Il processo

giovedì 27 Luglio, 2023

‘Ndrangheta in Trentino: agli otto imputati 76 anni di carcere. Riconosciuta l’associazione mafiosa

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Pronunciate le sentenze per gli otto imputati, la procura aveva chiesto 88 anni. La pena più alta inflitta all'ex assessore di Lona Lases

La Corte d’Assise di Trento ha pronunciato sentenza di condanna per 76 anni totali nei confronti degli otto imputati del processo «Perfido», sulle presunte infiltrazioni dell’ndrangheta nel tessuto economico del porfido in Trentino, sull’attività della «cosca» in val di Cembra. La Procura aveva invece sollecitato pene più alte, per un totale di 88 anni di reclusione. Gli otto avevano chiesto e ottenuto di essere condannati con rito abbreviato, che concede lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. I giudici, che sono usciti dopo una camera di consiglio di ore, hanno riconosciuto il reato di associazione mafiosa e voto di scambio e ridimensionato invece la contestazione di riduzione in schiavitù degli operai cinesi impiegati nelle cave di porfido in caporalato.
La pena più alta, a 12 anni, è stata inflitta a Giuseppe Battaglia, ex assessore del Comune di Lona-Lases e imprenditore del porfido, per l’accusa con un ruolo apicale nel sodalizio, ai vertici della presunta organizzazione legata alla cosca Serraino. Nove anni e quattro mesi per la moglie Giovanna Casagranda e nove anni e otto per il fratello, Pietro Battaglia, 11 anni e otto poi per Mario Giuseppe Nania, considerato il “braccio armato” della ‘ndrangheta infiltratasi nelle cave di porfido, e ancora 10 anni di reclusione per Demetrio Costantino, 8 anni e 8 mesi per Antonino Quattrone e Domenico Ambrogio. La pena più bassa, a 6 anni e 8 mesi per Federico Cipolloni, commercialista romano di Domenico Morello (l’imprenditore condannato in primo grado a 10 anni).

Parti civili e risarcimenti

Le parti civili avevano chiesto complessivamente risarcimenti per oltre 2 milioni di euro.
Oggi, 27 luglio, i giudici popolari e togati hanno accordato provvisionali (e cioè prime trance di risarcimento) di 10 mila euro a ciascuno dei tre operai cinesi impiegati nelle cave di porfido e hanno condannato gli imputati in solido tra loro al risarcimento dei danni, da liquidare in via definitiva, alla Provincia di Trento (100mila euro), al Comune di Lona Lases (200mila euro), a Libera, Associazione Nomi e numeri contro le Mafie Aps (di 30mila euro). Stessa cifra per Cgil Fillea e per Cisl Filca.