L'intervista

sabato 6 Settembre, 2025

Tommaso Nista, il trentino direttore d’orchestra a Birmingham: «I miei maestri? Ricordo il gelo quando Muti rimproverò chi non lo ascoltava»

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Il giovane guiderà la Solihull Symphony Orchestra. «È sempre stato il mio sogno. Ho iniziato a quattro anni con i Minipolifonici»

Da Trento a Birmingham per inseguire il proprio sogno: diventare direttore d’orchestra. Tommaso Nista, trentino classe 1998, a inizio mese è stato nominato il nuovo maestro della Solihull Symphony Orchestra, formazione sinfonica amatoriale con sede in uno dei sobborghi della metropoli inglese. Dopo le esperienze fra Minipolifonici, Rovereto Wind Orchestra, banda di Trento e conservatorio Monteverdi a Bolzano, e gli studi prima in basso tuba e poi in direzione con alcuni dei più noti maestri italiani ed europei, Nista si è trasferito oltremanica per frequentare il Royal Birmingham Conservatoire, concludendo il master a giugno. Ora il nuovo, ambizioso progetto con la Solihull, rappresenta il primo grande passo nella sua carriera da direttore.

Nista, qual è stato il suo percorso di studi da Trento a Birmingham?

«I miei mi hanno avvicinato alla musica fin da giovanissimo, avevo 4 anni quando ho iniziato a frequentare i Minipolifonici, dove sono rimasto fino al mio ingresso in conservatorio. Lì ho iniziato a suonare prima la tromba e poi il basso tuba, ma è con il coro giovanile che ho vissuto forse l’esperienza più importante: ho trascorso dieci anni viaggiando per tutta Europa, con esibizioni in alcuni dei posti più suggestivi del continente, come il Reichstag di Berlino o la cattedrale di San Pietro. È stato il primo punto di crescita e di contatto con il mondo musicale: i Minipolifonici sono davvero una scuola che offre la possibilità di trattare la musica sia come un hobby che come il proprio lavoro. Finito il liceo sono passato al conservatorio Monteverdi di Bolzano, continuando nel mentre a suonare con la Rovereto Wind Orchestra e la banda di Trento; poi, dopo aver frequentato diversi corsi di direzione in giro per l’Italia, a settembre 2023 sono arrivato qui a Birmingham per frequentare il master che ho concluso a giugno. Ed è qui che sto cercando di costruirmi la carriera».

A Bolzano però hai studiato basso tuba, come mai questa decisione di passare alla direzione?

«In realtà fare della direzione il mio lavoro è sempre stato il mio obiettivo. Nel corso triennale a Bolzano però ho voluto fortemente continuare a studiare basso tuba perché sono convinto che un direttore non possa non sapere cosa vuol dire fisicamente portare uno strumento a prove e suonarlo in orchestra, o non conoscere certe dinamiche dell’essere musicista».

E come mai proprio Birmingham per studiare?

«È stato un intrecciarsi di tante ragioni. Ho sempre avuto il pallino di studiare fuori dall’Italia perché, nonostante la preparazione sia di altissima qualità, credo che per la costruzione di una persona vivere all’estero sia un arricchimento. A Vienna avevo sentito alcuni racconti un po’ negativi, in Germania invece c’è una visione un po’ diversa per cui per dirigere bisogna avere una formazione di alto livello al pianoforte, aspetto che trovavo un po’ limitante. Quando è stato il momento delle audizioni l’Inghilterra è stata quindi una delle prime scelte: mia mamma, che ha insegnato inglese per tanti anni, mi ha trasmesso la passione per la cultura inglese, e qui a Birmingham ho trovato tanti elementi positivi. L’insegnante del conservatorio è figlio di italiani e quindi c’è una certa vicinanza culturale, ma soprattutto qui c’è la City of Birmingham Symphony Orchestra, una delle migliori d’Europa, che suona forse nella miglior sala d’Inghilterra e ha una lunga tradizione di maestri che, dopo aver diretto qui, sono riusciti a fare una carriera notevole. Una scelta di cui sono contentissimo e che rifarei».

 

Ha frequentato corsi e studiato con diversi direttori famosi. Ce n’è qualcuno che pensa le abbia trasmesso qualcosa di più?

«Forse dovrei citare uno dei primi, Fabrizio Dorsi, che insegna direzione a Milano e con cui ho avuto il piacere di lavorare anche in altri contesti. Lo conobbi durante un corso a Todi in cui insegna le basi del mestiere e, al termine, si dirige un concerto con una piccola orchestra di professionisti. La mia prima volta, nell’agosto 2020: un’emozione fortissima, perché era da quando ero bambino che sognavo quel momento».

Qualche aneddoto particolare dei corsi con questi maestri?

«Al termine della prima lezione, Dorsi ci tenne un discorso sulla professionalità di un direttore d’orchestra. Ricordo ci disse che un maestro che dirige per la prima volta ha sette secondi per dare ai musicisti una prima impressione. Un altro ricordo che ho invece è quello del “gelo” che scese in un millisecondo quando, durante un altro corso, il maestro Muti richiamò all’ordine alcuni musicisti che non lo stavano ascoltando».

Prova ancora quell’emozione quando dirige oggi?

«Certamente, ma questo è un mestiere per cui se non sai gestirle le emozioni ti si ritorcono contro: il direttore è l’unica persona in sala guardata da due pubblici, ovvero da chi suona e da chi ascolta. Ma è proprio quel brivido che provi quando prepari un programma, lavori tanto tempo con persone sempre diverse e arrivi a esibirti davanti a un pubblico che mi fa amare questo lavoro».

Ora è diventato direttore della Solihull Symphony Orchestra. Come è nata questa collaborazione?

«È stata una cosa abbastanza “improvvisa”. Io collaboro anche con la Birmingham Philarmonic Orchestra, che ha la propria sede nel conservatorio che ho frequentato, e di cui fa parte il presidente della Solihull. Non è qualcosa di raro, qui in Inghilterra suonare uno strumento è probabilmente l’hobby più diffuso, un po’ come lo è il calcio da noi in Italia. Ci siamo conosciuti, lui cercava direttori e ho subito dato la mia disponibilità, è stata la mia prima volta alla direzione di un’orchestra sinfonica. Da lì è nato questo percorso che mi ha portato in agosto a fare il colloquio e a firmare il contratto per i prossimi tre anni».

Che tipo di formazione è?

«La Solihull è un’orchestra sinfonica amatoriale, quindi sono 70-80 persone che si ritrovano in questo sobborgo di Birmingham per pura passione. Organizza quattro concerti all’anno con repertori sempre nuovi, anche se in realtà uno di questi è diretto da un direttore “ospite” per are comunque un po’ di varietà».

E quali saranno le sue responsabilità?

«Le mie responsabilità da direttore “stabile” saranno quelle di tracciare il percorso artistico, proporre i repertori, studiare anche come includere il territorio collaborando con istituzioni piuttosto che con scuole. Sono convinto che da questo ultimo punto di vista esperienze come quella che ho fatto nel direttivo della banda di Trento mi aiuteranno tantissimo. Poi ovviamente, siccome parliamo di una formazione amatoriale, sarà mio compito stimolare sempre l’interesse dei musicisti».