Il funerale

lunedì 22 Aprile, 2024

Muore dopo vent’anni di coma, gli amici: «Ciao Franco, nostra stella speciale»

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La chiesa di Viarago affollata per l'ultimo saluto. Don Marco Berti: «Sono prove del Signore, la tua vera vita sarà in cielo»

Anche dopo vent’anni dall’incidente che lo ha ridotto in stato vegetativo, l’affetto per Franco Zampedri è più forte che mai. Lo dimostrano le tantissime persone che hanno partecipato al suo funerale, che si è tenuto ieri nella chiesa del suo paese, Viarago. Franco Zampedri è morto giovedì dopo aver passato gli ultimi vent’anni in stato vegetativo. Il 4 luglio 2004 era uscito fuori strada vicino a Canezza, e da allora non aveva più ripreso conoscenza. Molte le persone riunite per salutarlo: oltre al padre Goffredo, al fratello Sergio e agli altri famigliari, erano presenti anche i colleghi dell’Università di Trento, dove aveva lavorato come impiegato.

L’omelia: «Solo Dio conosce il senso»
Il funerale è stato officiato da don Marco Berti, parroco di Viarago, che ha cercato di trovare un senso ai lunghi anni che Franco Zampedri ha passato in stato vegetativo. «Tutti ci aspettiamo di vivere a lungo con le persone che ci vogliono bene», ha detto don Berti nella sua omelia. «Quando questo non succede, tutto è incomprensibile. Nel caso di Franco, sono incomprensibili i lunghi anni passati senza non poter comunicare».
«Anche se usa un metro che non comprendiamo, Gesù ci manifesta comunque il suo amore», ha proseguito. «Il suo amore per Franco lo ha dimostrato attraverso tutte le persone che si sono prese cura di lui. Franco oggi potrà godere in pieno del suo dono della vita: un dono che non ha goduto appieno sulla Terra».

La lettera della fidanzata
Durante la cerimonia, è stata letta una lettera scritta da Cristina Bertoldi, che all’epoca dell’incidente era la fidanzata di Franco Zampedri: «La tua vita si è interrotta nel fiore dei tuoi 34 anni. Ti vogliamo ricordare così, una luce che non si spegnerà mai: sarai la nostra stella speciale. Sei stato per me molto importante e quel legame non si è mai spezzato, ma si è trasformato in qualcosa che va oltre le parole e rende speciale ogni istante».
«Franco è stato un ragazzo sicuramente in gamba, attivo in tante cose», ha detto Cristina dopo il funerale. «Lo ricordo dolce, buono e socievole: aveva un sacco di amici, e molti di loro sono qui oggi, venuti anche da fuori paese».

Il ricordo dei colleghi
Al ricordo di Cristina si è poi aggiunto quello di Antonio Marchi, un collega dell’università. «La sua vita immobile è stata accompagnata da voci e carezze, nell’intimità di quel letto che era una prigione. Franco ha lottato per quel filo di luce, con gli occhi di chi vuole tornare vivo tra i vivi. Nella sua stanza, quello che più mi è entrato nell’anima è stato vedere l’amore che c’è stato per lui, oltre alla malattia e alla morte. Questo è l’amore che nasce nei momenti belli, ma che si alimenta anche nel buio dei momenti tristi».
«Fino agli anni del Covid sono sempre andato a trovarlo: ricordo ancora la sua stanza piena di bigliettini, pieni dei ricordi dei nipoti e degli amici», ha aggiunto Marchi. «Era un ragazzo taciturno ma allo stesso tempo sensibile, un compagno di lavoro con cui ci si poteva confrontare. A dieci anni dall’incidente, noi colleghi siamo andati da lui per ricordarlo: e anche oggi, dopo vent’anni, siamo ancora qui».