Trento
sabato 8 Novembre, 2025
Lo studio medico abusivo che effettuava circoncisioni a Gardolo: 40 casi, dottore arrestato
di Benedetta Centin
Il professionista, Mahmoud Sabbagh, aveva lavorato nel capoluogo e a Lavis: si faceva aiutare dal figlio
Medico di medicina generale, dal 2022 fino a una settimana fa, quando è stato ristretto agli arresti domiciliari, secondo gli inquirenti, ha sottoposto a circoncisione rituale almeno quaranta bambini di origini straniera nel suo ambulatorio di Gardolo, «che oltre ad essere privo di autorizzazione sanitaria era carente anche sotto il profilo igienico sanitario». Secondo i carabinieri del Nas di Trento inoltre le procedure adottate dal professionista siriano, Mahmoud Sabbagh il suo nome, sarebbero state «assolutamente inadeguate» tanto che uno dei suoi piccoli pazienti era stato trasferito d’urgenza in ospedale e ricoverato per intossicazione da benzodiazepine, che aveva somministrato «in dose eccessiva per calmarlo» durante l’intervento chirurgico. Al camice bianco è stato inoltre contestato il fatto che si sarebbe fatto aiutare dal figlio da poco maggiorenne sprovvisto però di titolo abilitativo alla professione infermieristica, e infatti anche il 18enne è finito nei guai, indagato a piede libero. Abbastanza, ne sono convinti gli inquirenti, per arrestare il professionista già medico di base per l’Azienda sanitaria a Trento nord, a Lavis e Gardolo (si è dimesso tre anni fa) e guardia medica per una quindicina di anni in altre valli.
L’arresto, le ipotesi di reato
La Procura distrettuale di Trento che ha coordinato le indagini, durate tre mesi e portate avanti dai militari del Nucleo antisofisticazione e sanità, ha infatti chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per il medico a cui si rivolgevano famiglie arrivate anche da fuori regione. Il pm Alessandro Clemente gli contesta le ipotesi di esercizio abusivo della professione medica continuato e in concorso con il figlio (questo solo denunciato in quanto non infermiere), il fatto di aver operato in una struttura sanitaria non autorizzata (aveva solo fatto comunicazione all’Apss) e di lesioni colpose, in relazione al bimbo finito in ospedale. Proprio il papà di questi aveva formalizzato denuncia in seguito al ricovero. E con lui sono stati tanti altri i genitori sentiti dai carabinieri, convinti, anche dai contatti telefonici e dai genitori sentiti, che i bambini maschi operati dal 2022 fossero ben oltre quaranta ma centinaia. Carabinieri che durante la perquisizione nello studio di Gardolo hanno rinvenuto un lettino con cinghie contenitrici, un bisturi elettrico, confezioni di benzodiazepine e di anestetico locale e un biglietto da visita con espresso richiamo al fatto che effettuasse circoncisioni (così risultava anche nella targa esterna dell’ambulatorio dove era riportato «khatna sunnat», appunto la pratica della circoncisione maschile islamica). Nello studio — non sequestrato nonostante il provvedimento perché nel frattempo restituito al proprietario dell’immobile — è stato trovato anche un bollettario di ricevute sanitarie. Dagli accertamenti sarebbe emerso però che il dottore non emetteva alcun documento fiscale: secondo gli inquirenti avrebbe incassato dai 150 ai 300 euro ad intervento in contanti, «in nero». E non è escluso che su questo fronte farà accertamenti la Guardia di Finanza.
L’interrogatorio, la difesa
Lunedì Sabbagh dovrà comparire davanti al gip Enrico Borrelli con il suo avvocato, Andrea de Bertolini, il quale ha già impugnato la misura cautelare in sede di Riesame, convinto che non vi sia alcun abuso della professione medica, così come sentenziato dalla Cassazione in fatto di circoncisioni rituali. La difesa si rifà all’intesa stipulata tra lo Stato e l’unione delle comunità ebraiche italiane nel 1987, poi tramutata in legge due anni dopo, che garantisce «il diritto di esercitare in privato e in pubblico il culto e i riti» della religione ebraica, senza alcuna ingerenza da parte dello Stato. Insomma, la circoncisione rituale ebraica può essere fatta anche non da medici (è il «mohal» ad eseguirla, spesso un parente) e per giunta in qualunque luogo. «E se questo vale per gli ebrei vale anche per i musulmani. E non è causa di punibilità — dichiara de Bertolini — Il diritto a professare la propria fede supera il tema della prestazione sanitaria. E’ la Cassazione a sostenere che la circoncisione rituale ha una preminente valenza religiosa che supera quella medica».