Giustizia

martedì 9 Settembre, 2025

Lavori utili mai svolti, Claudio Agostini dal pm per tre ore. «Mai voluto imbrogliare, pronto a svolgere ora le attività previste»

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Al pubblico ministero ha spiegato di aver operato in buona fede e ha negato con forza di aver voluto fare il furbetto pagando mille euro per far figurare di aver svolto lavori di pubblica utilità

Per tre ore, ieri mattina, Claudio Agostini, faccia faccia con il pubblico ministero Davide Ognibene, rispondendo alle sue domande, ha spiegato di aver operato in buona fede e ha negato con forza di aver voluto fare il furbetto pagando mille euro per far figurare di aver svolto lavori di pubblica utilità. Per ottenere così l’esito positivo della messa alla prova e di conseguenza l’estinzione, la «cancellazione», dei reati per i quali era finito a processo. E cioè favoreggiamento e intralcio alla giustizia, per aver cercato di insabbiare le indagini sullo stupro commesso da un suo parente e aver offerto soldi alla ragazza che aveva presentato denuncia, perché ritrattasse e raccontasse che quella violenza era solo frutto della sua immaginazione. Cosa che allora, era il 2020, non accadde.

Un procedimento, questo, che si è chiuso appunto a favore di Agostini, senza che questi abbia fatto nemmeno un’ora delle attività previste per pagare il suo conto con la giustizia. Ma si è detto disponibile a farle ora che rischia di finire a processo.

 

Interrogato ad agosto
Il noto ristoratore di Andalo si era già presentato in Procura a ridosso di Ferragosto per chiarire la sua posizione e collaborare con gli inquirenti, indagato (assieme ai due figli e alla compagna) nella maxi inchiesta «Sciabolata», accusato di essere stato il capo promotore di un’associazione finalizzata al traffico di droga che avrebbe spacciato a casa e nei suoi locali di Andalo (Andel Haus e Tower Pub), oltre che vertice di un’associazione parallela, finalizzata al riciclaggio degli ingenti proventi del giro di cocaina. Era stato un interrogatorio fiume durato quasi sette ore, quello con il pm Alessandro Clemente, a seguito del quale il 70enne dell’Altopiano della Paganella è stato scarcerato (era in cella da inizio maggio) e ristretto agli arresti domiciliari.

 

La «falsa map»
Ieri mattina Agostini senior è tornato con il suo avvocato Giuliano Valer al primo piano del palazzo di giustizia per affrontare un nuovo interrogatorio. Questa volta di «sole» tre ore. E relativo a un’altra indagine in cui è finito assieme ad altri 66 indagati, tre dei quali reclusi ad aprile in carcere e cioè Michele Bragagna, Monica Mosna, rappresentante dell’associazione di categoria Confapi Trentino, e Mauro Lunelli. Un’indagine — «Operazione fantasma» il nome — che ha scoperchiato una truffa di fondi pubblici e la frode che ha permesso a imputati di mezzo Paese che si erano rivolti all’associazione «A Chiese aperte», per l’accusa gestita da Bragagna, di evitare una condanna. Come? Pagando, per far risultare di aver svolto i lavori previsti dal programma stilato dall’ufficio esecuzione penale, anche quando erano all’estero o in vacanza.  Lo avrebbero fatto in 62 e tra questi appunto Agostini, che avrebbe pagato mille euro per quel favore, con la promessa di effettuare anche offerte. Una cifra, a detta sua di meno di mille euro, che il ristoratore era invece convinto di aver dato ad enti benefici come condotta riparatoria. Almeno così avrebbe spiegato ieri l’imprenditore che risponde di false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria in concorso con sei persone, tra cui i tre arrestati e l’avvocato che lo assisteva al tempo, ma anche corruzione, per fatti avvenuti tra fine 2023 e dicembre 2024.

 

«Pronto a fare i lavori ora»
Fin dalla prima mattina di ieri l’imprenditore trentino — mentre la compagna attendeva fuori dalla porta — assistito dall’avvocato Valer, ha voluto fare chiarezza sulla sua posizione con il pm Ognibene a cui aveva chiesto di farsi interrogare dopo che, a fine maggio, aveva chiuso le indagini preliminari. Prima quindi che possa chiedere per lui il processo. Agostini, a sua discolpa, avrebbe spiegato di essersi fidato, escludendo di aver agito in modo illecito. «Il mio assistito ha fatto sapere di essersi affidato in buona fede ai consigli che gli erano stati dati allora, di non aver capito cosa stava succedendo e di non aver voluto imbrogliare nessuno — le parole del suo difensore, l’avvocato Valer — Agostini ha fatto sapere inoltre di essere sempre pronto a svolgere l’attività previste».