in tribunale
martedì 16 Settembre, 2025
La casa finisce all’asta, lui la devasta per ripicca: a processo per danneggiamento
di Benedetta Centin
Ieri il giudice ha rigettato il patteggiamento a sei mesi di pena concordato con la pm. Il 66enne tornerà in aula

Non riuscendo più a pagare le rate del mutuo, aveva perso la casa di Moena in cui abitava con moglie e due figlie. Un appartamento prima sottoposto a pignoramento e poi finito all’asta. E aggiudicato. Ma per ripicca l’uomo, prima che subentrasse il nuovo proprietario — almeno secondo le contestazioni della Procura di Trento — avrebbe seminato una serie di danni all’immobile. Danni subito visibili ma anche celati. Dai velux siliconati alle porte interne ridimensionate, segate nella parte bassa, ridotte comunque in modo tale da doverle per forza sostituire. Dai telai in legno di alcuni infissi accuratamente bucherellati all’impianto elettrico con i fili all’interno delle scatole tutti tagliati o, peggio, coperti di intonaco. E poi, la stufa a olle riempita con della calce, quindi inservibile. Oltre a piastrelle scheggiate, pavimento in legno con relativi battiscopa inclusi (quasi 50 metri quadri) rimossi e sostituiti con materiale più scadente, così come era stato fatto per i sanitari del bagno. Con il wc che era stato lasciato nell’appartamento cge era stato riempito di chiodi e viti. E ancora davanzali, interni ed esterni, rovinati e decorazioni malridotte. Non era stato escluso nemmeno lo strato di isolazione della copertura. Danni complessivi stimati da una perizia delegata dal nuovo proprietario in oltre 120mila euro.
Tre assoluzioni
A processo per danneggiamento aggravato messo in atto nell’appartamento pignorato, tra gennaio e maggio del 2021 e accertato a settembre dello stesso anno, era finita tutta la famiglia della Val di Fassa. E cioè il padre, un operaio di 66 anni, la moglie, di 60, e le due figlie rispettivamente di 33 e 26. Per le tre donne, assistite dagli avvocati Claudio Tasin e Marco Demattè, ieri mattina in tribunale a Trento è arrivata l’assoluzione «per non aver commesso il fatto». Così ha sentenziato il giudice Massimo Rigon. Le difese hanno infatti dimostrato che mamma e figlie non avevano alcuna responsabilità per la devastazione della casa. E sono così uscite a testa alta dal processo. Da cui tra l’altro era già uscita di scena la pare offesa, un 54enne veneto che, ottenuto un risarcimento di poco più di 30mila euro, non si era più costituito parte civile. Ad assisterlo l’avvocato Nicola Zilio.
«No» ai 6 mesi di pena
Diverso invece l’esito dell’udienza di ieri per il 66enne: per lui il procedimento penale non si è chiuso affatto. Difeso dall’avvocato Luca Talmon, si è visto rigettare dal giudice il patteggiamento a sei mesi di pena concordato con la pm Patrizia Foiera. Troppo bassa, per il tribunale, la pena. E così l’imputato dovrà presentarsi di fronte a un nuovo giudice e proporre un nuovo patteggiamento, che potrà essere ratificato o ancora respinto.