la sentenza

martedì 18 Luglio, 2023

Patrick Zaki condannato in Egitto a tre anni di carcere

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Considerando i 22 mesi già trascorsi in custodia, dovrebbe scontare 14 mesi di reclusione

Patrick Zaki è stato condannato a tre anni di carcere e, considerando i 22 mesi già trascorsi in custodia, dovrebbe scontare 14 mesi di reclusione. A emettere la sentenza la Corte d’emergenza di Mansoura per la sicurezza dello Stato. Trattandosi di un tribunale di emergenza, la sentenza in base alla legge egiziana è inappellabile, ma il gruppo Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), con cui Zaki aveva collaborato e che lo ha rappresentato al processo, sottolinea che «una sentenza non diventa definitiva fino a quando non viene ratificata dal presidente della Repubblica, che ha il potere di approvarla, annullarla o modificarla, oltre a quello di emettere la grazia presidenziale per la pena». Gli occhi, dunque, sono ora puntati sul presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi. «Il nostro impegno per una soluzione positiva del caso di Patrick Zaki non è mai cessato, continua, abbiamo ancora fiducia», ha assicurato in una nota la premier Giorgia Meloni.

Patrick Zaki, attivista e ricercatore, era stato arrestato il 7 febbraio del 2020 all’aeroporto del Cairo, dove era arrivato dall’Italia per trascorrere un periodo di vacanza. Allora frequentava un master in Studi di genere all’università di Bologna, il Gemma (Master Erasmus Mundus in ‘Women’s and Gender Studies’). Dopo quasi due anni di detenzione preventiva, precisamente 22 mesi, a dicembre del 2021 era stato scarcerato, pur continuando a restare sotto processo. Ragione per cui la sua laurea al master di Bologna lo scorso 5 luglio, con 110 e lode, è avvenuta a distanza, in videocollegamento.
Ieri infine la sentenza: condanna a tre anni con l’accusa di «diffusione di notizie false sulle condizioni interne del Paese», per un articolo sui diritti dei cristiani copti pubblicato da Zaki, di fede cristiana, nel 2019 sul sito giornalistico Daraj, ha riferito Eipr. «Patrick è stato arrestato in tribunale in preparazione del suo trasferimento alla stazione di polizia di Gamasa», ha fatto sapere il direttore esecutivo del gruppo subito dopo la sentenza.
In Egitto il Dialogo nazionale, da cui alcuni membri si sono ritirati per protesta a seguito della condanna, ha chiesto ad Al Sisi di utilizzare «i suoi poteri legali e costituzionali per l’immediato rilascio di Patrick Zaki, invitando il presidente a utilizzare il suo diritto costituzionale a concedere la grazia per il resto della pena se necessario». E il deputato egiziano Muhammad Abdelaziz, che è membro della Commissione diritti umani della Camera egiziana e anche del Comitato presidenziale egiziana per la grazia, ha annunciato che il comitato stesso ha ricevuto rassicurazioni su Patrick Zaki. Facendo sperare quindi nell’ipotesi che il giovane possa essere graziato.
Amnesty International Italia, che ha subito organizzato un presidio a Bologna, per bocca del suo portavoce Riccardo Noury, ha definito la sentenza di condanna «scandalosa» e «assurda», nonché «il peggiore degli scenari possibili». E ha chiesto l’intervento di Roma: «Non finisce qui, ora tutte le possibilità per tirare fuori Patrick da questa situazione vanno esplorate. Il governo italiano per cortesia intervenga». Un invito lanciato anche dalle opposizioni. «Abbiamo già chiesto al ministro Tajani di venire a riferire in aula ma chiediamo già al Governo di attivarsi con tutti gli strumenti possibili per ottenere la liberazione e per intercedere con il Governo egiziano affinché gli conceda la grazia, Patrick deve essere libero», ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein. Mentre il governatore dell’Emilia Romagna e presidente del Pd, Stefano Bonaccini, ha chiesto un cambio di atteggiamento: «Sulla vicenda Zaki se il Governo aveva scelto un approccio morbido per ottenere un risultato, quello di oggi è uno schiaffo, peggio di così non poteva andare. Con l’Egitto qualcosa andrebbe modificato dal punto di vista dell’atteggiamento».