Il caso

venerdì 19 Settembre, 2025

Trump attacca la libertà di parola e fa cancellare lo show di Jimmy Kimmel

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È il secondo comico finito nel mirino del Presidente Usa dopo Colbert

Alla faccia della libertà di parola, il presidente Donald Trump, paladino di quella destra che gridava alla «cancel culture», rivela ora la sua verità: la libertà di parola va bene solo finché si parla bene di lui. E così, dopo aver fatto cancellare lo show notturno di Stephen Colbert, recente vincitore agli Emmy con il suo programma che terminerà a fine stagione, ora ha fatto mettere fuori palinsesto anche il programma di un altro comico: Jimmy Kimmel.

La decisione di Abc di sospendere a tempo indeterminato il talk show Jimmy Kimmel Live! è arrivata sulla scorta di forte pressioni governative per nulla nascoste e ha scatenato un’ondata di reazioni nel mondo dello spettacolo e della cultura americana. Lo stop è arrivato dopo i commenti del conduttore sull’omicidio di Charlie Kirk, attivista conservatore ucciso il 10 settembre durante un comizio. Una scelta che in molti leggono come un segnale preoccupante di erosione della libertà di parola sotto l’influenza dell’ex presidente Donald Trump e dei suoi alleati.

David Letterman, icona della televisione americana, ha definito la sospensione «ridicola»: «Non puoi andare in giro a licenziare qualcuno perché hai paura o perché stai cercando di adulare un’amministrazione criminale autoritaria nello Studio Ovale», ha dichiarato durante l’Atlantic Festival di New York. «Mi dispiace perché tutti noi vediamo dove sta andando a parare, giusto? Si tratta di media gestiti. E non va bene. È stupido. È ridicolo».

Sul fronte social non sono mancate le prese di posizione: Ben Stiller ha bollato la scelta come «non giusta», mentre Wanda Sykes ha affermato che «Trump ha sicuramente messo fine alla libertà di parola nel suo primo anno di mandato».

Il comico Mike Birbiglia ha lanciato un appello ai colleghi: «Denunciamo la follia di togliere Kimmel dalla programmazione televisiva. Ho passato molto tempo, sia in pubblico che in privato, a difendere comici con cui non sono d’accordo. Se la gente non denuncia non ha più senso parlare di libertà di espressione».

Parole dure anche dall’attrice Jean Smart: «Sono sconvolta dalla cancellazione del Jimmy Kimmel Live. Quello che Jimmy ha detto era libertà di parola, non incitamento all’odio. Sembra che le persone vogliano proteggere la libertà di parola solo quando fa comodo ai LORO interessi. Anche se non ero affatto d’accordo con Charlie Kirk, la sua morte mi ha disgustato e avrebbe dovuto disgustare qualsiasi essere umano decente. Cosa sta succedendo al nostro Paese?».

Al centro della bufera ci sono le parole pronunciate da Kimmel nel suo monologo, dove ha accusato il mondo Maga di strumentalizzare l’omicidio: «La banda Maga sta cercando disperatamente di caratterizzare questo ragazzo che ha ucciso Charlie Kirk come qualcosa di diverso da uno di loro e sta facendo tutto il possibile per ottenere punti politici dall’accaduto».

Il conduttore non ha risparmiato neppure Trump, accusandolo di reagire alla morte di Kirk «non come un adulto che piange un amico, ma come un bambino di quattro anni che piange un pesce rosso». Né Kash Patel, capo dell’Fbi, descritto da Kimmel come uno che «ha gestito le indagini come un ragazzino».

La sospensione dello show, uno dei più seguiti della televisione americana, appare dunque come un segnale inquietante: il rischio che la satira e la critica politica vengano silenziate per timore di ritorsioni da parte di chi oggi detta l’agenda politica repubblicana.