Giudicarie
mercoledì 27 Agosto, 2025
Strembo dedica la sua Casa della Cultura a Guido Botteri. La figlia Giovanna: «Un affetto che commuove»
di Walter Iori
Soprannominato Gambin, è stato un punto di riferimento della cultura locale

La Casa della Cultura di Stembro è intitolata da oggi, mercoledì 27 agosto, all’oriundo Guido Botteri «Gambin», giornalista, storico e scrittore. Uomo di cultura e d’impegno civile che ha lasciato un’impronta profonda non solo nella sua terra d’origine, ma nella vita culturale triestina del Novecento.
L’assessore alla cultura Marina Carnessalini ha accolto con emozione i figli Giovanna e Marco Botteri, affermando «intitolare la Casa della Cultura a Guido Botteri significa riconoscere non solo la sua carriera, ma il suo legame con Strembo, con le radici che non ha mai dimenticato».
Il sindaco Manuel Dino Gritti ha ricordato l’impegno di Botteri Gambin: «L’intitolazione non è un semplice atto burocratico, ma un tributo duraturo a un uomo che ha saputo distinguersi per la sua passione, la dedizione e l’impegno incondizionato verso il bene comune». Ha aggiunto il primo cittadino «le sue azioni hanno parlato chiaro, la sua coerenza è stata una guida, il suo pensiero continuerà a vivere attraverso questo luogo che oggi porta il suo nome. Con questo gesto vogliamo non solo ricordarlo, ma anche assumerci come Comunità la responsabilità di difendere e promuovere cultura, arte e memoria».
La consigliera provinciale Vanessa Masè , di Strembo, ha definito la Casa della Cultura «uno spazio vivo, restituito alla comunità e arricchito dalla presenza della Scuola Musicale delle Giudicarie» e l’assessore Roberto Failoni ha ricordato come Guido Botteri rappresenti «la contaminazione positiva di chi parte, affronta sacrifici e poi torna per restituire valori e tradizioni alla propria terra».
Dopo il bagno di folla di Giovanna Botteri con i suoi compaesani, accompagnata dalla figlia Sarah, dal fratello Marco con la moglie Caterina, a parlare dell’eredità culturale di Guido Botteri nato nel 1927 a Strembo, morto a Trieste nel 2016 all’età di 88 anni e sepolto a Strembo, sono stati Manrico Moschetti e Tullio Masè.
Moschetti ha ricordato come Botteri seppe unire la laurea in scienze politiche a un’intensa attività giornalistica e culturale: segretario della Democrazia Cristiana triestina, fondatore del periodico Il Meridiano, direttore della Rai Friuli e presidente del Teatro Stabile di Trieste. Non smise mai di coltivare il legame con Strembo, cui dedicò studi e pubblicazioni, da «la Cassa Rurale» a «Strembo e la sua val Genova» e la ricerca sui cognomi storici «i Cioch di Strembo». Negli anni ’90 col sindaco Franco Masè promosse e diresse il periodico comunale «Strembo Ieri, Oggi e Domani».
Tullio Masè, amico fraterno, ne ha ricordato la lungimiranza politica «Guido ebbe il coraggio di dichiarare pubblicamente che italiani e sloveni potevano convivere e lavorare insieme, parole considerate quasi un sacrilegio».
Il momento più emozionante e atteso è stato l’intervento della figlia Giovanna, giornalista di fama internazionale, che ha ringraziato la Comunità per il gesto di riconoscenza verso il padre. «Il vostro affetto ci ha commossi. Strembo è sempre stato un punto di riferimento, un legame che non ci ha mai abbandonati e questo senso di appartenenza alle radici ci ha guidati e ci guiderà sempre. Mio padre ci ha insegnato a non avere paura, ad affrontare le sfide con coraggio e dire sempre la verità anche quando è scomoda». Con tono più leggero e sollecitata dal segretario comunale Carlo Iorio, Giovanna Botteri ha aggiunto «se devo dire cosa mi ha lasciato papà, lo vedete tutti: il naso, marchio di fabbrica dei Gambin!» Poi ha condiviso un ricordo legato all’immigrazione, quando il padre la mandò a Ellis Island per studiare le tracce degli emigranti giudicariesi «tra le storie trovai quella di Giovanna, una donna di Strembo vedova con dieci figli che partì per l’America senza conoscere una parola d’inglese. Pensai al suo coraggio e capii che questa forza era la stessa che papà ci trasmetteva». Il fratello Marco ha aggiunto «spero che questa Casa della Cultura non sia solo un luogo solenne, ma anche uno spazio di vita quotidiana, dove incontrarsi per giocare a carte e condividere momenti felici. Papà lo avrebbe apprezzato».
La giornata si è conclusa con lo scoprimento della targa, con la consegna dello scudo ligneo del Comune e un omaggio floreale ai figli in segno di gratitudine e vicinanza da parte del vicesindaco Mauro Masè, le note della Scuola Musicale delle Giudicarie e il buffet curato da Pietro De Cunto con la Pro Loco di Strembo.