L'opinione

sabato 8 Aprile, 2023

«Sono trentina: non animalista cieca, non feroce assassina»

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La tragedia di Caldes e l'eco dei social. Il bosco non è un luogo a chissà quante decine di chilometri, il bosco, noi, l’abbiamo fisicamente dietro la porta di casa.
Orso

Sono trentina: non animalista cieca, non feroce assassina.
Non odio gli orsi e nemmeno i lupi, né nessun altro tipo d’animale che per sua natura altro non fa che essere quello che è, un animale.
Vivo in un posto dove ogni sera d’inverno, la volpe attraversa indisturbata il giardino e noi lì, ad ammirarla dalle finestre di casa.
Un posto in cui, ancora oggi, quando cervi e caprioli scendono a valle alla ricerca di cibo, ci si blocca in silenzio, e si rimane ad ammirare.

Uno di quei posti in cui, quando un gatto o un cane si perdono, si mobilita l’intero paese e in meno di 24h, animale e padrone sono nuovamente, immancabilmente insieme.
Ce ne sono tanti di posti così in Trentino. Se ti allontani dalla città, se ti addentri nelle valli, questo è quello che comunemente accade in molti paesi.
Eppure adesso siamo feroci assassini, con la bava alla bocca e il coltello tra i denti.
Chi scrive che “siamo noi ad invadere il territorio dell’orso e dovremmo evitare di andare a disturbarlo” credo non abbia mai visto dove arriva il bosco nei nostri paesi.
Quello che a Milano o a Roma si fa nei parchi cittadini, le passeggiate con i bambini, le corse serali, le gite domenicali, noi lo facciamo nei boschi, perchè questi sono “i nostri parchi”.

Il bosco non è un luogo a chissà quante decine di chilometri, il bosco, noi, l’abbiamo fisicamente dietro la porta di casa. Non abbiamo bisogno della macchina per andarci, apri la porta e lui è lì. Non è un capriccio andare nel bosco, il bosco sta a un trentino come il mare sta a un sardo.
Per spiegare meglio, quello che è successo in Trentino è un po’ come se domani la provincia di Sassari decidesse che il Golfo dell’Asinara fosse perfetto per la riproduzione degli squali e niente…residenti e turisti, state alla larga dalle spiagge, che il mare è dello squalo, mica dell’uomo.

Certo è vero, qui in Trentino gli orsi c’erano già. Non solo qui, in tutte le Alpi in verità, ma come spiega la Provincia stessa nel sito dedicato, l’orso negli anni è “sparito” a causa delle mutate condizioni del bosco, della riduzione della superficie boschiva a favore di quella dedicata ai pascoli e all’aumento della popolazione.
Questo, a partire dalla fine dell’800, non da ieri.

E secondo voi, come sono cambiati i nostri paesi, come quelli di qualunque altra regione italiana, nel corso degli ultimi cento anni? Si sono ridotti? O forse la presenza dell’uomo è aumentata in Trentino così come in tutte le altre regioni d’Italia ?
Chi, dopo oltre un secolo, ha deciso di riportare l’orso (facendosi ben sovvenzionare dall’Europa) a ripopolare i nostri boschi, secondo voi ha tenuto conto che, dall’inizio del novecento ad oggi le stesse condizioni che avevano portato alla recessione dell’orso, oggi, sono ancora più radicate?

Si può essere ciechi, decidere di esserlo, e considerare tutti i trentini degli assassini zoticoni, o forse si può fare uno sforzo, capire che il Trentino non è solo una cartolina turistica, che gli effetti, positivi e negativi di progresso e globalizzazione ci hanno coinvolto come qualunque altra regione italiana e che anche noi, siamo arrivati a vivere nel XXI secolo, con tutte le contraddizioni che si porta appresso.

Come in qualunque altra regione italiana viviamo delle risorse del territorio: in Sardegna c’è il mare, in Trentino abbiamo boschi e montagne. Per questo ce ne siamo sempre presi cura, lavorando e sviluppando programmi di salvaguardia e sviluppo.
Quando abbiamo capito che camminare nel bosco portava immensi benefici, alla mente e al corpo, abbiamo condiviso le nostre conoscenze sviluppando un turismo basato sulle ricchezze, semplici eppure meravigliose, della natura che ci circonda.

Camminare nel bosco, all’alba, quando l’aria pungente, anche in estate, ti apre i polmoni e ti accende all’improvviso anche l’ultimo dei neuroni, è come per chi vive su una delle bellissime coste italiane, il primo tuffo del mattino, magari prima di andare al lavoro, quando la spiaggia è deserta, e il mare è una tavola. E’ fare pace col mondo, la cura di ogni male a costo zero. Ma non sarebbe più così, se quel mare all’improvviso si riempisse di piranha.
In un mondo “giusto” il Trentino avrebbe sufficiente bosco per l’uomo e tutte le specie animali, orsi, lupi e pure per i mammut che prima o poi qualcuno deciderà di scongelare, e noi trentini saremmo i primi ad esserne fieri compagni di vita, ma oggi, per come si è sviluppato il territorio e per come sono cresciute le comunità, chi ha riportato l’orso in Trentino è qualcuno che ha deciso di infilare a tutti i costi una scarpetta n.35 al piede di Michael Jordan: un tempo, tanti anni fa, quando era alto poco più di 1 metro, sicuramente gli sarebbe andata, oggi , invece, che sfiora i due, sta scarpetta, puoi girarla come ti pare, ma non c’entra più. Adesso si è incastrata, e come la muovi, fa solo tanto male.

A tutti quelli che, da una parte o dall’altra, si stanno sfogando su questo social vorrei ricordare che Facebook non è lo specchio della realtà, non vive né di informazione, né di ricerca.

Facebook vive di like e condivisioni e chi ci lavora, come me, sa bene cosa pubblicare per incentivarli. Odio, rabbia e paura sono un’ infallibile molla, una subdola trappola che si autoalimenta generando inarrestabili vortici di negatività.