cronaca
sabato 17 Giugno, 2023
Testa di pecora sulla porta di casa a Dimaro. Parla la vittima: «Non so chi ce l’ha con me, sono preoccupato»
di Benedetta Centin
L'imprenditore ortofrutticolo è molto provato. Ha chiesto l’anonimato

L’imprenditore che ieri all’alba si è trovato sullo zerbino di casa il sacchetto con la testa di pecora grondante sangue e quel biglietto, scritto in dialetto siculo ma certo comprensibile, anche se al telefono fa percepire comunque il suo stato d’animo. Tra lunghi silenzi, balbettii, e parole a tratti pronunciate a bassa voce. L’angoscia, la paura e l’inquietudine che lo attanagliano sono ben percepibili. Basti dire che ha chiesto insistentemente di rimanere anonimo e che sulle prime è arrivato a negare di essere lui il destinatario delle minacce in pieno stile mafioso che non conoscono precedenti in Trentino. Almeno non fino a ieri.
Com’è stato che si è ritrovato la testa di pecora davanti casa?
«No, non sono io, non è successo a me…»
No? Non è toccato a lei?
«Cioè sì, sono io, è capitato a me, ma vi prego, non voglio che venga pubblicato il mio nome».
È riuscito a darsi una spiegazione su quanto accaduto?
«Assolutamente no…»
Nemmeno chi possa essere stato? Chi ce l’abbia con lei? E soprattutto perché?
«Non lo so, non me lo spiego, non capisco proprio…»
Possiamo solo immaginare come si possa sentire.
«Sono molto preoccupato per quello che è accaduto»
Anche per la sua famiglia.
«Sì, certo. Sono molto preoccupato, davvero. E non so dare una spiegazione».
Una telefonata breve in cui i silenzi e i sospiri hanno detto molto più delle parole, quanto mai eloquenti di emozioni e sensazioni. E dello stato di vulnerabilità che logora quanto la paura.
il caso
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