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martedì 30 Settembre, 2025

Piano di pace per Gaza in 20 punti, Trump incalza Hamas (che sull’accordo si divide): «Ha tre o quattro giorni per accettare»

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Se Hamas rifiuterà il piano di pace per Gaza «sperimenterà l'inferno», è la minaccia esplicitata dal presidente Usa

Hamas ha «tre o quattro giorni» di tempo per accettare il piano di pace per Gaza. All’indomani della proposta in 20 punti presentata dagli Usa e accettata da Benjamin Netanyahu durante la sua visita alla Casa Bianca, Donald Trump ha imposto una scadenza al gruppo palestinese. Se Hamas rifiuterà il piano di pace per Gaza «sperimenterà l’inferno», è la minaccia esplicitata dal presidente Usa, che già nella conferenza stampa congiunta di lunedì con Netanyahu aveva avvertito che un no di Hamas avrebbe implicato il «pieno appoggio» di Washington a Israele per «completare il lavoro di annientamento della minaccia di Hamas». L’ultimatum di Trump è giunto mentre il suo piano continuava a raccogliere sostegno internazionale – dall’Ue a diversi Paesi arabi e musulmani, dalla Cina alla Russia all’India – con un appello giunto dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres a tutte le parti affinché accettino e attuino il piano. Ieri sera, anche Papa Leone XIV si è espresso a favore.

 

Hamas ha iniziato ad analizzare la proposta e il Qatar, Paese mediatore insieme all’Egitto, ha annunciato una riunione con Hamas e anche con la Turchia. Un alto esponente di Hamas ha però dichiarato alla Bbc che è probabile che l’organizzazione respinga il piano, affermando che «serve gli interessi di Israele» e «ignora quelli del popolo palestinese». La fonte ha affermato che è improbabile che Hamas accetti di disarmare e consegnare le armi, una condizione fondamentale del piano di Trump. Hamas si oppone, poi, allo spiegamento di una Forza internazionale di stabilizzazione a Gaza, che considera una nuova forma di occupazione.
Anche Alcuni Paesi arabi, secondo quanto riferito ad Associated Press da funzionari arabi, hanno sollevato delle riserve: a loro dire, il documento sarebbe stato modificato rispetto a quanto discusso in precedenza con Trump, per renderlo più favorevole a Israele; le fonti hanno sottolineato i termini vaghi sul ritiro delle truppe israeliane, la mancanza di un calendario per consentire all’Anp di governare Gaza e la mancanza di un percorso chiaro verso la creazione di uno Stato palestinese.

 

Il piano prevede la fine dei combattimenti, il ritorno degli ostaggi entro 72 ore, il rilascio di centinaia di detenuti palestinesi e la creazione di un “Board di pace” internazionale per aiutare a governare Gaza, che dovrebbe essere presieduto da Trump e in cui ci sarebbe anche l’ex premier britannico Tony Blair. Ci sono però alcuni punti che restano vaghi: per esempio il piano lascia aperta la porta a un futuro Stato palestinese. Ma Netanyahu ha di nuovo escluso che questo succederà. Uno Stato palestinese «non è scritto nell’accordo» e «abbiamo detto che ci saremmo fermamente opposti a uno stato palestinese», ha affermato.

 

«Invece di permettere a Hamas di isolarci, abbiamo ribaltato la situazione e isolato Hamas. Ora tutto il mondo, compreso il mondo arabo e musulmano, sta facendo pressione su Hamas affinché accetti le condizioni che abbiamo posto insieme al presidente Trump: liberare tutti i nostri rapiti, sia vivi che morti, mentre l’Idf rimane nella maggior parte della Striscia», ha dichiarato in un video pubblicato su X. Intanto dentro Israele Netanyahu deve fare i conti con l’opposizione dei membri di estrema destra del suo governo: il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha criticato il piano definendolo «un clamoroso fallimento politico, un voler chiudere gli occhi e voltare le spalle a tutte le lezioni del 7 ottobre». «Secondo me finirà anche in lacrime», ha affermato.