la storia

venerdì 5 Dicembre, 2025

Nago perde la sua bottega storica: la fruttivendola che a 21 anni sfidò la grande distribuzione ora chiude

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Il 24 dicembre l’ortofrutta di Luisa Bertoldi abbassa la serranda dopo dieci anni. «Cambio vita»

Il 24 dicembre calerà per l’ultima volta la serranda di una delle botteghe più riconoscibili e autentiche di Nago: il negozio ortofrutticolo gestito da Luisa Bertoldi, che dopo dieci anni di attività ha deciso di voltare pagina e intraprendere un nuovo percorso. Per molti residenti non era solo un punto vendita, ma un luogo di relazione, dove la spesa quotidiana diventava un’occasione per mantenere vivo il tessuto sociale del paese.
Bertoldi aveva rilevato il negozio a soli 21 anni, quando il precedente proprietario andò in pensione. «Volevo mettermi in gioco e provare qualcosa di nuovo – ci racconta –. Mi sono inserita piano piano e direi che nel complesso è andata molto bene». Oggi, a trentun anni, la scelta di chiudere non nasce da una questione economica. La titolare afferma di non aver sofferto la concorrenza e rivendica la qualità del suo prodotto: «Ho cose diverse rispetto ai supermercati. Vado praticamente ogni giorno a fare rifornimento di frutta e verdura fresca. Chi viene qui lo sa e lo apprezza». La chiusura è invece motivata da un’esigenza personale: «Voglio cambiare aria, fare qualcos’altro. Se non lo faccio adesso, non lo farò più».
Un ruolo decisivo l’ha avuto però anche la crescente difficoltà di gestire tutto da sola. «A me piacciono il paese, la Busa e le montagne. Ma è difficile essere completamente soli». La famiglia l’ha supportata per anni: la madre la sostituiva nei momenti in cui doveva uscire per le consegne a domicilio, mentre il padre la aiutava ogni mattina a esporre all’esterno le pesanti bancarelle in ferro. «Ora non possono più farlo, ed è comprensibile: è un lavoro fisico e impegnativo».
La storia di Bertoldi si inserisce in una tendenza che riguarda molti piccoli paesi di montagna e di valle: la difficoltà non solo ad attrarre giovani da fuori, ma anche a convincere gli autoctoni a rimanere, a investire e a costruire un futuro professionale stabile. L’impegno richiesto da un’attività in proprio, unito ai ritmi stagionali e alla mancanza di supporto strutturale, spesso spinge chi è più intraprendente a cercare altrove nuove opportunità. La chiusura di una bottega non è solo un fatto economico: rappresenta il segno di un equilibrio demografico fragile, in cui ogni giovane che se ne va lascia un vuoto demografico e umano che il paese fatica a colmare.
Sul futuro del locale non ci sono ancora indicazioni precise: lo spazio rimane di proprietà dell’ex titolare storico e potrà essere affittato o venduto qualora emergessero nuovi interessati. Quel che è certo è che, nell’attesa, Nago perderà un presidio di vicinato che aveva accompagnato per anni residenti, famiglie e anziani.
Mentre Bertoldi guarda avanti con la determinazione e l’intraprendenza che l’hanno sempre caratterizzata, il paese si prepara a salutare una bottega che, oltre ai prodotti di qualità, offriva calore umano e continuità. Il 24 dicembre si chiuderà una porta, lasciando però spazio a nuove possibilità.