l'intervista
sabato 9 Agosto, 2025
Mirkoeilcane in alta quota: «La musica contemporanea? Troppe dinamiche discografiche. Sono stato ingannato»
di Luca Galoppini
Il cantautore romano si esibirà domenica al Water Music Festival sul lago di Valbiolo (Passo del Tonale): «Il Trentino? Un posto in cui potrei vivere. Amo le passeggiate in montagna»

Prosegue il Water Music Festival, il grande evento musicale che si terrà per il mese di agosto presso Pontedilegno, nel Passo del Tonale, nel confine naturale tra la Lombardia e il Trentino. Dopo Vasco Brondi, questa volta è il turno di un altro grande cantautore. Si tratta di Mirko Mancini, meglio noto come Mirkoeilcane, romano di nascita e già noto al mondo della musica per il suo primo album omonimo, che nel 2015 vinse il Premio Tenco. Direttamente dalla Garbatella con la sua chitarra in mano, il cantante romano è pronto a far cantare tutto il lago di Valbiolo nella giornata di domenica, dalle 15 alle 16.30. Ingresso gratuito.
Partiamo dal suo nuovo singolo, «Toro», il primo lavoro dopo due anni dal suo ultimo lavoro in studio. Cosa può dirci a riguardo?
«Di questi tempi il mondo sembra girare molto velocemente, allo stesso modo la musica. È vero, non voglio stare in prima pagina, però non volevo lasciare sole le persone che mi ascoltano e per questo ho pubblicato “Toro”. Avevo voglia di far uscire una canzone un po’ più allegra del solito, anche se si sa, nel cantautorato le canzoni che sembrano le più allegre nascondono sempre qualcosa di un po’ più antipatico. La proposta del pezzo è infatti quella di sfruttare l’oroscopo, che è una cosa che in questi tempi va molto di moda per riflettere sul fatto che tante volte alcune decisioni le possiamo prendere con il nostro giudizio».
Seguirà nuova musica dopo «Toro»? Magari un nuovo album?
«Sicuramente l’idea è quella di far uscire un nuovo album, anche se servirà un po’ di pazienza. Non è una tradizione, certo, ma mi piace l’idea di avere tutto in ordine, perché mi aiuta a definire quello che sto facendo, organizzando il mio percorso. Non sono capace a lanciare dei singoli che rimangono poi sparsi. C’è già qualcosa in cantiere, però non ho la capacità di mettermi seduto e dire “bene, adesso scrivo una canzone”. Quando mi viene qualcosa inizio a scrivere, oppure, più spesso, sono cose che raccolgo nel tempo. Poi quando mi rendo conto che gli abbozzi sono diventati sufficienti per chiamare un disco tale, allora mi ci metto a lavorare seriamente. Però un disco vero, non un insieme di sei o più tracce buttate lì, perché credo che un disco non sia un mix casuale. Sto cercando di tagliare e cucire temi, anche nelle sonorità, per capire cosa sta bene insieme».
Il titolo del suo ultimo lavoro era invece già piuttosto eloquente, «La musica contemporanea mi butta giù», con questo rimando anche abbastanza evidente a Battiato. Come mai questa scelta?
«Quello era un disco che veniva da una lunghissima pausa che non è stata causata da una mia scelta, ma da quelle famigerate dinamiche della discografia. Mi sono ritrovato in uno di quegli inganni discografici, per cui sono stato trattenuto dal produrre. Era un disco che metteva insieme una produzione di circa due o tre anni, per cui c’è stato tempo di elaborarlo. La voglia era quella di mantenere il contatto con la realtà un po’ più vicina, anche se non sono un nostalgico. Per certe cose credo che ci sia ancora bisogno di certi supporti, per cui mi viene complicato anche da ascoltatore prendere una canzone di un artista che amo e apprezzarla. Il bello è mettersi da soli nella propria comodità e ascoltare tutto quello che viene proposto come singolo. Quella del titolo era da parte una provocazione ma dall’altra anche un omaggio al maestro Battiato, un modo per ringraziarlo di tutto quello che mi ha lasciato».
Se la musica contemporanea la butta giù, cos’è che invece la fa tirare su di morale?
«Beh, sono molto legato all’arte, di qualsiasi genere. Mi piace tanto leggere, mi piacciono i musei, la pittura, queste cose qui. A volte credo di essere nato in un’epoca sbagliata. Non fraintendermi, non voglio essere considerato un martire, però mi piacciono cose di un’altra epoca. Amo l’arte distaccata, specie quella che non c’entra niente con i criteri di oggi. Un’altra cosa che amo sono le passeggiate in montagna, infatti non vedo l’ora di suonare a questo festival!».
Ha mai suonato a queste altitudini? Ci vogliono dei bei polmoni, mi raccomando.
«No, questa per me è la prima volta, non vedo l’ora di suonare in questo posto meraviglioso. Mi piace l’idea di avere una chitarra e cantare guardando il panorama. Mi piace anche l’idea che le persone facciano questa passeggiata, a prescindere da chi suona o canta, è una cosa che apprezzo molto. Ben detto, ci vuole un certo allenamento, spero di riuscire a farcela».
Che rapporto ha con il Trentino-Alto Adige?
«Ci ho suonato spesso. Ho suonato anche a Trento e a Bolzano diverse volte. Quando suono in qualche posto mi soffermo e penso sempre, “Questo potrebbe essere uno di quei luoghi in cui vorrei vivere?”, e il Trentino è uno di quelli. Io sono di Roma, una città meravigliosa per i turisti, ma viverci è un’altra cosa».
Tornando alla sua musica, nel suo ultimo disco si trovano Daniele Silvestri e Giobbe Covatta, due collaborazioni interessanti e soprattutto molto diverse, un cantautore e musicista da una parte e un comico e attore dall’altra. Come mai questa scelta? C’è qualche altro artista con cui le piacerebbe collaborare?
«Queste due scelte sono state dettate dal mio percorso personale. Sono persone che ho avuto il piacere di conoscere. Ci ho mangiato assieme, ci ho scherzato. Daniele lo conosco molto bene, è un amico. Mentre Giobbe è una figura che ricordo fin da quando ero bambino. Non volevo in nessun modo fare uno di quei dischi che vanno di moda adesso, con i featuring solo per avere followers, volevo aggiungere dell’arte a quel disco. Per il futuro sparo altissimo, mi piacerebbe tanto collaborare con Damien Rice e John Frusciante, che sono anche i miei ascolti quotidiani».
Un sogno di Mirko, sia Mirko Mancini sia Mirkoeilcane, qual è?
«La cosa ideale sarebbe quella di star bene ed essere in salute. So che è una banalità, ma credo sia importante, mentre dal punto di vista della musica mi auguro che ci sia qualcuno che si renda conto che c’è ancora bisogno di un certo tipo. Conosco amici che fanno i cantautori ma che fanno anche altri lavori per mantenersi, che però scrivono brani eccezionali che ti illuminano la giornata. Ecco, mi auguro che un giorno io abbia la possibilità di farli ascoltare a tutti».