L'intervista
domenica 8 Giugno, 2025
Telmo Pievani: «Maschi e femmine? Usare la natura come criterio di normalità è pericoloso»
di Ilaria Bionda
Doppio incontro con il filosofo a Pieve di Ledro e Lavis, martedì e mercoledì sera. «Noi siamo una specie culturale»

Biologia e cultura sono strettamente connesse l’una all’altra, si influenzano a vicenda e condizionano così non solo la nostra vita quotidiana, ma anche una serie di stereotipi sociali che della vita quotidiana fanno parte, alimentando situazioni che paiono immutabili. Tra queste, la distinzione netta tra uomini e donne nei ruoli famigliari: una delle tante sfaccettature della disparità di genere. Di questo si parlerà al prossimo incontro del percorso «Paridee – Storie e idee per la parità di genere» promosso dalla Fondazione Caritro in collaborazione con Feltrinelli Education, in scena dallo scorso settembre in vari luoghi del Trentino. Dopo arte, letteratura, scienza, tecnologia ed economia, diritto di parola verrà infatti dato alla natura, grazie all’intervento del filosofo della scienza, evoluzionista, saggista e insegnante Telmo Pievani, che ne approfondirà il punto di vista sulla (dis)parità di genere. L’appuntamento è per martedì e mercoledì alle 20.30, rispettivamente al Museo Foletto di Pieve di Ledro e all’Auditorium Comunale di Lavis.
Pievani, perché è importante dare voce alla natura nell’ambito della parità di genere?
«È importante darle voce per non ascoltarla troppo. Nel mio intervento mostrerò come sia sbagliato e talvolta pericoloso usare la natura come criterio di normalità, per dire che è naturale che i maschi si comportino in un certo modo e le femmine in un altro. E di conseguenza per rimandare a qualcosa di giusto o sbagliato».
Può approfondire con qualche esempio?
«Mostrerò come in natura i ruoli genitoriali sono mescolati e come anche nella storia umana maschi e femmine si siano alternati per molto tempo nella cura della prole, per smentire l’apparente “naturalità” di alcuni modelli di famiglia. Racconterò l’evoluzione del sesso, della distinzione tra i sessi, per mostrare che la natura è diversità ed esplorazione di tante possibilità diverse. E questo è un po’ il messaggio chiave, perché spesso, invece, nel dibattito pubblico si usano natura e biologia come armi per dire che qualcosa è giusto o sbagliato».
Caratteristiche naturali vengono quindi spesso erroneamente utilizzate per giustificare stereotipi sociali?
«Esatto. Un esempio molto eclatante ci arriva da una recente ricerca sui padri che hanno preso il congedo parentale, accudendo i figli neonati per molti mesi, un’abitudine ancora poco diffusa in Italia ma molto presente nei Paesi scandinavi. I ricercatori si aspettavano cambiamenti psicologici, culturali e comportamentali, che sicuramente ci sono stati, ma quello che ha stupito è il fatto che si sono trovati anche dei cambiamenti biologici, legati agli ormoni, ed è sorprendente».
Perché si tratta di una scoperta così eccezionale?
«È un esempio di messa in discussione di ruoli definiti naturali che naturali non sono affatto, perché è come se gli uomini, senza saperlo, avessero già la predisposizione all’accudimento e infatti, quando l’hanno praticato, inserendolo così nella propria cultura, hanno avuto un cambiamento biologico. Questo dimostra che nel passato evolutivo i genitori curavano allo stesso modo i figli, non c’era la differenza ricalcata dagli stereotipi odierni della madre che cura e del padre che lavora. E ciò è molto interessante, perché vuol dire che la struttura culturale del patriarcato ha messo a tacere per molto tempo una competenza anche maschile».
E questo ci mostra anche come natura e cultura siano intrecciate tra loro.
«Esatto, natura e cultura sono strettamente collegate, tant’è vero che a volte è la cultura a cambiare la biologia, anche se noi siamo portati a pensare che accada maggiormente il contrario. In realtà, noi siamo una specie “culturale” ed è la cultura a modificarci. Ad esempio, oggi non possiamo più vivere mangiando cibi crudi, le diete crudiste funzionano solo accompagnate da integratori e questo accade perché la nostra fisiologia e la nostra genetica si sono adattate alla cottura dei cibi, che è cultura, nel senso di tecnologia e invenzione umana recente. E così mostra quindi come, appunto, la nostra biologia si sia adattata alla cultura».
Cos’altro abbiamo da imparare dalla natura in altri ambiti spesso al centro di discussioni nel quotidiano?
«Ci sono molti discorsi, ad esempio, sulla naturalità o meno dei comportamenti sessuali non riproduttivi; invece, sappiamo che l’omosessualità (sia maschile sia femminile) è molto diffusa in natura, in oltre 200 specie. Questo significa che si tratta di un comportamento con ragioni evolutive, che ancora devono essere indagate, ma che mostrano appunto come la sessualità non sia esclusivamente riproduttiva. Altro argomento che tende a scandalizzare è il cambiamento di sesso, anch’esso molto diffuso in natura: ci sono specie che mettono in atto un adattamento chiamato “ermafroditismo sequenziale” per cui, a seconda delle circostanze, se conviene essere maschi si è maschi, altrimenti si assumono caratteristiche femminili, si tratta di un cambiamento molto efficace che rende molto più flessibile la riproduzione. Questi sono esempi di come qualcosa che può sembrare aberrante o strano, in realtà in natura è la norma e fa parte dell’arcobaleno di diversità che la caratterizzano».
il programma
Domani dalle 17 alle 23 torna «Arte in bottega»: sei ore di concerti, spettacoli e arte di strada
di Redazione
A fare da fil rouge tra le diverse location saranno le esibizioni itineranti dedicate all’arte circense, con l'animazione del gruppo Circensema, e la musica delle bande di Gardolo (Corpo musicale di Gardolo) e Mattarello (Corpo bandistico Mattarello)