giovedì 6 Novembre, 2025
Terzo mandato, la Corte costituzionale boccia la legge trentina: «Il limite vale anche per la Provincia autonoma di Trento»
di Simone Casciano
La Consulta ha spiegato che il divieto di terzo mandato è «un principio generale dell’ordinamento giuridico della Repubblica»
La legge sul terzo mandato per il presidente della Provincia, quella bollata come «Salva Fugatti» dall’opposizione, è stata bocciata dalla Corte costituzionale. Questo il verdetto atteso da ieri e arrivato in mattinata. La Consulta era stata chiamata a dirimere sulla questione dopo l’impugnativa da parte del Governo della legge trentina. Il terzo mandato per i presidenti di Regione era già stato bocciato, ma Fugatti ha sempre ritenuto che il Trentino, vista la sua autonomia, godesse di una prerogativa maggiore. I critici facevano notare che se è vero che il Trentino può decidere la sua legge elettorale, non può farlo in deroga ai principi costituzionali tra cui l’equilibrio dei poteri.
E proprio questa sembra essere la linea sposata dalla Corte costituzionale.
In attesa di leggere le motivazioni della sentenza, nel comunicato diffuso si legge infatti che «Il principio del divieto di terzo mandato consecutivo vale anche per il presidente della Provincia autonoma di Trento, e per tutti i presidenti delle Regioni autonome eletti a suffragio universale e diretto».
Tradotto: il problema rimane quello del bilanciamento dei poteri, se si prevede un’elezione diretta e maggioritaria la Consulta ritiene giusto che ci sia un limite ai mandati.
Nel comunicato si spiega che «La Corte costituzionale ha deciso in camera di consiglio il giudizio». Una decisione che ha stabilito come illegittime «le disposizioni (trentine, ndr) impugnate dal Presidente del Consiglio dei ministri per violazione del divieto del terzo mandato consecutivo». La Consulta ha specificato che il limite al terzo mandato costituisce «un principio generale dell’ordinamento giuridico della Repubblica» e che in quanto tale «vincolante anche la potestà legislativa primaria delle autonomie speciali».
Così dopo una procedura di urgenza per fare approvare la legge in fretta e furia, una crisi di maggioranza, costata anche la vicepresidenza all’assessora Gerosa, e uno scontro con il governo, la vicenda del terzo mandato termina con una bocciatura da parte della Consulta.
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