PSICOT
lunedì 11 Agosto, 2025
Quando l’ansia prende il sopravvento, Beatrice Monticelli: «Ascoltiamola, cerchiamo di capire che cosa ci sta raccontando»
di Stefania Santoni
L'esperta: «Impariamo a regolarla respirando lentamente e con consapevolezza. Il sistema nervoso e ci riporta al presente»

Care ragazze, cari ragazzi, l’ansia è una parola che tutti abbiamo sentito almeno una volta: a scuola, in famiglia, nei pensieri prima di dormire. Ma cosa vuol dire davvero avere l’ansia? Come si manifesta? E soprattutto: che cosa ci sta raccontando? Per provare a capirlo meglio ho fatto due chiacchiere con Beatrice Monticelli, counsellor che mi ha aiutata a guardare l’ansia da una prospettiva diversa: non come un nemico da combattere, ma come una voce da ascoltare.
Beatrice, l’ansia spesso arriva all’improvviso, ma forse sta cercando di dirci qualcosa: in che modo possiamo ascoltarla invece di contrastarla? È davvero solo un problema da “risolvere” o può essere un segnale importante da decifrare?
«Immaginate di avere mal di denti: prendete un antidolorifico e il dolore passa… ma poi torna, magari più forte. Perché? Perché il vero problema non è il dolore, ma forse una carie. L’ansia funziona in modo simile: non è il problema in sé, ma un segnale, un campanello d’allarme. Ci sta dicendo che sotto c’è qualcosa che non stiamo ascoltando: emozioni bloccate, evitate, forse troppo razionalizzate. A volte sono paure, tristezze o rabbie che non ci diamo il permesso di provare. E così il corpo ci manda un messaggio: “Ehi, c’è qualcosa che devi sentire davvero”. Ascoltare l’ansia non vuol dire subirla, ma cercare di capire che cosa ci sta raccontando. Solo così possiamo prenderci cura di noi in modo più profondo e vero».
Quando l’ansia prende il sopravvento – magari prima di un’interrogazione o di un incontro importante – cosa possiamo fare concretamente per calmarci? Esistono piccoli gesti che ci aiutano a stare nel presente?
«L’ansia ci porta spesso lontano dal “qui e ora”. Ci fa immaginare tutto quello che potrebbe andare storto, ci confonde, ci blocca. Ma c’è un modo per tornare a noi: riportare l’attenzione al corpo e alle emozioni che stiamo davvero provando. La prima cosa da fare è riconoscerla. Dirsi: “Ok, sto provando ansia. Cosa c’è sotto?”. Magari tristezza o insicurezza. Poi possiamo fermarci un momento e ascoltare il corpo: dove sento questa ansia? Nello stomaco? Nelle spalle? Ha un colore? Una forma? Se potesse parlare cosa direbbe? Questo semplice ascolto aiuta già a fare spazio dentro di noi e a far scorrere l’emozione invece che bloccarla. Un’altra cosa che possiamo fare è respirare. Respirare lentamente e con consapevolezza calma il sistema nervoso e ci riporta al presente. È un allenamento come imparare a suonare uno strumento: più ci esercitiamo, più diventa naturale farlo. Con piccoli gesti e un po’ di pratica, impariamo a stare con quello che proviamo. E a scoprire che l’ansia non è un nemico, ma un messaggio da ascoltare con attenzione».
Alcuni dicono che la paura può essere anche una bussola, qualcosa che ci parla di noi: è davvero possibile trasformarla in un’alleata?
«Sì, la paura può diventare una nostra alleata. Ma per farlo è importante distinguerla dall’ansia: non sono la stessa cosa. Spesso, quando proviamo ansia, stiamo in realtà evitando di sentire una paura che c’è sotto, più profonda. Per questo il primo passo è imparare a regolare l’ansia, così da poter entrare in contatto con le emozioni vere che stiamo provando. La paura porta con sé un messaggio preciso: “attenzione, qualcosa ti sta minacciando”. Se impariamo ad ascoltarla — senza giudicarla né respingerla — possiamo capire meglio di cosa abbiamo bisogno per sentirci al sicuro e affrontare la situazione. Non è lì per bloccarci, ma per proteggerci. Sentirla nel corpo, darle uno spazio, riconoscerla come parte della nostra esperienza, ci permette di trasformarla da ostacolo a risorsa. È così che la paura diventa una bussola: ci orienta, ci avvisa e ci rafforza nel momento in cui decidiamo di non ignorarla».