Cronaca

mercoledì 25 Giugno, 2025

Omicidio di Garlasco, il sospetto che viene dal Trentino Alto Adige: «Il giorno del delitto il fratello di Chiara Poggi non era assieme ai genitori»

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Il gestore dell'albergo di Falzes: «I genitori saputo della morte di Chiara se ne andarono, ma Marco non era con loro». La replica: «Fantasie»

Potrebbe venire dal Trentino Alto Adige la «prova regina» sul caso di Garlasco? Mentre la Procura di Pavia prosegue con il nuovo filone d’indagine, che vede al momento indagato per omicidio in concorso Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, Marco Poggi, una testimonianza inedita solleva dubbi sull’alibi fornito dalla famiglia della giovane uccisa.

A svelarlo è il settimanale Giallo, in edicola domani, che ha raccolto la dichiarazione del gestore dell’albergo in regione dove, secondo quanto sempre sostenuto dai Poggi, la famiglia si trovava in vacanza all’epoca del delitto. Il racconto, se confermato, potrebbe mettere in discussione la versione ufficiale finora accettata dagli inquirenti.

 

 

«Marco Poggi non era in albergo con i suoi genitori», afferma con sicurezza il gestore della struttura di Falzes, comune in provincia di Bolzano, dove la famiglia sosteneva di trovarsi insieme ad un amico, Alessandro Biasibetti, oggi frate. «Ricordo bene quei giorni — prosegue il testimone — i coniugi Poggi occupavano una camera matrimoniale, ma il figlio Marco non era con loro. E nemmeno i Biasibetti. È una cosa che non potrei dimenticare, perché conoscevo bene la famiglia».

 

Secondo quanto riportato da Giallo, nessun investigatore avrebbe mai contattato l’albergatore per verificare la presenza effettiva del fratello della vittima nella struttura, né all’epoca del delitto né negli anni successivi. Un’omissione che, alla luce delle nuove indagini, assume ora un peso rilevante.

Il gestore ricorda anche il momento in cui i genitori di Chiara furono informati della tragedia e lasciarono precipitosamente l’hotel per rientrare a Garlasco. Di Marco, in quel frangente, nessuna traccia.

 

 

Dalla famiglia non ha tardato arrivare una replica.  L’ipotesi è stata bollata subito come  «fantasia» e «volontà di vendere falsi scoop sulla pelle delle persone coinvolte». «Dispiace che la Procura di Pavia non abbia sinora sentito il bisogno di intervenire nemmeno di fronte alle innumerevoli falsità che leggiamo ogni giorno, su iniziativa di soggetti privi di qualsiasi scrupolo», fanno sapere in una nota congiunta gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna che rappresentato il padre della 26enne, uccisa il 13 agosto 2007, Giuseppe Poggi, la madre Rita Preda e il fratello Marco.