La protesta
martedì 3 Giugno, 2025
Poste, sciopero in Trentino dopo la riorganizzazione: «Precari raddoppiati, c’è chi guadagna 800 euro appena»
di Redazione
L’anno scorso sono stati chiusi 4 uffici postali in modo definitivo a Trento. È previsto l’accorpamento di due uffici, Vezzano con Trento e Caldonazzo con Pergine.

Secondo i sindacati, Poste presenta al proprio interno delle contraddizioni inaccettabili, a partire dalle condizioni di lavoro dei dipendenti, con i salari fermi, a fronte di un aumento considerevole dei dividendi. Motivi che hanno indotto i sindacati Slc Cgil e Uil Poste a organizzare uno sciopero per oggi per protestare contro precarietà, lavoro povero e taglio degli organici.
I dati che portano a sostegno delle loro critiche parlano chiaro: tra il 2016 e il 2024, i lavoratori precari sarebbero più che raddoppiati, passando da 4556 dipendenti a termine a oltre 10 mila. Nello stesso periodo, l’organico stabile sarebbe stato progressivamente ridotto, passando da 132.525 a 109.510 unità.
Una dinamica che, secondo i sindacati, si riflette anche a livello locale, con oltre 400 posti di lavoro persi nella regione. La riduzione del personale, denunciano, si traduce in un taglio dei servizi, dato che gli organici sarebbero ridotti al minimo. In estate, diversi uffici postali chiuderanno per far fronte alle ferie, tra cui quelli di Rovereto e Trento, che vedranno una drastica riduzione delle aperture pomeridiane tra luglio e agosto.
Secondo le organizzazioni sindacali, il servizio è da tempo in progressiva riduzione: solo nell’ultimo anno, a Trento sarebbero stati chiusi definitivamente quattro uffici postali. Una situazione destinata a peggiorare con l’introduzione del nuovo modello organizzativo, che prevede l’accorpamento di alcuni uffici (Vezzano con Trento e Caldonazzo con Pergine). I sindacati evidenziano che i postini dovranno partire dai centri più grandi per coprire territori più ampi, con lo stesso personale – se non ridotto – a causa dei pensionamenti.
Tutto questo, affermano, comporterà ritardi nelle consegne e un peggioramento della qualità del servizio. Viene inoltre segnalato un taglio di 42 zone di consegna tra business e portalettere su tutto il territorio provinciale, con conseguente ampliamento delle aree di competenza.
Critiche vengono mosse anche alla scelta dell’azienda di rafforzare la rete commerciale attraverso la creazione di una nuova rete corriere: 69 nuovi assunti, che lavoreranno 39 ore settimanali invece che 36, con turni gestiti da un algoritmo.
«Un progressivo peggioramento della qualità del lavoro che non farà altro che deteriorare il clima», fa notare Jacopo Spezia della Slc del Trentino, sottolineando come la situazione stia spingendo molti dipendenti a lasciare il posto fisso alla ricerca di condizioni migliori.
Un giudizio condiviso anche da Concetta Inga, segretaria regionale della Uilposte: «Ci troviamo davanti ad un’azienda che ormai parla solo agli azionisti a discapito delle sue lavoratrici e dei suoi lavoratori. Un’azienda che tanto sbandiera ai sette venti la creazione di nuovi posti di lavoro ed una crescita occupazionale senza precedenti si scontra però con la dura realtà. Ciò che è aumentato è solo il precariato ed il lavoro povero. È impensabile che in una città come Trento si possa vivere con soli 800€ al mese che è pari al costo dell’affitto. Le dimissioni volontarie oramai sono all’ordine del giorno, pressioni psicologhe, carichi di lavoro eccessivi, sicurezza sul lavoro dimenticata solo per il vile profitto fanno scappare i colleghi che decidono di trovare altre alternative più dignitose per la propria vita».
Nel quadro delle criticità segnalate dai sindacati, si inserisce anche il clima definito «oppositivo» in alcune filiali, in particolare riguardo ai referendum interni. Spezia denuncia episodi in cui i volantini informativi sarebbero stati rimossi.
«Il referendum è un’occasione per migliorare la qualità del lavoro, modificando leggi ingiuste. Non chiediamo a Poste di schierarsi dalla nostra parte, boicottare l’informazione alle lavoratrici e ai lavoratori però non è accettabile», conclude Spezia.