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lunedì 1 Settembre, 2025

La Riviera di Gaza? Non solo IA, c’è un piano vero: via 2 milioni di persone per fare resort di lusso

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Lo scoop del Washington Post: ai gazawi i incentivo di cinquemila euro per andarsene

«Disimpegno» in Ucraina ma sullo scenario del Medioriente la Casa Bianca resta tutto fuorché «non interventista». Aveva fatto rumore, qualche mese fa, il video realizzato con l’intelligenza artificiale, che mostrava la «Gaza Riviera». Una «trollata»? Macché, ora si sa che c’è una fondamento di realtà.

 

Controllo Usa

All’interno dell’amministrazione Trump, infatti, circola un piano post guerra per costruire una «Riviera del Medioriente» sulle macerie di Gaza, modellato sulla promessa di Donald Trump di prendere il controllo della Striscia, che la trasformerebbe in un territorio sotto amministrazione fiduciaria degli Stati Uniti per almeno 10 anni, scintillante località turistica e polo tecnologico e manifatturiero high-tech.

 

Gli incentivi? 5 mila euro

È quanto rivela in esclusiva il Washington Post, che cita un prospetto di 38 pagine che ha potuto visionare da cui risulta che ci sarebbe un trasferimento temporaneo di tutti gli oltre 2 milioni di abitanti di Gaza attraverso quelle che vengono definite partenze «volontarie» verso un altro Paese o verso zone riservate e sicure all’interno dell’enclave durante la ricostruzione. Secondo una delle proposte, ai palestinesi verrebbero pagati incentivi per andare via. In particolare, a coloro che possiedono terreni verrebbe offerto un token digitale in cambio dei diritti di riqualificazione delle loro proprietà, da utilizzare per finanziare una nuova vita altrove o eventualmente riscattabile per un appartamento in una delle sei-otto nuove «città intelligenti alimentate dall’intelligenza artificiale» che dovrebbero essere costruite a Gaza, scrive il Post. Ogni palestinese che scegliesse di andare via riceverebbe un pagamento in contanti di 5mila dollari e sussidi per coprire 4 anni di affitto altrove, oltre a un anno di cibo. Il piano stima che ogni partenza individuale da Gaza consentirebbe al fondo di risparmiare 23mila dollari, rispetto al costo degli alloggi temporanei e di quelli che definisce servizi di «sostegno vitale» nelle zone sicure per coloro che rimangono.

 

Il «Great Trust»

Denominata «Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation Trust», o «GREAT Trust», la proposta è stata elaborata da alcuni degli stessi israeliani che hanno creato e avviato la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sostenuta dagli Stati Uniti e da Israele, che ora distribuisce cibo all’interno dell’enclave, scrive ancora il Washington Post, mentre la pianificazione finanziaria è stata curata da un team che all’epoca lavorava per il Boston Consulting Group. Persone che hanno familiarità con la pianificazione del trust e con le deliberazioni dell’amministrazione sul post guerra a Gaza hanno parlato di questo argomento delicato a condizione di rimanere anonime, sottolinea il giornale. La Casa Bianca ha rinviato le domande al dipartimento di Stato, che ha rifiutato di commentare.