Il lutto

venerdì 24 Ottobre, 2025

Pergine, addio allo chef gentile Michele Beber. Era l’anima del ristorante didattico dell’alberghiero di Levico

di

È morto a 56 anni. Era stato anche membro dei vigili del fuoco. Il ricordo di Samaden: «Una persona decisa e un professore di valore»

«Michele era un grande professionista, un educatore, e una persona di buon cuore: a scuola, senza di lui, c’era un clima surreale». Dai vigili del fuoco, alle lezioni di cucina impartite e centinaia di studenti dell’alberghiero di Levico fino all’attenzione per gli animali in difficoltà, gran parte della vita di Michele Beber è stata dedicata alle altre persone. Non è un caso che, ieri, la notizia dell’improvvisa scomparsa del 56enne perginese abbia lasciato sgomenta tutta l’Alta Valsugana, da Pergine fino a Roncegno, dove si occupava del ristorante didattico «Sensi», gestito dal professionale di Levico.

A dare la notizia della morte di Beber (soprannominato «Laiter») sono stati la compagna Gianna, la madre Carla, la sorella Claudia con Flavio, l’affezionata Nicole con Manuel e la piccola Diletta, la suocera Graziella e il resto dei famigliari.

Una famiglia legata strettamente al corpo dei Vigili del fuoco di Pergine: come il padre, anche Michele aveva fatto parte del gruppo fino a una quindicina di anni fa, e ancora oggi restava vicino alle attività del gruppo. Per questo la famiglia, sul necrologio, ha chiesto donazioni per il corpo.

Oggi la comunità perginese si riunirà alle 16 per salutare Michele un’ultima volta nella chiesa parrocchiale della città, ma non saranno solo loro a piangere il cuoco 56enne. Dopo aver lavorato in gioventù in diversi hotel internazionali di pregio (dal Baldrutt’s Palace di Saint Moriz, al Cala Volpe in Sardegna fino a Villa d’Este sul Lago di Como), Beber ha dedicato gli ultimi 13 anni della sua vita a insegnare ai giovani cuochi della Valsugana, nel ristorante didattico «Sensi», a Roncegno.

«Michele è stato l’anima di questo progetto – ricorda l’ex dirigente Federico Samaden – è una grandissima esperienza che l’Italia ci invidia: sono venute decine di scuole alberghiere a frequentare i nostri ristoranti, e Michele ha sviluppato dei rapporti di amicizia con chef che provenivano da tutte le regioni d’Italia». Il ristorante è nato nel 2010, inizialmente col professor di cucina Bruno Stoffella e il docente di sala Aldo Dallefratte, e a partire dal 2014 la cucina era poi passata in mano al professor Beber. «L’esperienza si era consolidata e così abbiamo deciso di portare uno chef di esperienza internazionale: Michele aveva proprio questo tipo di esperienza – aggiunge Samaden -. Aveva una visione internazionale della cucina, ed era capace di trasmetterla ai ragazzi. Era una persona semplice ed essenziale, non parlava molto ma preferiva dimostrare le cose con i fatti. Le sue radici erano nella terra: ricordo ancora le ciliegie che coltivava e ci portava a scuola. Aveva un carattere tosto e fermo: ha sempre interpretato gli aspetti educativi della scuola in modo efficace. Ce l’ha messa davvero tutta per far funzionare un modello formativo complesso. Era uno di quei docenti in grado di buttare il cuore oltre l’ostacolo».

Dieci anni passati fianco a fianco a «brigate» di apprendisti cuochi, mentre della sala si occupava il collega Stefano Poli. «Michele era un vero chef: un grande professionista e creativo, dedito al suo lavoro con una grande decisione – ricorda Poli -. Anche quest’anno voleva occuparsi del ristorante: purtroppo non è andata così. Ci teneva moltissimo ai ragazzi che formava, e anche loro ci tenevano. Quest’anno molti clienti mi chiedevano quando sarebbe tornato al lavoro. Quando finiva con la cucina usciva sempre a parlare con gli ospiti, per sapere com’era andata l’esperienza gastronomica. Ieri a scuola c’era un clima surreale, silenzioso».

Ma oltre alla sua professionalità, lo chef Beber sarà ricordato per la sua gentilezza. «Sul lavoro e fuori era molto amichevole: amava gli animali e ne aveva adottati diversi, specialmente cani in condizioni difficili – racconta ancora Poli -. Era un creativo con una mano bellissima, sempre aggiornato sulla cucina. Uno dei più grandi professionisti dell’istituto, ma sempre coi piedi paer terra».