Sanità
domenica 15 Giugno, 2025
Santa Chiara, attesa di 11 ore al pronto soccorso «Mia figlia rimasta senza cure»
di Patrizia Rapposelli
Vincenza Giardulli, la mamma: «Un'ingiustizia. Medici e infermieri meravigliosi, ma l'Azienda assuma più personale»

«Undici ore di attesa al Pronto Soccorso di Trento e non l’hanno curata. Ora mia figlia è a casa nel suo letto imbottita di antidolorifici. Sono arrabbiata e preoccupata. L’Azienda Sanitaria inizi ad assumere: sono schifata. In settimana andremo da un privato e pagheremo 175 euro». Vincenza Giardulli di Pergine ci mette la faccia. Di fronte «all’ingiustizia subita» non ha paura nel dire che qualcosa nel sistema della sanità trentina non sta funzionando. Da venerdì 13 giugno la famiglia di Vincenza sta vivendo un calvario: «Mia figlia non stava bene, aveva dei dolori così forti che ci siamo spaventate— racconta— Abbiamo chiamato il nostro medico di famiglia e lui ci ha consigliato di andare all’ospedale per avere una diagnosi tempestiva». È stato da quel momento che è iniziata la lunga attesa per avere delle risposte sullo stato di salute della figlia. «Arrivate al Santa Chiara intorno le 15, siamo state accolte nel triage del pronto soccorso per l’attribuzione del codice, era colore verde. Poi, accomodate nella saletta ad aspettare il nostro turno siamo rimaste per ore— continua— Alle ore 20 un altro triage con l’infermiera che ha dato del paracetamolo a mia figlia per i dolori e, ancora attesa. Alle 2 del mattino un’altra operatrice si è informata della sua condizione di malessere avvertendoci che a quell’ora non c’erano specialisti a disposizioni e che non avrebbero fatto ulteriori accertamenti». A quel punto mamma e figlia sono rientrate a casa: «Senza aver risolto il problema di salute. Abbiamo trascorso undici lunghe ore di attesa in quella saletta. Eravamo codice verde e davanti a noi c’erano circa una quindicina di persone tra codici verdi — urgenza minore— e azzurri. Cosa potevamo fare? Non aveva più senso aspettare— racconta ancora— Mia figlia è nel letto, sopporta i dolori con gli antidolorifici. Ho prenotato una visita specialistica in uno studio privato: paghiamo. La sanità funziona così: ti curi se hai soldi». Vincenza ha avuto una brutta esperienza con il pronto soccorso di Trento e senza giri di parole fa una denuncia: «Facciamo a botte con una realtà fatta di attese infinite e, ormai, milioni di persone che rinunciano a esami o visite specialistiche. La sanità è una priorità. Mi dispiace ci sono medici e infermieri meravigliosi al Santa Chiara ma il sistema non funziona. La prossima volta? Vado al pronto soccorso di Bolzano», conclude Vincenza.
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