la protesta
martedì 14 Gennaio, 2025
Metalmeccanici, ancora quattro ore di sciopero: in Trentino adesione con punte dell’ 80%
di Redazione
I sindacati insoddisfatti: «Nessun accordo sul salario, sull’orario di lavoro e sui premi di risultato»
                                
                                                            Va avanti la protesta dei metalmeccanici in Trentino per il rinnovo del contratto nazionale. Dopo le prime quattro ore di sciopero venerdì scorso, le tute blu hanno incrociato nuovamente le braccia oggi, martedì 14 gennaio, nelle ultime quattro ore di ogni turno.
La mobilitazione è stata indetta unitariamente da Fiom, Fim e Uil e in ogni realtà le Rsu hanno potuto articolare in modo diverso lo sciopero. Oggi l’adesione allo sciopero è stata molto significativa con una media nazionale tra il 50 e l’80% con punte anche del 100% e all’esterno delle più importanti fabbriche sono stati organizzati stamattina presidi di protesta. In Trentino, nell’ambito della mobilitazione proclamata unitariamente a livello Nazionale da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, ha registrato un’adesione significativa, con medie tra il 40 e l’80 per cento della produzione nelle maggiori fabbriche della provincia.
Gli scioperi sono stati decisi a livello nazionale dopo la rottura del tavolo contrattuale con Federmeccanica-Assistal. La controparte datoriale ha respinto, infatti, pressoché tutte le principali richieste avanzate dalle organizzazioni sindacali e votate dalle lavoratrici e dai lavoratori nelle assemblee che si erano svolte in tutte le aziende italiane. Federmeccanica ha persino presentato una propria contro-piattaforma, giudicata del tutto irricevibile da parte sindacale, rendendo impossibile il prosieguo della trattativa. Grave inoltre che da parte datoriale venga diffusa tra le maestranze, attraverso le aziende associate e tramite la stampa, questa contro-piattaforma, in spregio al riconoscimento del ruolo della rappresentanza e del corretto confronto sindacale, alimentando peraltro tra i lavoratori informazioni non corrette.
Le maggiori distanze tra le parti sono sul salario, sul contrasto della precarietà, sull’orario di lavoro, sugli appalti e sui premi di risultato.
Le richieste
Fiom Fim e Uilm chiedono un aumento contrattuale in busta paga di 280 euro (al livello C3) e giudicano inaccettabile la richiesta di non prevedere nessun aumento definito nel contratto nazionale. No dei sindacati anche alla richiesta di posticipare di sei mesi l’erogazione della clausola di salvaguardia (il meccanismo previsto nel CCNL per proteggere almeno parzialmente i salari dalle ondate inflattive).
Le tre single sindacali stigmatizzano anche l’indisponibilità di Federmeccanica a prevedere, dentro il contratto nazionale, misure di contrasto alla precarietà del lavoro, in particolare sui contratti di somministrazione.
Muro contro muro anche sull’orario di lavoro. Nessun avanzamento sulla riduzione dell’orario e sulla regolamentazione dello smart working, né disponibilità a riconoscere permessi per facilitare la conciliazione.
Federmeccanica si rifiuta anche di prevedere garanzie economiche e occupazionali per i lavoratori in appalto e reali incentivi per la contrattazione di secondo livello, proponendo anzi meccanismi che potrebbero mettere a repentaglio le contrattazioni aziendali esistenti.
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