val di Fassa

sabato 31 Maggio, 2025

Punta Penia, il rifugio «estremo» della Marmolada cambia gestione: arrivano due giovani

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Andrea Gallo, vicentino di Valdagno e Tobia De Marco, bellunese di Pieve di Cadore succedereanno a Carlo Budel: «La paura più grande? La logistica. Useremo i social per raccontare la montagna e spiegare come comportarsi in quota»

Andrea Gallo, 28 anni di Valdagno, laurea in Scienze Politiche a Padova, dal 2018 lavora tutte le estati e per diversi inverni nei rifugi delle Alpi. Tobia De Marco, 34 anni di Pieve di Cadore, laurea in Arte e Design a Bolzano, esperienza in diversi rifugi, fotografo, allestitore, appassionato di viaggi, l’ultimo un paio di mesi fa in Himalaya. Che cos’hanno in comune questi due ragazzi dalla formazione eclettica, oltre ad amicizia e passione per la montagna? Capanna Punta Penia, in cima alla Marmolada. Da giugno, Andrea e Tobia ne sono i nuovi gestori. Un paio di giorni fa, Andrea è salito con Aurelio Soraruf, il proprietario del rifugio simbolo della Regina delle Dolomiti, a spalare gli oltre quattro metri di neve che avvolgevano l’edificio a 3343 metri. «La neve era compatta e ghiacciata – spiega Andrea Gallo – e abbiamo impiegato diverse ore per aprire il varco della porta del rifugio. Grazie alla previdenza di Aurelio, eravamo muniti di pale, motosega e anche di fresa. Serviranno ancora due giornate per “liberare” la struttura».

Andrea, ha cominciato da ragazzo a lavorare in rifugio?
«Sì, ho fatto la mia prima esperienza nel 2018. Negli ultimi due anni ho lavorato a Malga di Mezzo sotto l’Adamello, una bella esperienza che mi ha dato motivazione. Da qualche anno vivo a Pieve di Cadore, dove ho conosciuto Tobia: siamo diventati subito amici condividendo passione ed esperienze in montagna. Da tempo, eravamo alla ricerca di un rifugio da gestire, l’anno scorso ne avevamo trovato uno nel bellunese, ma alla fine non se ne è fatto niente. Poi, con la conclusione dell’attività di Carlo Budel a Punta Penia, è arrivata questa occasione. Ci abbiamo provato e Aurelio ci ha dato fiducia».
Ha esperienze alpinistiche?
«Vado in montagna fin da bambino, una passione che mi ha trasmesso mio padre, e ho fatto alcune esperienze alpinistiche. Non sono certo il più esperto o il più bravo, ma so cosa significa stare periodi lunghi in alta quota».
Era già stato in Marmolada?
«Nel 2019 sono salito in cima dalla via normale. Di recente sono tornato diverse volte per conoscere meglio la montagna e studiare la logistica».
Qual è l’aspetto più complesso della gestione di un rifugio estremo?
«La logistica. Portare a 3343 metri cibo, attrezzature, legna è complicato. Fortunatamente, Aurelio ci sta dando aiuto concreto e tanti consigli sull’organizzazione. Le sue conoscenze sono fondamentali per avviare l’attività».
Apertura a metà giugno e chiusura a metà settembre: che ospitalità ci sarà in Capanna?
«Lo stile sarà casalingo, semplice, ma ci piacerebbe curare il servizio. Uno si occuperà più della cucina e l’altro dell’accoglienza. Il tutto con flessibilità, magari scendendo a valle, ogni tanto a turno, per prendere alimenti freschi come le verdure e la carne. Certo, valuteremo il meteo e le nostre energie, in base ai pernottamenti prenotati e alle persone che prevediamo per pranzo».
Chi è lo chef tra i due?
«Entrambi ce la caviamo bene».
L’isolamento della vetta spaventa?
«Può essere una preoccupazione, specie se si verifica una settimana di maltempo e non sale nessuno. Nelle ultime estati è capitato spesso l’abbassamento improvviso delle temperature, a luglio e ai primi di settembre. Ma grazie all’esperienza, ho imparato a non annoiarmi. È quello il bello. Poi, saremo in due e ci faremo compagnia».
C’è emozione nell’occuparsi di Capanna Punta Penia, l’unico rifugio di una montagna simbolo come la Marmolada?
«Sì molta. Oltre a essere la vetta più alta delle Dolomiti, la Marmolada ha avuto un ruolo nella storia del Novecento, basti pensare alla grande guerra e naturalmente all’alpinismo. Per noi è una grande opportunità».
Dopo il crollo di parte del ghiacciaio il 3 luglio 2022, con la scomparsa di undici persone, la Marmolada è una “osservata speciale” dal punto di vista ambientale.
«Ci consideriamo ospiti della Marmolada e ci impegneremo per diffondere un massaggio di rispetto per la montagna, che parte dal comportamento di ciascuno. Apparteniamo a una generazione che deve compiere scelte consapevoli riguardo all’ambiente. Temi come il cambiamento climatico, i combustibili fossili, la gestione dei rifiuti ci riguardano da vicino. Rispetto ai rifiuti, ad esempio, cercheremo di produrne il meno possibile».
In questi anni, la Marmolada è stata molto narrata sui social: che tipo di comunicazione farete?
«Useremo i social per mettere in primo piano la montagna, dando informazioni su meteo, condizioni del ghiacciaio, sentieri, raccontando la vita essenziale di vetta. Poi se prepareremo un buon piatto, perché no, posteremo pure quello».
È laureato ma le sue prospettive sono in alta quota.
«Terminati gli studi, ho lavorato al Caf di Belluno, ma la vita in rifugio mi ha sempre attirato più di quella in ufficio. Le stagioni turistiche permettono un buon bilanciamento tra tempo libero e vita privata. Quando il rifugio è aperto è totalizzante, ma si lavora in un bel posto e si sa che poi ci sarà tanto tempo da mettere a frutto. Tobia, che ha diversi interessi, viaggia per passione e per allestire mostre all’estero, la pensa come me».
E Tobia quando arriva in Marmolada?
«Sta rientrando da Berlino in queste ore, dopo aver collaborato con un artista. A metà giugno saliremo insieme a Capanna Punta Penia. Oltre a condividere con me la passione per la montagna, Tobia ama il lavoro a contatto le persone e conosce diverse lingue straniere, in particolare il tedesco. Per entrambi questa è un’occasione importante: non vediamo l’ora di cominciare».