Volti del Trentino
lunedì 23 Giugno, 2025
Rosita Carbone, volontaria (da record) in nove associazioni: «Lavoro per gli altri sei ore al giorno»
di Mattia Eccheli
Presidente di Vivirione, presta la sua opera anche ad alpini e carabinieri: «Vengo dalla Sicilia e qui mi trovo benissimo nonostante i trentini siano un po' "orsetti"»

Professione volontaria. In teoria un ossimoro, ma non per Rosita Carbone, siciliana di Scicli, in provincia di Ragusa e ormai trapiantata in Trentino da 30 anni: «Se qualcuno mi chiede una mano, non riesco a dire di no», sorride. Di un’associazione, la Vivirione, è presidente e dopo l’ultima assemblea, la figlia Chiara, 23 anni, ne è diventata la vice, mentre di altre fa parte o aiuta: «Quando sono arrivata qui mi sono rimboccata le maniche come aveva fatto mio marito Claudio prima di me (è arrivato muratore e adesso è un artigiano con una impresa propria, ndr). Il Trentino mi ha dato tanto, anche se voi siete un po’ orsetti».
Rosita è impegnata anche con il Gruppo Alpini di Riva del Garda, con la Dream, con il Distretto Famiglia, con Prisma, con i Carabinieri in pensione, con la Pro Loco Rione Degasperi, con Musicafestival Riva e con Up&Mind: un record.
Lei è qui da tempo, ormai: c’era, come dire, una “questione meridionale”?
«Se c’era non me ne sono accorta: io mi sono trovata bene e non ho problemi a dire che ho più amici trentini che siciliani».
Malgrado siamo… orsetti!
«Non ho avuto problemi a integrarmi. Conosco tante donne che sono andate via perché sentivano la mancanza della famiglia, della Sicilia, del cibo. Io no».
La giornata ha 24 ore: lavora con il marito e sei mamma di due figli. E poi nove associazioni. Dove lo trovi il tempo?
«Ho solo la licenza media, ma a me hanno insegnato che “volere è potere”. Se tieni a una cosa, il modo di farla lo trovi».
Quante ore dedica al volontariato?
«Non saprei. Certe volte giornate intere, altre meno. Una media? Facciamo sei, ma poi mi occupo di altre cose per l’associazione anche da casa: quelle non le conto».
A casa cucina lei?
«Non ho mai fatto mancare niente: sono siciliana, qualcosa di pronto c’è sempre. La famiglia viene prima di tutto ed è anche quella che mi dà la forza, ma adesso che Andrea (il figlio maschio, ndr) e Chiara sono grandi ho più tempo libero. E anche mio marito aiuta quando serve».
Ma perché tanto volontariato?
«Non ho studiato, ma ho imparato con l’esperienza e con il cuore e mi piace stare con i bambini. È cominciato tutto così. E tu non hai idea di cosa voglia dire fare qualcosa e venie ripagato con il sorriso».
Un po’ ce l’ho, ma racconta…
«Diverse associazioni si occupano dei più piccoli e delle famiglie. Ne ho “cresciuti” diversi, da quando avevano tre anni. E quando li rivedo, anzi, li rivediamo che ne hanno otto, ci dicono che manchiamo. E quelli un po’ più grandicelli adesso vengono e ci aiutano. Ecco perché…».
Sono queste le soddisfazioni?
«Queste sì, ma anche altre, diciamo un po’ meno simboliche e più concrete, che però ci aiutano ad aiutare. Come il premio che abbiamo ricevuto dalla Coop o anche gli aiuti che ci dà».
Qual è la cosa più importante?
«Dobbiamo riuscire a trasferire ai bambini il valore del dare: ricevere è facile, dare è più difficile».
E?
«Quando vedi che ti guardano e ti ascoltano e riesci a sorprenderli, allora capisci che serve. Come sul riciclo dei rifiuti, ma è solo un esempio».
Cos’altro cerca di trasmettere?
«Ho una raccomandazione: imparate ad aiutare. Subito. È importante capire da piccoli l’importanza del volontariato».
Perché ci sono più donne che uomini che fanno volontariato?
«Non saprei. Io conosco molte casalinghe che si rendono disponibili e molti pensionati, che sono una grande risorsa. Per alcune persone non è solo una questione di volontà, ma anche di tempo, che davvero non hanno».
Un sogno?
«A parte quelli che realizzo ogni giorno, dici? Oltre all’aiuto, con la mia associazione vorrei riuscire a dare uno spazio fisico ai ragazzi, per trovarsi, giocare, riunirsi».
Delusioni?
«Parecchie, anche quelle. Molti credono che io mi impegni così tanto per stare al centro dell’attenzione, ma non sono sicura che sappiano cosa ci sia dietro. E temo che anche questa intervista…».
Ma se l’abbiamo cercata noi!
«Darò il suo numero, allora».