cronaca

venerdì 5 Aprile, 2024

Muore dopo lo schianto, l’ultimo ad averla salutata è il suo datore di lavoro: «Zeljka era una madre splendida e solare»

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Secondo le prime ricostruzioni, la 32enne sarebbe uscita dritta a una curva, nessun segno di frenata: forse una distrazione o un colpo di sonno

Non ha avuto chance di sopravvivenza, per quanto parenti e amici abbiano sperato fino all’ultimo che potesse farcela, Zeljka Dereh, la donna di 32 anni di Scurelle che mercoledì sera dopo le 21 è uscita di strada sulla provinciale 108, in località Maso Strada, a Caldonazzo, ed è finita con l’auto nella scarpata del torrente Centa. Fermandosi nell’alveo, prima dell’acqua. Quando i soccorritori, grazie alle pinze idrauliche, l’hanno liberata ed estratta dall’abitacolo della sua Golf devastata, deformata dal terreno ghiaioso su cui è rotolata, la conducente era in arresto cardiaco. Senza battito. Quello che poi i soccorritori sono riusciti a farle tornare rianimandola con la strumentazione in dotazione. Quindi il volo d’emergenza fino all’ospedale Santa Chiara, con l’elicottero atterrato nel vicino campo sportivo. Eppure poco dopo le 23 i medici si sono dovuti arrendere e dichiarare il decesso di Zeljka Dereh: troppo gravi i traumi riportati nel terribile schianto.
La ricostruzione, i rilievi
La donna, arrivata in Trentino come rifugiata bosniaca quando era ancora bambina, negli anni ‘90, avrebbe compiuto 33 anni a dicembre. Sposata e mamma di un bimbo di 5, stava rientrando a casa, a Scurelle. Era partita dalla Speckstube di Centa San Nicolò, locale in cui lavorava come cuoca da tre anni e mezzo. Ieri non doveva essere in servizio: era passata a salutare il titolare e amico, Alberto Oss.
Zeljka ha fatto poca strada. Scendendo appunto da Centa in direzione Caldonazzo lungo la provinciale, poco prima dell’area produttiva, secondo quanto emerso è uscita dritta all’inizio della curva a gomito a sinistra. Sull’asfalto non sarebbe stato trovato alcun segno di frenata. Cosa sia accaduto si può solo ipotizzare: a tradirla, lungo quella strada, in quel tratto in pendenza affrontato chissà quante volte, potrebbe essere stata una distrazione, un colpo di sonno. Questione di secondi, di terribili istanti, e l’utilitaria è atterrata di sotto, vicino al greto del Centa. Ribaltandosi, alzandosi “in piedi”, impattando con la parte anteriore sulla ghiaia, per ricadere subito dopo sulle quattro ruote. Urti violentissimi che hanno ridotto in condizioni disperate l’automobilista che, secondo alcune indiscrezioni, non avrebbe avuto le cinture allacciate. Quando è stata estratta dall’abitacolo ridotto a un ammasso di lamiere è stata trovata infatti sui sedili posteriori. E nonostante lo sforzo dei soccorritori, di vigili del fuoco, operatori sanitari e carabinieri di Borgo Valsugana che hanno lavorato anche al buio, la donna non ce l’ha fatta. Per la disperazione della sua famiglia e di chi le voleva bene.
L’ultimo che l’ha salutata
Non riesce a trattenere le lacrime, Alberto Oss, l’ultimo ad averla salutata, mercoledì sera. L’amico e datore di lavoro si commuove mentre la descrive: «Zeljka era una donna splendida, spettacolare, con una grande voglia di vivere e di lavorare, innamorata del suo bambino. Bella, mostrava sempre il sorriso nonostante i problemi che poteva avere a casa — fa sapere Oss — Era impiegata nel mio locale da tre anni e mezzo e, davvero, non è mancata un giorno. Anche mercoledì, per quanto fosse il suo giorno libero, si è presentata qui e siamo stati un po’ assieme. Attorno alle 21 l’ho salutata, era partita per tornare a Scurelle. Poco dopo ho notato i vigili del fuoco e sono andato a vedere, così ho visto la sua auto e…». E allora la commozione ha il sopravvento. Non ci sono più parole. Non se ne trovano di fronte a una tragedia come questa. La Procura ha già dato il nullaosta: i funerali si celebreranno domani alle 14.30 nella chiesa di Scurelle.