il progetto

sabato 4 Maggio, 2024

Torri Sequenza, in arrivo a Trento un quartiere per 700 persone. Ma sul progetto è già polemica

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Vertice di maggioranza sull’operazione Podini. L’assessore Pedrotti: «Giusto costruire in altezza». Filippin (Lega) critico. Piccolroaz (Architetti) cauto

Fa discutere il progetto delle sei torri «Sequenza» a Trento nord (il T di ieri). Di fatto un nuovo quartiere – vicino all’ex Sloi – destinato a ospitare, potenzialmente, oltre 700 persone. L’assessore comunale alle politiche abitative Alberto Pedrotti guarda con favore all’iniziativa immobiliare della famiglia Podini. Il consigliere di opposizione Giuseppe Filippin (Lega) parla di una «rinuncia alle idee espresse per vent’anni dal consiglio comunale: cioè prima si bonifica e poi si costruisce». Cauto il presidente dell’Ordine degli architetti del Trentino Marco Piccolroaz. Intanto per lunedì prossimo, il giorno prima della presentazione del progetto alla Commissione consiliare per l’urbanistica, è stato convocato un vertice di maggioranza per concordare la linea tra le diverse forze.
Il progetto
Sull’operazione i vari soggetti in campo mantengono il massimo riserbo: dalla società Sequenza, holding immobiliare del gruppo Podini, all’amministrazione comunale, fino all’autore del progetto, l’architetto e urbanista Roberto Bortolotti. L’idea è quella di realizzare sei palazzine, almeno una delle quali alta fino a 25 piani, 11 in più rispetto alle torri di Madonna Bianca. Si parla di un’iniziativa dal valore superiore ai 100 milioni di euro. Un’iniziativa mista, residenziale e commerciale, che prevede anche la cessione al Comune di aree per servizi pubblici. Secondo indiscrezioni, il nuovo quartiere potrebbe ospitare oltre 700 persone.
Barriera anti inquinanti
L’area Sequenza ricade nel cosiddetto comparto B, cioè al di fuori del Sin, Sito inquinato di interesse nazionale. Il comparto – situato tra via Maccani e via Vittime delle Foibe a sud dell’ex Sloi – si estende per un totale di 28.039 metri quadrati, dei quali l’83% risulta di proprietà di Podini. In senso stretto, dunque, l’area Sequenza si attesta a circa 23mila metri quadrati.
L’area non risulta contaminata. I valori degli inquinanti rientrano tutti entro i limiti ambientali ammessi per legge. Fuori dal Sin il piombo subisce un processo di decadimento nelle acque di falda. Tuttavia, per una maggiore tutela, il progetto delle sei torri prevede la realizzazione di un «capping», cioè di una barriera impermeabile finalizzata a isolare l’area. Una barriera simile sarà utilizzata anche per isolare la zona rispetto alle attività del cantiere della circonvallazione ferroviaria. L’area Sequenza sarà infatti utilizzata per stoccare i materiali di scavo della circonvallazione. La società del gruppo Podini aveva chiesto di trovare una soluzione alternativa già nel 2021, ma alla fine non è riuscita a far valere le sue ragioni. Motivo per cui l’eventuale cantiere delle palazzine Sequenza partirà dopo la realizzazione del bypass ferroviario.
Vertice di maggioranza
Martedì prossimo il progetto sarà illustrato alla Commissione consiliare per l’urbanistica del Comune di Trento, convocata in seduta congiunta con quella per l’ambiente. La presentazione è propedeutica al parere (obbligatorio ma non vincolante) della Commissione al piano guida in variante al Piano regolatore generale (Prg). Per il via libera definitivo la società Sequenza dovrà aspettare l’approvazione del progetto da parte dell’intero consiglio comunale.
Intanto le forze di maggioranza sono state convocate dal sindaco Franco Ianeselli e dall’assessora urbanistica Monica Baggia per discutere dell’iniziativa immobiliare. Il vertice si terrà lunedì. Servirà a chiarire alcuni aspetti progettuali e, soprattutto, a concordare la linea su un’iniziativa che potrebbe imprimere una svolta urbanistica al capoluogo. Comincia già a serpeggiare qualche malumore tra le fila della maggioranza.
Pedrotti: «Sì alla verticalità»
Uno sviluppo edilizio verticale di questo tipo, in città, è paragonabile solo alle torri di Madonna Bianca. «In linea di principio condivido la logica di costruire in altezza — considera l’assessore comunale Alberto Pedrotti (Campobase) — In passato Trento nord è stata soggetta a un consumo di suolo scriteriato, quindi non può che essere condivisibile l’idea di salire in altezza per rispondere al fabbisogno di alloggi. Vedo in maniera positiva anche la fiducia di un imprenditore che decide di investire sulla città, poi chiaramente il progetto dovrà essere declinato nei fatti, in particolare dovrà essere compatibile con la pianificazione territoriale». Pedrotti aggiunge anche un ulteriore tassello. «Avere una costruzione di pregio in una zona della città caratterizzata da famiglie a basso reddito potrebbe portare anche a un incontro positivo tra diversi strati sociali», conclude l’assessore.
Filippin: «Prima la bonifica»
Di diverso parere il consigliere comunale leghista Giuseppe Filippin, di professione architetto tra l’altro. «Originariamente, quando è stato fatto il piano di attuazione, il Comune aveva deciso che tutti i proprietari avrebbero dovuto fare la bonifica dell’area di Trento nord — ricorda Filippin — Poi nel 2019, con il sindaco Andreatta, l’area è stata spacchettata e l’area Sequenza è stata posta al di fuori dell’area Sin. Tutta quell’area, però, è stata resa edificabile affinché i privati provvedessero al disinquinamento. Per 20 anni il Comune ha ribadito che prima bisognava provvedere alla bonifica e ora, invece, ci troviamo con un piano guida con sei torri». Secondo il consigliere «la suddivisione del piano di attuazione originario in sub ambiti pone dei forti limiti all’organizzazione del territorio: viabilità pubblica e privata, organizzazione dei servizi, pubblici e privati».
Infine, per quanto riguarda l’idea dello sviluppo residenziale verticale, Filippin solleva la questione della «contrapposizione tra città laica-moderna e città storica». Ma «al di là di questo aspetto urbanistico, sarà determinante capire quali servizi si potranno garantire in quell’area», conclude il consigliere.
Piccolroaz prudente
Quest’ultimo concetto è quello affermato anche da Piccolroaz: «Non è tanto l’oggetto architettonico a fare la differenza, ma il disegno dell’area nella sua interezza, cioè il disegno degli spazi di relazione e le connessioni con il tessuto urbano — osserva la guida degli Architetti — Non vedo come un problema quello di costruire in altezza, anzi quell’area è distante da ambiti storici e dalla collina».