Il ricordo

martedì 13 Giugno, 2023

Morte di Berlusconi, Michaela Biancofiore: «Non ho più lacrime»

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La senatrice: «Io, Salvini e Meloni siamo figli della generazione Berlusconi. Ci presentò Bondi nel 2003: fu un colpo di fulmine. Mi chiese di diventare portavoce, dissi che non ero pronta»

Ha la voce rotta e concitata Micaela Biancofiore quando risponde al telefono. È in partenza da Bolzano diretta, ovviamente, a Milano. La senatrice di Coraggio Italia è stata a lungo una delle figure di spicco di Forza Italia, partito in cui è entrata nel 1994. Anche se la sua strada politica negli ultimi tempi si era separata da quella di Silvio Berlusconi, il loro legame era rimasto molto forte.
Senatrice come sta?
«Male, sono a pezzi. È la verità. Non ho più lacrime. Prima la morte di Franco Frattini (24 dicembre 2022, ndr), ora quella di Silvio Berlusconi. In 6 mesi se n’è andato il mio mondo. Non riesco a spiegare il vuoto che provo dentro».
La sua storia personale accanto a Berlusconi quando inizia?
«Al principio di tutto, mi iscrissi a Forza Italia il 26 gennaio del 1994. Erano i tempi della sua discesa in campo e del famoso discorso agli italiani. Una potenza mediatica e culturale che ha lasciato un profondo impatto su tutta la mia generazione. Io, Renzi, Salvini, Meloni siamo tutti figli della “Berlusconi generation” plasmati dai valori della sua televisione. Scesi in campo anche io. Ricordo che ai tempi studiavo a Roma e vivevo nel quartiere San Lorenzo, uno dei più rossi d’Italia. Ero l’unica che in piazza arringava in suo favore».
Quando è avvenuto il primo incontro di persona?
«Nel 2003, fu Sandro Bondi a portarmi a conoscerlo nella villa a Macherio. Il nostro è stato un colpo di fulmine amicale, mi chiese subito di diventare portavoce di Fi e io risposi di no, perché non mi sentivo abbastanza preparata per un ruolo così importante. Un’umiltà in favore del partito che è mancata a molti altri in Forza Italia, sempre pronti invece a lottare per una nomina».
Molti i momenti che vi ritraggono insieme, forse però il più famoso è quella foto a Bolzano nel 2005 in cui Berlusconi fa il dito medio
«Io credo che quell’episodio vada ricordato come il momento più importante del passaggio di Berlusconi in Trentino-Alto Adige. Eravamo nel 2005, Forza Italia aveva vinto le elezioni in comune. Berlusconi aveva promesso che in caso di vittoria sarebbe venuto a Bolzano e nonostante fosse Presidente del Consiglio mantenne la promessa e arrivò. Non si era mai vista così tanta gente in piazza Vittoria. Fu una cosa meravigliosa. L’episodio del dito medio è legato a una barzelletta che stava raccontando in quel momento, lui era fatto così, un po’ guascone, poi certo magari era anche rivolto a un gruppo di manifestanti arrivato per disturbare».

Che rapporto c’è stato tra Berlusconi e l’Alto Adige?
«Lui si era innamorato di Merano, ogni tanto scherzava che voleva trasferirsi lì. Poi credo che il suo rapporto con l’Alto Adige sia cresciuto grazie a me che nel tempo gli ho fatto la testa come un pallone parlandogli delle potenzialità di una terra bellissima che aveva bisogno di aprirsi al futuro. Aveva imparato ad amare l’Alto Adige tramite me».
Qual è secondo lei l’eredità politica di Berlusconi?
«Sono tante, direi sicuramente l’abolizione della tassa di successione e l’Ici. Poi la riforma Moratti della scuola, il codice dei beni culturali. Ma Berlusconi è stato più di questo. Imprenditore, uomo mediatico, un unicum che sarà impossibile replicare. Meloni sta lavorando sulla sua eredità politica, l’idea di un partito unico dei conservatori alla fine è un Pdl 4.0, ma Berlusconi nella sua totalità non è replicabile».
Berlusconi è stato un uomo anche di tante ombre?
«Non credo sia questo il momento di parlarne. Dico però che le ombre che gli sono state gettate addosso sono una marea di bugie. Falsità che gli hanno fatto male e gli hanno causato dolori legati alla sua morte. Non dimenticherò mai quando nel 2013 fu condannato (a 4 anni per frode fiscale in via definitiva, ndr). Ero con lui, teneva la sua testa sulla mia spalla e piangendo diceva: “Rischio di andare in galera e non ho fatto nulla”. Sulla sua vita sentimentale dico che gli invidio la sua capacità di viverla liberamente e fino in fondo».
C’è un aneddoto a cui è rimasta particolarmente legata?
«L’aneddoto lo porto al dito ed è l’anello che Berlusconi mi regalò per la vittoria a Bolzano nel 2005. Mi disse che saremmo stati legati per sempre e anche dopo aver lasciato Forza Italia non l’ho mai tolto e lo porto al dito tutt’ora, perché il nostro legame è stato inscindibile. Io sono stata in trincea per lui, l’ho difeso quando nessun altro era disposto ad andare in televisione a farlo. Quando tutti ci accoglievano gridando: “Bunga, bunga”. La trincea l’abbiamo fatta in pochi. Io fui l’unica a dimettersi da sottosegretaria nel 2013 quando lui, dopo la condanna, chiese un gesto forte di protesta ai membri di governo di Forza Italia».
Cosa vi ha allontanati?
«Non voglio fare polemica in questo momento di dolore. La mia uscita è stata determinata da alcune persone che hanno ruoli apicali nel partito. Quando ho capito che era costretto a scegliere tra me e loro, ho deciso di farmi da parte, ma il nostro rapporto umano non si è mai interrotto».
Quando l’ha visto l’ultima volta?
«A ottobre. Ho avuto la fortuna di vedere sia lui che Frattini un’ultima volta. Con Berlusconi eravamo quasi vicini di banco in Senato, sono contenta di averlo salutato».