Alto Garda

lunedì 27 Ottobre, 2025

Un centro antiviolenza anche a Riva del Garda: «Punto di arrivo di un tavolo partito dopo i tragici femminicidi di Alba Chiara Baroni ed Eleonora Perraro»

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Il progetto è sostenuto da un finanziamento provinciale complessivo di oltre 666 mila euro

È stata presentata ufficialmente oggi la nuova sede periferica del Centro Antiviolenza di Rovereto a Riva del Garda, che si aggiunge a quelle già operative di Cles e Cavalese, durante una cerimonia che ha visto la presenza del presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, del sindaco e della vicesindaca di Riva del Garda, Alessio Zanoni e Barbara Angelini, della vicepresidente della Comunità Alto Garda e Ledro, nonché sindaca di Dro, Ginetta Santoni, della presidente dell’Associazione Coordinamento Donne di Trento, che gestisce il servizio finanziato dalla Provincia, Paola Paolazzi, insieme a Barbara Bastarelli, responsabile dei Centro Antiviolenza di Trento e di Rovereto, e a Claudia Bruno, direttrice degli sportelli di Riva del Garda, Cles e Cavalese; fra i presenti anche la consigliera provinciale Michela Calzà, l’assessore del Comune di Nago-Torbole Fabio Malagoli, la consigliera del Comune di Riva Silvia Betta e la dirigente dell’Umse prevenzione della violenza e della criminalità della Provincia Laura Castagnaro, nonché i genitori di Alba Chiara Baroni.

Fugatti: impegno e radicamento sul territorio
«Attraverso questa nuova sede di Riva del Garda – ha dichiarato il presidente Maurizio Fugatti – prosegue con determinazione l’impegno della Provincia nel contrasto alla violenza contro le donne, in continuità con il lavoro avviato nella scorsa legislatura con l’assessore Stefania Segnana. Un impegno che si è tradotto in un radicamento sempre più capillare dei servizi sul territorio: con l’apertura di nuove sedi e sportelli cresce la rete di accoglienza, e con essa anche le richieste di aiuto e di informazione, un segnale che se da un lato conferma la persistenza del problema, dall’altro mostra come l’ampliamento dei servizi consenta a più donne di avvicinarsi e chiedere sostegno». Il presidente ha ricordato le tante azioni messe in campo dall’amministrazione provinciale, dal rafforzamento delle case rifugio, all’assegno di autodeterminazione che è stato innalzato a 500 euro e reso disponibile senza limiti di budget, e che ha visto passare le beneficiarie da 52 nel 2022 a 74 nel 2023. Ha ricordato anche il forte impegno verso la formazione – organizzata dalla Provincia in collaborazione con Tsm – di operatori e operatrici con percorsi dedicati, a conferma di un approccio integrato e competente. “Il modello trentino – ha aggiunto Fugatti – si conferma come un territorio di sperimentazione, all’avanguardia anche in queste delicate tematiche. Episodi dolorosi ci ricordano purtroppo quanto sia necessario continuare a costruire progetti come questo, per offrire ascolto, protezione e nuove opportunità a tutte le donne che vogliono uscire dalla violenza”, ha concluso il presidente ricordando come nel 2024 i Centri antiviolenza abbiano visto, rispetto al 2023, una crescita degli accessi di circa il 30%.

Il sindaco Zanoni ha quindi spiegato che ha voluto essere presente non solo come sindaco, ma come uomo, sottolineando l’importanza di assumersi una responsabilità di genere: “Metterci la faccia significa riconoscere che la responsabilità maschile deve essere piena e consapevole, perché ognuno di noi deve essere coinvolto nella costruzione di soluzioni concrete e di prospettiva, per una nuova cultura del vivere assieme”. La vicesindaca Barbara Angelini ha chiarito come la sede sia “il frutto di un lavoro collettivo, che ha visto in prima linea la Provincia autonoma di Trento, con gli altri soggetti del territorio fra cui l’Associazione Coordinamento Donne, un impegno condiviso, che nasce anche dal fatto che il nostro territorio è stato toccato direttamente da episodi dolorosi e che oggi trova una risposta concreta in questo nuovo spazio”, ringraziando per la loro presenza i genitori di Alba Chiara, nonché la consigliera Calzà e l’ex vicesindaca Betta per il loro impegno sul tema. “Lo sportello – ha aggiunto Angelini – attivo già dall’inizio dell’anno, era ospitato in una sede precedente che non offriva però spazi adeguati. Questa nuova struttura garantisce invece protezione, sicurezza e riservatezza, elementi fondamentali per accogliere e accompagnare le donne in un percorso di uscita dalla violenza. Contrastare la violenza è un’azione che riguarda l’intera comunità. Per questo è fondamentale mantenere uno stretto contatto tra istituzioni, associazioni e terzo settore e, al tempo stesso, lavorare sulla prevenzione, partendo dalle scuole”, ha concluso la vicesindaca ricordando la recente marcia per la pace “durante la quale sono stati proprio i ragazzi a chiedere di essere coinvolti in nuove iniziative, anche in vista del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.

Contro i femminicidi
La vicepresidente della Comunità Ginetta Santoni, nel portare i saluti del presidente Giuliano Marocchi, ha detto: “Dopo i tragici femminicidi di Alba Chiara Baroni ed Eleonora Perraro, è stato istituito il Tavolo contro la violenza di genere che quest’anno si è ampliato coinvolgendo non solo le amministrazioni dell’Alto Garda e Ledro, ma anche le associazioni del territorio”. Ginetta Santoni ha ringraziato il Servizio sociale della Comunità, prezioso lavoro di coordinamento e ricordato che, in vista del 25 novembre, “il tavolo proporrà un momento istituzionale dedicato alle scuole e ha costruito, insieme a tutti i Comuni, un programma di iniziative diffuso su tutto il territorio, con l’obiettivo di dare risposte comuni e lavorare insieme per una comunità più consapevole e rispettosa”.

Quindi la presidente del Coordinamento Donne, Paolazzi, ha ripercorso la storia dell’Associazione, nata negli anni ’80 per promuovere la parità e decostruire gli stereotipi di genere, e tra le prime in Italia ad aprire un centro antiviolenza grazie anche al sostegno provinciale; oggi, dopo le sedi di Trento, Rovereto, Cles e Cavalese, inaugura a Riva del Garda un nuovo presidio per garantire una presenza sempre più capillare sul territorio.
Infine Barbara Bastarelli e Claudia Bruno sono entrate nel dettaglio dell’attività svolta dai Centri del territorio che non sono solo luoghi fisici, ma spazi di ascolto e accompagnamento, dove le donne possono raccontarsi, essere accolte e, attraverso percorsi psicosociali personalizzati, riprendere in mano la propria vita.

Lo sportello di Riva del Garda è operativo dal mese di gennaio 2025, da questa estate ha cambiato sede e si trova in via Rilke n. 8, sul lungolago, ed è aperto due giorni al mese (il secondo e il quarto giovedì); da alcune settimane è attivo ogni giovedì, per rispondere alla crescente domanda di ascolto e supporto. L’apertura rientra nel percorso di attuazione della Strategia provinciale di questa Legislatura, che punta a rafforzare la rete dei centri antiviolenza, rendendo più accessibili i servizi di ascolto, accoglienza e accompagnamento verso percorsi di autonomia.

Cinque sedi
Il Centro antiviolenza (CAV) è presente in cinque sedi sul territorio trentino: le due principali di Trento e Rovereto, e le tre sedi periferiche di Cavalese, Cles e Riva del Garda.
Il servizio, gestito dall’Associazione Coordinamento Donne Onlus sulla base di una convenzione con la Provincia, offre ascolto, accoglienza e consulenza psicologica, legale e sociale, oltre a percorsi di reinserimento lavorativo e di sostegno per i figli minori. L’obiettivo è fornire un accompagnamento personalizzato, costruito insieme alla donna, per favorire l’uscita dalla violenza e il recupero dell’autonomia.
Il progetto è sostenuto da un finanziamento provinciale complessivo di oltre 666 mila euro fino al 31 dicembre 2026, con possibilità di rinnovo, e rientra nel quadro degli interventi previsti dalla Legge provinciale n. 11/2023 in materia di pari opportunità e prevenzione della violenza di genere.
La sede di Riva del Garda sarà dunque un punto di ascolto, orientamento e supporto, garantendo la massima riservatezza e la collaborazione con i servizi sociali e sanitari del territorio, per offrire una risposta concreta e vicina a chi vive situazioni di difficoltà.