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giovedì 11 Settembre, 2025

Nuovo piano edilizio per l’Ateneo: da Trento all’ex cassa malati di Rovereto, si studiano nuovi spazi. E arriva un campus a Povo

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Le reazioni all’appello di Deflorian. Spinelli: «A bilancio i primi interventi». Ianeselli: «Ascensore per Mesiano è il primo passo»

Un tema strategico su cui è necessario delineare un programma chiaro e puntare per lo sviluppo di tutto il territorio. L’appello del rettore dell’Università di Trento Flavio Deflorian, che sottolinea la necessità di ragionare su un nuovo piano edilizio per l’ateneo (Il T di martedì 09/09), raccoglie pareri favorevoli tanto dalla Provincia quanto dai comuni di Trento e Rovereto, i primi a essere interessati da quelli che potrebbero essere i diversi interventi invocati dal rettore soprattutto in collina est e nelle sedi del dipartimento di psicologia e scienze cognitive.
«Mantenere la qualità»
Dalla Provincia, primo interlocutore di unitn sul tema, sembra infatti esserci un certo allineamento rispetto alle questioni sollevate: «Ho la massima considerazione per quelle che sono le esigenze dell’ateneo – commenta il vicepresidente e assessore all’Università Achille Spinelli – Abbiamo già avuto diversi incontri per discutere soprattutto del punto relativo alla transizione dell’ex Cte, e alcune situazioni sono già state prese in mano con l’assestamento di bilancio, che ha coperto delle operazioni manutentive minori. Sono d’accordo con Deflorian anche sulla necessità di una pianificazione comune: solo così entrambe le parti possono compiere i passi giusti». Con la fondamentale partita del Not in ballo, però, l’obiettivo principale sarebbe quello di lavorare sulle strutture a disposizione piuttosto che su quelle nuove da realizzare: «Non lo definirei un vero e proprio piano edilizio perché comunque non si parla di un programma ampliativo come quello di inizio duemila – prosegue l’assessore – Come ha detto il rettore, ormai l’ateneo si è stabilizzato sui numeri attuali, che sono molto buoni per una città di piccole medie dimensioni. Il focus principale del discorso è necessità di consolidare spazi e servizi per mantenere alta la qualità che oggi l’Università offre a studenti e ricercatori. Non dimentichiamoci poi che questo è un ateneo che guarda e coinvolge tutto il territorio: la scuola di medicina, per fare un esempio, vedrà negli ospedali delle periferie dei riferimenti importanti per la sua attività formativa».
«Un campus Povo-Mesiano»
«Il nostro auspicio è che questo piano si possa realizzare e ci siano quindi finanziamenti e piani da mettere concretamente a disposizione dell’ateneo – dichiara in merito il sindaco del capoluogo Franco Ianeselli – Come ho spesso ricordato, Trento è la sua università. Accompagnare l’ateneo nella sua crescita è quindi un tema fondamentale che impone di considerare, fra gli altri, anche l’aspetto urbanistico. E quello di un collegamento tra i poli di Povo e Mesiano è un ragionamento incluso di conseguenza nell’ambito del progetto per l’ascensore verticale». Un collegamento che rientra in un disegno ben più ampio che l’Amministrazione ha iniziato ad ipotizzare già da qualche anno: «È parte proprio dell’idea di realizzare un campus con annessa area verde che corre dal lato nord di Ingegneria fino a Povo, includendo villa Gerta e villa Mesiano, per cui è prevista una riqualifica – spiega Silvio Fedrizzi, dirigente del servizio comunale urbanistica – Si parla di un’area da 325mila metri quadri e di un’idea che era già nata durante il mandato del precedente rettore, il professor Paolo Collini. Il Comune da questo punto di vista sta facendo la sua parte con l’ascensore e i vari interventi previsti per permettere materialmente di salire dalla Fersina fino a Povo senza necessariamente ricorrere alla macchina o agli autobus, spesso pieni». Altrettanto strategico è il discorso da affrontare sulla transizione ex Cte: «Anche qui si parla di un intervento di cui oltre all’ateneo beneficerebbe tutta Trento e chi ci vive – conclude Ianeselli – Realizzare un punto di aggregazione e dei servizi permetterebbe ad un’area centrale della città di esprimere pienamente le proprie potenzialità. Vedo quindi, come ha indicato Deflorian, tre “partite” da giocare: quella della scuola di medicina che dovrà concludersi a breve, quello dello sviluppo in collina est e poi, se ci fossero ancora modi e risorse, quello dell’area ex Cte».
Rovereto e l’ex cassa malati
Per quanto riguarda infine la necessità di nuovi spazi per il dipartimento di psicologia a Rovereto rispetto all’attuale sede i corso Bettini, un’ipotesi è già stata discussa: «C’è sempre stato un dialogo “a tre” su quelle che sono le potenzialità di Rovereto come polo universitario – spiega la sindaca Giulia Robol – Da parte nostra, come Comune, ci sarà sempre la massima disponibilità per qualsiasi ragionamento per andare incontro alle esigenze dell’ateneo, la cui presenza in città rappresenta per noi una fondamentale risorsa strategica per diversi motivi. Si è ragionato ad esempio sulla possibilità di spostare la facoltà di psicologia e scienze cognitive nella ex cassa malati, un immobile che noi riteniamo adeguato, che si trova molto vicino a corso Bettini e che a breve sarà lasciato libero dall’Apss. Partiamo comunque da una sinergia di intenti e questa è già una buona base: ora, come ha detto lo stesso Deflorian, si tratta di capire se queste potranno anche concretizzarsi con un piano di investimenti di breve e medio periodo che sia chiaro. Ma per noi, come detto, rappresenta un tema prioritario per rendere anche la città più appetibile per gli studenti».