Cultura
mercoledì 3 Settembre, 2025
Pergine, il concerto del pianista «filorusso» Alexander Romanovsky si farà
di Johnny Gretter
Dopo le polemiche, caso chiuso. Anche il sindaco Morelli conferma l'appuntamento

La scelta di far esibire a Pergine Alexander Romanovsky, pianista che nel 2022 si era esibito davanti al teatro di Mariupol (gesto letto come un sostegno alla sanguinosa invasione russa dell’Ucraina) ha fatto discutere, ma l’organizzazione del Festival Innamorarsi della Musica non è intenzionata a fare marcia indietro. Alla richiesta di annullare l’evento come già fatto dal comune di Bologna a inizio agosto, avanzata dal segretario locale del Pd Mirko Casagrande, l’organizzatore Andrea Fuoli risponde infatti con le stesse parole già espresse nel comunicato di presentazione dell’evento. «La musica, l’arte, il teatro e la cultura in generale – sottolinea Fuoli – non possono essere oggetto di censura. Avremo la fortuna e il piacere di ascoltare uno dei pianisti più noti ed accreditati a livello internazionale. Un doveroso messaggio di come attraverso la musica si possano creare degli autentici spazi di libertà e pacificazione».
Nei giorni scorsi la notizia dell’arrivo di Romanovsky a Pergine ha infatti aperto un acceso dibattito tra chi considera necessario prendere posizione con un’artista considerato vicino al regime di Putin e chi, appunto, difende la libertà artistica del musicista. Alle richiesta di Casagrande si era aggiunto Giovanni Kessler (presidente dell’associazione Eucraina) che aveva ribadito come il concerto tenuto a Mariupol da Romanovsky fosse stato usato dalla propaganda russa per giustificare l’invasione. Concerto che peraltro era avvenuto davanti al teatro distrutto dagli stessi bombardamenti russi.
Dall’altra, il sindaco Morelli ha difeso il concerto sottolineando in modo simile a Fuoli la necessità di non sottoporre l’arte a censura.
Non è la prima volta che in Trentino un evento potenzialmente legato alla propaganda russa fa discutere: a dicembre, il Balletto di Mosca aveva portato in scena al Santa Chiara il Lago dei Cigni. In quel caso era stata l’associazione «Aiutiamoli a vivere» (impegnata in numerose iniziative di solidarietà verso l’Ucraina) a prendere posizione, sottolineando come eventi culturali di questo tipo facciano spesso parte della strategia propagandistica del Cremlino.
«Non è la prima volta che abbiamo preso posizione contro spettacoli di questo tipo – spiega la presidente del gruppo, Angela Kotyk -. Quando c’è stata l’esibizione del Balletto di Mosca abbiamo scritto agli organizzatori: abbiamo ricevuto la risposta che cultura e politica non vanno mescolate. Combattere contro la propaganda però è molto difficile, soprattutto adesso: vedo cittadini italiani stanchi e stufi e ci sono commenti negativi sul nostro presidente e sull’Ucraina. Per me è un fatto veramente doloroso. E ora Trump ci ha dato un altro piccolo schiaffo con gli ultimi incontri che ha organizzato. Come associazione continuiamo ad aiutare al nostro popolo e non guardiamo alle provocazioni».
Come fatto per il Lago dei Cigni, «Aiutiamoli a vivere» scriverà agli organizzatori del concerto di Romanovsky per sottolineare il suo legame con le iniziative di propaganda del Cremlino. Ma la preoccupazione resta soprattutto quella per i proprio connazionali ancora sotto le bombe. «Scriveremo agli organizzatori anche se lui con molta probabilità si esibirà lo stesso – prosegue Kotyk -. Intanto però le bombe non si fermano e i civili muoiono. Noi stiamo facendo tutto il possibile: abbiamo ricevuto molte donazioni e i nostri magazzini sono pieni, ma dobbiamo reperire i fondi per distribuire tutto. In questi anni non abbiamo sentito la vicinanza della Provincia, ma abbiamo avuto il sostegno di molti italiani e di diversi membri dei Verdi. Comunque, in Ucraina la vita va avanti anche se è dura: le scuole sono iniziate, ci sono matrimoni e nuovi nati. Il pericolo è costante e la guerra è ovunque, anche nelle scuole: ma siamo un popolo molto forte e dobbiamo essere ottimisti».