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martedì 5 Agosto, 2025

Trump torna a minacciare l’Ue: «Dazi al 35% se non investe negli Usa come promesso»

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Il presidente americano pensa a dazi più alti anche per l'India: «Stanno acquistando petrolio russo»

Donald Trump ha minacciato nuovamente l’Unione Europea: ha affermato che scatteranno dazi del 35% se non verranno rispettati gli investimenti promessi in beni statunitensi. Al presidente, intervistato dalla Cnbc, è stato chiesto quali “strumenti” siano previsti negli accordi per costringere i funzionari europei a mantenere le loro promesse. Trump ha inizialmente parlato di 650 miliardi di dollari da parte dell’Ue, per poi arrotondare la cifra a 600 miliardi. “Siamo di nuovo un Paese ricco”, ha detto Trump, aggiungendo che i 600 miliardi di investimenti possono essere indirizzati “dove voglio io”.

 

Intanto, i presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato, sempre in un’intervista alla Cnbc, che potrebbero essere introdotti dazi più elevati per l’India. “Penso che aumenterò tale imposta in modo sostanziale nelle prossime 24 ore perché stanno acquistando petrolio russo, stanno alimentando la macchina da guerra”, ha detto Trump, “e se hanno intenzione di farlo, non sarò affatto contento”. La scorsa settimana, Trump aveva affermato che gli Stati Uniti avrebbero imposto dazi del 25% sui prodotti provenienti dall’India.

 

La presidente svizzera, Karin Keller-Sutter, e altri alti funzionari, tra cui il ministro dell’Economia, Guy Parmelin, si sono recati oggi a Washington per raggiungere un accordo con l’amministrazione Trump, dopo l’annuncio dell’imposizione di dazi doganali al 39% sulle merci svizzere, a partire da giovedì, che ha gettato un’ombra su settori dell’economia del Paese come quello del cioccolato e dell’orologeria. Il viaggio è stato organizzato in fretta per cercare di trovare un’intesa con la controparte Usa. L’aliquota del 39% annunciata nel confronti della Svizzera è di oltre 2 volte e mezzo superiore a quella applicata alle merci dell’Unione Europea esportate negli Stati Uniti e quasi quattro volte superiore a quella applicata alle esportazioni britanniche verso gli Stati Uniti. Molte aziende svizzere in settori come l’orologeria e il cioccolato hanno espresso preoccupazione per la questione.