ insolito, ma alla fine ha funzionato e siamo riusciti a portare avanti la campagna senza problemi».
Dai dati emerge che nei piccoli comuni trentini c’è molta più presenza di amministratori under 35 rispetto alle città. Secondo te perché?
«Perché nei paesi piccoli ci sono proprio meno persone che vogliono candidarsi. Nelle città magari i giovani sono pochi, ma comunque c’è competizione. Nei paesi, invece, spesso i candidati sono appena quelli necessari: nella mia lista eravamo una lista unica e praticamente tutti siamo stati eletti. Non serve avere grandi conoscenze o esperienza per iniziare: è più facile mettersi in gioco. Questo non rende l’esperienza meno significativa, ma la rende più accessibile e vicina ai cittadini».
Come vivono i giovani la valle?
«Secondo me la valle è un po’ “spaccata a metà”. Da un lato ci sono i ragazzi che sono molto legati al territorio, che vogliono restare e investire nel proprio paese; dall’altro invece sono più le ragazze che hanno il desiderio di andare per cercare opportunità altrove. Però non è qualcosa di definitivo: siamo giovani, è normale voler fare esperienze nuove, e spesso chi parte poi torna. Anche la mia esperienza in Irlanda mi ha insegnato che vivere nel proprio paese non è limitante: ciò che conta è come vivi il luogo, non il luogo in sé».
Cinque anni in Comune non è pochissimo. È stata una decisione difficile?
«All’inizio mi spaventava: l’idea di rimanere per così tanto tempo nel mio paese mi sembrava limitante. Poi invece ho visto che è il contrario: ti apre orizzonti. Insieme all’assessore mi occupo dell’asilo e del gemellaggio di Segonzano con Segonzac, in Francia e quindi sono andata lì per una settimana, esperienze che altrimenti non avrei mai fatto».
Qual è stato l’ambiente che hai trovato in Consiglio?
«Bellissimo. Gli altri amministratori lavorano insieme da molti anni e mi hanno accolto subito. Anche mentre ero ancora in Irlanda mi scrivevano per sapere come stavo. Durante le prime riunioni l’ex sindaco mi sedeva accanto e chiariva al volo i passaggi più tecnici. Ho trovato apertura, ascolto e collaborazione: non vieni considerata meno solo perché sei giovane».
Su questo punto, secondo te c’è abbastanza formazione per gli amministratori?
«Fa tanto il gruppo che hai intorno: da sola non so se ce l’avrei fatta. Aiuta molto avere qualcuno che ti sostiene, ti spiega, ti accompagna. Ci sono dei corsi organizzati per i nuovi amministratori, ma non basta. Per chi vuole fare politica e ha la mia età la formazione manca soprattutto nelle scuole. L’educazione civica è obbligatoria, ma è molto teorica: si parla di cambiamenti climatici o di comportamenti etici, ma poco di concreto. Non si spiega come funziona un Comune, cosa fa un consiglio, come si partecipa attivamente. E non tutti leggono giornali o cercano informazioni da soli. Se manca questa formazione pratica, diventa difficile portare concretamente avanti i valori democratici che ci insegnano».
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