l'intervista
martedì 9 Settembre, 2025
Lo zoologo Zibordi: «Lupi? I prelievi rischiano di indebolire il branco facendo aumentare le predazioni»
di Simone Casciano
L'esperto e divulgatore trentino: «In Regione i numeri sono stabili. Per l'uomo il rischio è molto basso»

Abbattere i lupi potrebbe causare un aumento delle predazioni. Sembra un paradosso, ma secondo la scienza il rischio c’è. Lo spiega Filippo Zibordi, zoologo e divulgatore trentino, che guardando alla situazione generale in Trentino spiega anche come la popolazione dei lupi si sia ormai stabilizzata.
Zibordi abbiamo visto stabilizzarsi il numero di branchi e di lupi negli ultimi anni. Segno che in Trentino si è raggiunta la capacità portante e i nuovi esemplari vanno in dispersione?
«Sì, in senso generale è così. Come sappiamo, il lupo vive in branchi composti da 4 o 5 esemplari, che coprono un territorio di circa 250 km quadrati. Mano a mano che i territori vengono occupati da uno o dall’altro branco, significa che non ce ne potranno essere altri. Quindi, più o meno, i branchi sono questi. Certo, un territorio ricco di prede può permettere a un branco di occupare meno chilometri, ma non in misura significativa».
In termini economici orsi e lupi provocano danni simili, ma le predazioni del lupo sono di più: come mai il dato è simile?
«L’orso, essendo onnivoro, porta danni anche agli apiari e ai frutteti, mentre il lupo si concentra esclusivamente sul bestiame domestico. Ci sono dunque punti di sovrapposizione, ma anche differenze».
Che tipo di predatore è il lupo e chi è a rischio?
«Il lupo è un predatore abile, furbo e intelligente, soprattutto quando caccia in branco. Tuttavia c’è un’estrema variabilità: alcuni branchi, anche in zone di pastorizia, si concentrano sulle prede selvatiche; altri diventano più dannosi e hanno una quota maggiore di predazioni domestiche o da allevamento. Di sicuro c’è che la destrutturazione di un branco, a causa di bracconaggio o di prelievi, rischia di avere effetti nocivi come un aumento di predazioni. Un branco indebolito potrebbe cacciare meno il selvatico e più il domestico, specie se non protetto adeguatamente. Da noi i lupi predano il bestiame non perché manchino ungulati, le dinamiche sono davvero peculiari per ogni branco. Per l’uomo, il rischio non è zero ma molto basso, quasi trascurabile. Il lupo rimane un animale selvatico che può avere la meglio su di noi, ma in contesti molto diversi dai nostri: assenza di prede, presenza di rabbia silvestre nel predatore, contesti socio-culturali differenti. Un aspetto da tenere sotto osservazione sono i lupi confidenti, cioè quelli che si avvicinano alle zone antropizzate. Perdendo la secolare paura dell’uomo, finiscono per cercare cibo nei paesi: tutte le aggressioni note derivano da lupi confidenti».
Parola d’ordine quindi: non rendere confidenti i lupi. Cosa non bisogna fare?
«Sicuramente non lasciare cibo a disposizione: resti alimentari, cibo per cani o gatti. Altra cosa importante riguarda i nostri cani: vanno sempre tenuti al guinzaglio e non lasciati vagare durante le passeggiate, perché possono diventare prede. Non devono essere lasciati liberi o incustoditi, né di giorno né di sera. La catena è proibita, ma anche il box, se aperto sopra, può diventare accessibile a un lupo».
I cani da guardiania sono efficaci per scongiurare predazioni?
«Assolutamente sì, anche se ci sono differenze. Un branco di lupi può avere la meglio su un singolo cane, quindi ogni situazione va valutata. Il numero di pecore o capre in un gregge, così come la conformazione del territorio, sono elementi da valutare nel decidere il numero di cani necessari. È poi importante distinguere tra cane da guardiania e cane da conduzione: il border collie lavora benissimo nel condurre le greggi, ma sono razze come i maremmani quelle dedicate alla protezione».
A proposito di cane e lupo, l’ibridazione in Trentino è un problema?
«In Trentino sembra di no. Sulle Alpi il fenomeno si sta affacciando, mentre purtroppo in Appennino è diffuso da tempo. Il vantaggio delle Alpi è il ridotto randagismo, che rende più rari questi incontri. È però un motivo in più per tenere sotto controllo i nostri cani».
Il declassamento del lupo è realtà in Europa: quali saranno i prossimi passaggi in Italia?
«È passato più velocemente del previsto, da Berna alla direttiva Habitat. Ora mancano i passaggi italiani: sappiamo però che la maggioranza di governo è granitica. Si dovrà procedere con Dpr e modifiche alla legge sulla caccia».
Poi ci vogliono i piani di gestione?
«Sì, e qui si entra in un altro ginepraio. In teoria Bolzano e Trento potranno adottare misure diverse rispetto alle altre regioni italiane, pur mantenendo alcuni punti fermi, come lo stato di conservazione favorevole».
Però possiamo dire che il declassamento del lupo non c’entra nulla con le recenti ordinanze di abbattimento del Trentino e dell’Alto Adige?
«Assolutamente. Quelle ordinanze sono ancora ancorate al vecchio sistema, tuttora valido».