Politica

domenica 18 Dicembre, 2022

Pd, ora ritorna in sella Lucia Maestri

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Respinte le dimissioni della segretaria: «Mandato pieno per trattare sul 2023»

Quando la segretaria del Pd Lucia Maestri si è accorta che — su pressante invito del mediatore romano Marco Meloni — non riusciva a trovare unità nel partito così da rinviare il congresso, si è dimessa. Dimissioni che molti, anche tra la minoranza che invece voleva il congresso, hanno ritenuto lì per lì esagerate, non richieste. Quella scelta si è però rivelata vincente, perché ieri l’assemblea provinciale dem le ha respinte, ma non solo: ha rafforzato il mandato a Lucia Maestri chiedendole di continuare a rappresentare il partito nella trattativa per la costruzione della coalizione e per la scelta del candidato presidente.

L’ordine del giorno
«L’Assemblea del Partito Democratico del Trentino respinge le dimissioni di Lucia Maestri perché ritiene che quanto espresso dalla segretaria sia stato coerente con il mandato approvato dalla stessa assemblea», che chiedeva — a maggioranza — di posticipare il congresso provinciale a dopo le elezioni provinciali, «sia per non ostacolare il lavoro di costruzione di una coalizione in continuità con il buon risultato della Alleanza Democratica per l’Autonomia, sia per non sovrapporsi al congresso nazionale». L’ordine del giorno approvato ieri spiega infatti che «il mancato accoglimento di questa istanza da parte del Partito nazionale è stato giustificato dalla mancata ricomposizione unitaria della assemblea». Lucia Maestri, secondo gli estensori del testo, si è assunta la responsabilità: «Che però non è sua quella del mancato rispetto della volontà espressa dalla grande maggioranza della assemblea, né sua l’indisponibilità a superare la contrapposizione».

Pieno mandato a Lucia Maestri
La linea che è passata è dunque questa: «Lucia Maestri si è dimessa per coerenza, ma nei fatti non è mai stata messa in minoranza e mai nessuno ha posto in discussione il suo mandato politico». E su questo passaggio l’ordine del giorno è esplicito: «Fino al completamento del percorso congressuale l’Assemblea ritiene che la segretaria abbia il pieno mandato di rappresentanza del partito. In particolare — continua il testo — l’Assemblea chiede alla segretaria di rilanciare l’iniziativa politica del partito, per ripartire immediatamente con il lavoro di costruzione della coalizione e del progetto alternativi al governo provinciale delle destre, in continuità con quanto espresso alle elezioni politiche, ma aprendo al contributo di forze e realtà che vogliono condividere un comune percorso».

La polemica
A inizio seduta erano tutti d’accordo con l’interim a Lucia Maestri fino al congresso di fine febbraio. Anche Luca Zeni, capofila di chi si è opposto alla proroga della segretaria: «Per me non c’è alcun problema se sarà lei a condurci al congresso». Solo il sindaco di Arco — e il suo gruppo di giovani — sembrava titubante, ma indirizzato semmai a un’innocua astensione. Si tratta infatti di un paio di mesi. Quando però è uscito l’ordine del giorno che affida a Lucia Maestri la piena agibilità politica si è alzato il putiferio: «Non si fa così — hanno urlato tra la minoranza interna — non è corretto». Ma l’assemblea ha votato, e questa volta il nazionale non potrà intervenire, anche perché la segretaria non è stata sfiduciata e fino all’elezione dei nuovi vertici è lei la rappresentante politica. Anche dentro la coalizione del centrosinistra, cosa che la minoranza non avrebbe voluto.

«Inutile forzatura»
L’ordine del giorno è stato votato a larga maggioranza, i contrari — una decina — hanno preferito non partecipare al voto. Ma subito dopo hanno inviato alle redazioni un comunicato stampa durissimo: «Molti di noi sono intervenuti senza preclusioni rispetto all’ipotesi di ritiro delle dimissioni da parte
della segretaria Maestri proprio come segnale di distensione e di ritrovata coesione. Ci ha però amareggiati assistere increduli ad una conclusione dell’assemblea confusa e ancora una volta forzata». Il dito è puntato contro il documento di «legittimazione politica» di Lucia Maestri: «Documento non discusso, votato in maniera del tutto irrituale, un “prendere o lasciare” senza alcuna possibilità di dialogo». Il nodo politico, esplicitato nella replica della minoranza è questo: «ll documento ha assegnato alla segretaria il potere di accordarsi su un candidato presidente in pendenza di congresso». E la conclusione: «Non servivano questi giochetti: avevamo manifestato tutta la disponibilità per gestire in maniera condivisa questa fase congressuale. Tutti condividiamo che gli incontri della costituenda coalizione debbano proseguire — spiegano i firmatari del comunicato stampa — ma sarebbe
politicamente impensabile gestire a colpi di forzature questa partita per provare a chiuderla anzitempo, con
un congresso tra poche settimane».