L'anniversario
venerdì 15 Agosto, 2025
Malga Zonta, 81 anni dopo l’eccidio nazifascista. Il vicepresidente Spinelli: «La guerra va sempre ripudiata»
di Redazione
La cerimonia in ricordo dei 14 partigiani e 3 malgari che furono uccisi il 12 agosto 1944

Il ripudio della guerra come risoluzione dei conflitti e la strenua difesa della democrazia. Sono questi due dei numerosi messaggi e appelli alla popolazione arrivati oggi da Malga Zonta, a Folgaria, nell’81esimo anniversario dell’eccidio nazifascista costato la vita, il 12 agosto 1944, a 14 partigiani e 3 malgari, in gran parte giovani. E ai giovani d’oggi ha voluto rivolgersi il vicepresidente e assessore Achille Spinelli: «In questi luoghi – ha affermato – alcuni giovani ragazzi, molti appena ventenni, ebbero il coraggio di ribellarsi alla dittatura e a un destino che sembrava già scritto. Lo fecero scegliendo di stare dalla parte di valori universali: libertà, democrazia, solidarietà, ripudio di ogni forma di totalitarismo. Sono gli stessi principi sanciti dalla nostra Costituzione e alla base della nostra Autonomia, che costituiscono il fondamento del nostro pensare e agire quotidiano».
La cerimonia
«La loro memoria deve restare viva – ha proseguito l’assessore – perché il loro esempio continua a trasmetterci insegnamenti preziosi. Ne voglio ricordare due in particolare. La prima riflessione è che la guerra va sempre ripudiata: dobbiamo lavorare ogni giorno per costruire una pace duratura e garantire la piena dignità di tutti i popoli. Il secondo insegnamento è rivolto soprattutto ai giovani: impegnarsi per costruire un mondo diverso, un mondo migliore, è possibile. Ed è auspicabile. Ciascuno può fare la propria parte, può essere protagonista e il ruolo attivo dei giovani in ogni aspetto della vita collettiva rappresenta una speranza concreta per tutta la nostra comunità».
Alla cerimonia hanno partecipato anche il sindaco di Folgaria Michael Rech, il vicepresidente della Provincia di Vicenza Marco Guzzonato, la vicesindaca di Trento Elisabetta Bozzarelli, i sindaci e rappresentanti delle amministrazioni limitrofe lagarine e venete, il direttore della Fondazione del Museo Storico del Trentino Giuseppe Ferrandi, lo storico Francesco Filippi e il presidente provinciale dell’Anpi Mario Cossali, che hanno ribadito la necessità di lavorare costantemente per la pace, del ripudio della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti, della difesa della democrazia e hanno auspicato la fine dei conflitti armati in corso. Nelle parole dei presenti sono emerse con forza le figure e le gesta di Alcide De Gasperi e Piero Calamandrei, oltre al decisivo ruolo dei partigiani e dei cittadini italiani per la sconfitta del nazifascismo. Infine, uno sguardo a quanto sta succedendo in Ucraina e nel Medioriente, le preoccupazione per il riarmo, le analogie tra la situazione attuale e gli anni che precedettero il secondo conflitto mondiale, e un appello a tutti i popoli europei di non tollerare quanto sta accadendo e di non lasciarsi vincere dal fatalismo.
La storia
Dal giugno 1944, in Valleogra, tra il Pasubio e Schio, i nazifascisti subirono l’iniziativa dei ribelli con colpi di mano, agguati, esecuzioni mirate, attacchi, sabotaggi e azioni, tutte organizzate e portate a termine dalle formazioni della Brigata Garibaldi Ateo Garemi. Le relazioni tedesche delimitarono un’area precisa, dove la presenza partigiana era particolarmente virulenta, tra Belluno, la Valsugana, Rovereto, Schio, Bassano del Grappa e Vittorio Veneto. L’imprevista espansione della guerriglia partigiana coincise, da parte nazista, con una riorganizzazione della lotta contro le bande che doveva riportare in sicurezza le valli e le vie di comunicazione tra Veneto e Trentino in previsione di un ripiegamento tedesco che, nell’estate 1944, sembrava imminente. Inoltre, il ripristino di un controllo militare sull’area avrebbe permesso la prosecuzione dei lavori di costruzione di una nuova linea difensiva (Blaue linie), ulteriore argine all’avanzata alleata verso Nord e la Germania. Il ciclo operativo repressivo tedesco ebbe inizio nel giugno 1944 con alcune azioni di assaggio e proseguì, tra agosto e settembre 1944, con una serie di violenti rastrellamenti che, potendo contare su reparti particolarmente addestrati nell’attività di controguerriglia, avevano lo scopo di annientare le forze partigiane presenti. L’operazione Belvedere scattò tra il 12 e il 14 agosto 1944 e colpì la zona libera di Posina coinvolgendo anche una porzione di territorio trentino: nel luglio precedente, i partigiani inquadrati nel Gruppo Brigate Garemi, formazione nata dall’espansione della preesistente brigata, si erano insediati nell’area di confine veneto-trentina, intorno alle malghe di passo Coe, in attesa di un aviolancio alleato. Un gruppo di partigiani guidati da Bruno Viola si sistemò a Malga Zonta. All’alba del 12 agosto, gli uomini di Viola furono circondati da forze tedesche soverchianti e, dopo una sparatoria durata alcune ore, furono costretti alla resa. I sopravvissuti furono raggruppati assieme ad altri 15 civili rastrellati nel corso dell’operazione: alla fine, i tedeschi fucilarono i 14 partigiani più tre malgari accusati di averli aiutati.
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