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mercoledì 11 Giugno, 2025

L’ex commissario Ue Gentiloni a Trento: «Ordine mondiale preso a picconate. La forza del dollaro non c’è più, tocca all’euro. Serve più patriottismo europeo»

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Il copresidente della task force dell’Onu che si occupa del debito dei Paesi più poveri: «Il ritorno di Trump alla Casa Bianca ha avuto un impatto sconvolgente sui rapporti internazionali»

Difesa, eurobond e «patriottismo europeo» per fare dell’Europa un vero attore di rilievo a livello internazionale. Ieri sera, a Ferrari Incontri a Ravina, si è tenuto l’incontro organizzato da «FArete» – l’associazione che riunisce le organizzazioni trentine impegnate nella cooperazione internazionale – con il sostegno della Fondazione Gino Lunelli dal titolo «L’Europa nel mondo che cambia», per riflettere sulle prospettive future della cooperazione internazionale e il ruolo europeo in politica estera. Moderati dal direttore del T Quotidiano Simone Casalini, si sono espressi sul tema l’ex premier ed ex commissario europeo Paolo Gentiloni – ora copresidente di una task force dell’Onu che si occupa del debito dei Paesi più poveri – e il portavoce di Oxfam Italia Francesco Petrelli. Mentre Maurizio Camin (Farete) ha curato l’introduzione.

«Cambio epocale, non solo per Trump»
«Il ritorno di Trump alla Casa Bianca ha avuto un impatto sconvolgente sui rapporti internazionali – analizza Gentiloni facendo il quadro del contesto geopolitico attuale – Ma sarebbe un errore addebitare il cambiamento che viviamo oggi “solo” a questo evento. L’Europa e tutto il mondo stanno cambiando profondamente da molto tempo, pensiamo alla fine che hanno fatto tutte le aspettative che noi europei avevamo maturato a fine millennio: pensavamo fosse possibile cambiare i regimi attraverso i legami commerciali, che gli americani avrebbero continuato a proteggerci, che la Russia ci avrebbe sempre fornito il suo gas a buon mercato, che i rapporti con la Cina potessero aiutare le nostre esportazioni a crescere. Tutto questo si è rivelato sbagliato ancora prima dell’insediamento di Trump. L’ondata dei nazionalismi a cui stiamo assistendo è partita dal malcontento nato dopo queste aspettative mancate, dall’aumento delle disuguaglianze nei Paesi occidentali provocato dalla globalizzazione».

«Ordine mondiale preso a picconate»
L’ex premier sottolinea, però, come lo stesso insediamento di Trump apra una grande opportunità per l’Europa di rafforzare la propria posizione nello scenario geopolitico: «La novità a cui stiamo assistendo è quella di un ordine mondiale preso a “picconate” proprio dal suo principale ideatore, gli Stati Uniti – prosegue Gentiloni – Se in una situazione simile l’Europa, caricata di una responsabilità straordinaria, non ricava gli elementi per crescere e rafforzare il proprio ruolo, è difficile lo possa immaginare in altre situazioni in futuro. In uno scenario di crisi del multilateralismo, se non sono gli Stati Uniti ci sono solo due possibili poli di aggregazione: uno è la Cina, l’altro è l’Europa. Il primo sta continuando a proporsi, ma il secondo rimane ancora oggi il modello più avanzato di democrazia, di rispetto dello stato di diritto, di libertà e livello dei servizi. Se non ci muoviamo adesso faremo un grandissimo errore, ma io sono cautamente ottimista sul fatto che l’Europa saprà rispondere come ha fatto in un altro momento di crisi come la pandemia Covid-19».

«Difesa europea e eurobond»
Per assumere queste responsabilità e dare una risposta, sempre secondo Gentiloni, l’Europa avrebbe bisogno di muoversi principalmente su due punti: «Anzitutto una difesa europea – spiega – Non esiste nella storia un singolo attore che sia stato capace di essere credibile in politica estera senza sapersi difendere. Io rispetto le posizioni a favore del disarmo, ma dico che chi non è proprio per principio a favore del disarmo globale, oggi dovrebbe mobilitarsi per una difesa comune europea. La seconda cosa su cui punterei sono gli eurobond. La forza fondamentale del dollaro non c’è più, è il momento dell’euro. Un’Europa con una difesa comune, capace di avere voce in capitolo su crisi come quella in Medioriente, e un proprio tesoro, sarebbe in grado di colmare il vuoto che si è creato a livello internazionale».

«Più patriottismo europeo»
L’ex premier ha poi chiuso con un appello a un maggiore rispetto e affetto per l’Europa: «Bene o male ci siamo riconciliati con il patriottismo italiano – conclude – Oggi però servono cittadini che scelgono di essere patrioti europei. Chi è contro l’Unione Europea fa il gioco dei sostenitori oltreoceano del Maga. Siamo consapevoli del fatto che ci sono minoranze sempre più agguerrite che vogliono incrinare i valori dell’Ue, anche se l’unica forza politica di rilievo che fa di una possibile uscita un vero e proprio punto del proprio programma è l’Afd in Germania. Tutti sottolineiamo i limiti, ma nessuno che si riconosce in questi valori oggi dà davvero voce a questo posizionamento. Se non ci prendiamo a responsabilità di sostenere in modo concreto l’Ue, alla fine vinceranno queste minoranze».

Petrelli invece ha iniziato il suo intervento riprendendo il tema dell’insediamento di Trump e le conseguenze per la cooperazione internazionale: «Quello a cui stiamo assistendo in questi mesi è un attacco diretto contro la cooperazione internazionale, contro i poveri e i vulnerabili – dichiara Petrelli – Basti pensare al fatto che lo smantellamento dell’ Usaid, l’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, è stata fra le prime politiche messe in campo da Trump dopo il suo ritorno alla Casa Bianca. È un affondo finale nei confronti del multilateralismo. Se vengono meno anche quei tavoli che, pur rispecchiando posizioni asimmetriche e dinamiche di potere, offrono comunque un luogo di confronto, allora questa diventa una crisi a tutti gli effetti della democrazia: chi aspira a vedere riconosciuti diritti e libertà non avrà più modo di farlo, e se non ci si occuperà più a livello globale di servizi fondamentali, non si potrà più immaginare alcun tipo di sviluppo». A proposito di sviluppo Petrelli ha voluto sottolineare che «questo non è riconducibile ai progetti, ma al protagonismo delle persone. È il capitale sociale il valore più importante». Petrelli ha poi rimarcato che «i bisogni umanitari sono destinati a crescere. Solo i migranti forzati per i cambiamenti climatici saranno 120 milioni».