La segnalazione

sabato 6 Dicembre, 2025

Nell’Alto Garda veronese la spesa costa fino al 15% in più che in Trentino: «Nel raggio di 40 chilometri una sola insegna»

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Lo scrive la pagina «Malcesine emergenza abitativa»: «C'è un monopolio di fatto che danneggia i consumatori»

Nel Nordest c’è un posto dove fare la spesa – quella di tutti i giorni, al supermercato, costa di più che farla in Trentino: è l’Alto Garda veronese, da Malcesine fino a Garda (escluso). A denunciare la situazione è «Malcesine Emergenza Abitativa», realtà che si batte per il diritto alla casa in località dove è imponente la presenza di appartamenti destinati all’affitto breve turistico. Il tutto è corredato da una serie di foto che confrontano il prezzo nei negozi, in particolare di Malcesine, con un punto vendita del stesso gruppo a Rovereto. Per la cronaca si tratta di negozi del gruppo Aspiag (titolare delle insegne Despar, Eurospar, Interspar).

«In un territorio – si legge nella pagina Facebook –  lungo circa 40 chilometri, l’offerta per fare la spesa si riduce di fatto a un’unica insegna. Nel nostro Comune (Malcesine, ndr) pur essendo presenti tre punti vendita, tutti appartengono allo stesso gruppo.
Il risultato è un vero e proprio monopolio della grande distribuzione, che – pur essendo legale – solleva più di una domanda»

Il tema diventa ancora più evidente quando si scopre che la medesima insegna pratica prezzi differenti per gli stessi prodotti, a seconda che si trovi o meno in un’area dove non detiene il monopolio.
In pratica: se non vuoi prendere l’auto, uscire dal territorio e andare a fare la spesa altrove, finisci per pagare di più.

Con l’arrivo dell’estate la situazione peggiora: traffico, turismo, poco tempo, difficoltà a trasportare borse pesanti verso il centro storico. Così si sceglie inevitabilmente il supermercato del paese e si ha l’impressione di spendere troppo.
Ma non è una semplice impressione: è reale. Dieci centesimi qui, trenta là, e la differenza finale diventa rapidamente di diversi euro sulla stessa spesa.

La domanda – è la conclusione – è semplice: è legale aumentare i prezzi dei beni essenziali dove esiste un monopolio nel raggio di 40 chilometri?
Sì, il libero mercato lo permette. Ma è corretto nei confronti delle comunità locali? A ognuno le proprie conclusioni».