L'intervista
domenica 17 Agosto, 2025
Michele Cereghini: «Una giunta più ampia nel Cal per lavorare meglio. Val di Non? Resterà protagonista»
di Simone Casciano
Il neoeletto presidente del Consiglio delle autonomie locali traccia il nuovo corso: «La casa è la grande sfida dei Comuni»
Il nuovo corso del Cal, che ha cambiato guida dopo 12 anni di presidenza Gianmoena, sarà all’insegna della continuità, ma anche del cambiamento con una stella polare: il supporto ai Comuni, in modo da garantire ad essi la loro autonomia, che è spina dorsale di quella del Trentino. Un’autonomia che si garantisce supportandone l’operato nelle modalità migliori, senza preclusioni ideologiche.
Questa la linea tracciata dal nuovo presidente del Consiglio delle autonomie locali, il sindaco di Pinzolo Michele Cereghini, eletto recentemente alla guida dell’ente.
Cereghini che emozione è stata la sua elezione?
«È stata un’emozione fortissima. Un consenso ampio e bello, che mi permette di rappresentare tutto il Trentino. Alla proclamazione ho cercato di trattenermi fino al 16esimo voto, poi l’applauso dei colleghi ha fatto esplodere la gioia. È una sensazione diversa da quella provata da sindaco, mi ha toccato nel profondo: quell’applauso non capita spesso e mi ha colpito molto».
Ha deciso di allargare la giunta del Cal da 13 a 16 componenti, come mai?
«Negli anni ho riflettuto molto sul tema della rappresentatività dei territori. La mia avventura nel Cal era iniziata come integrazione dopo il passaggio in giunta provinciale dell’allora sindaco di Tione, Mattia Gottardi e mi ha sempre stuzzicato il tema della rappresentatività. Ho proposto l’aumento dei sindaci in giunta per valorizzare il Trentino orientale e quello occidentale. Territori che hanno tanti comuni e che volevo fossero più rappresentati. Da qui nasce la proposta. Poi va specificato che la giunta non delibera, un potere che rimane al Consiglio. Una giunta più ampia ci permette però di lavorare meglio, arrivando poi in consiglio con istruttorie più ampie e trasversali. . Ho voluto dare anche più attenzione alle quote rosa, rispetto al passato. È vero, non tutti i territori sono rappresentati, ma durante il mandato troveremo un equilibrio».
La Val di Non però è rimasta fuori, è già un caso?
«Non lo definirei un “caso”. Capisco chi lo ha evidenziato: la Val di Non ha numeri e forza. È una valle che era uscita dalla giunta con l’elezione in Consiglio provinciale di Biada e si era fatto il tandem con la Val di Sole che ho pensato di portare avanti. Certo poteva comunque rientrare, ma la scelta è caduta sul sindaco di Nago Torbole e sulla sindaca di Fai che avrà un ruolo importante anche in Consorzio. La Val di Non resta nei miei piani, la visiterò durante il mio tour dei territori e troveremo il modo di costruire un’alternanza che la renda protagonista».
Il Consorzio dei Comuni invece si restringe da 5 a 3 rappresentanti in Cda, come mai?
«Ho ritenuto utile snellire quell’organo per renderlo più veloce ed efficace, senza perdere rappresentatività tra città, valli e quote di genere. Sul Cal serviva allargare, sul Consorzio serviva semplificare. E non dimentichiamo che dietro al Consorzio c’è sempre la regia del Cal e della sua giunta».
Quali saranno le sfide future dei Comuni e come immagina l’azione del Cal e del Consorzio?
«Il Cal e il Consorzio devono essere un faro per i Comuni, soprattutto i più piccoli che spesso soffrono la mancanza di personale. Ci sono sfide importanti: ricostruire credibilità civica, riportare i cittadini alle urne e alla partecipazione, affrontare la questione dei servizi e della sicurezza, rafforzare la polizia locale e i custodi forestali, e garantire personale qualificato, a partire dai segretari comunali. Il Cal deve elaborare proposte programmatiche sui ddl provinciali, mentre il Consorzio deve erogare servizi di prossimità, dalla formazione alla gestione delle buste paga, fino al supporto quotidiano che mantiene in moto la macchina amministrativa. Fondamentale poi essere sui territori, ascoltare i sindaci e i loro tecnici».
La casa è una sfida per tutti i Comuni, da una parte lo spopolamento, dall’altra la tensione abitativa.
«Abbiamo due problemi opposti: paesi che perdono abitanti e paesi dove è impossibile trovare casa. Per contrastare lo spopolamento servono servizi, ma i servizi hanno bisogno di cittadini. Va tutelata la residenzialità e servono alleanze tra Comuni, costruendo contesti residenziali più ampi. Faccio un esempio: Campiglio non è Tione, ma insieme si può costruire una politica della casa trasversale che oggi manca e che tenga in valle tanti residenti».
Parlava prima delle difficoltà dei piccoli Comuni. Di fusioni o gestioni associate ormai non si parla più dal 2018. Un discorso da riprendere?
«È vero che è tutto fermo. Penso serva partire dall’analisi dei dati dei nostri Comuni, un lavoro dettagliato iniziato da Gianmoena. Dobbiamo capire perché alcuni Comuni faticano a chiudere il bilancio di parte corrente e poi come possiamo intervenire a supporto e dove invece serve cambiare modello organizzativo. Serve un ragionamento che vada oltre il singolo campanile e guardi al sistema trentino. Non escludo nuove gestioni associate, magari con il supporto delle Comunità di valle più strutturate. L’autonomia dei Comuni resta un caposaldo, ma va accompagnata da dati oggettivi e scelte razionali. Non per risparmiare, ma per garantire il meglio a ogni Comune, dal più piccolo al più grande».
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