Rovereto, il delitto
domenica 6 Agosto, 2023
Iris Setti la vittima: andava a casa dell’anziana madre. Il sindaco: «Dolore profondo»
di Redazione
Valduga: «Non voglio accusare nessuno ma abbiamo bisogno di capire. C'era stato un precedente che dobbiamo chiarire se poteva evitarci quanto accaduto»

Si chiamava Iris Setti la donna di 61 anni uccisa a pugni da Nweke Chukwuka, 37enne di origine nigeriana ma da tempo residente in Vallagarina, che l’ha aggredita sabato sera verso le 22.30 nel parco Nikolajevka di Rovereto. Pare che la vittima stesse attraversando il parco per poi recarsi sul Lungo Leno, dove vive la madre, per accudirla.
Iris Setti è morta in ospedale a Trento a causa dei traumi e delle ferite riportate. A quanto si apprende la vittima è stata aggredita improvvisamente da uno straniero senza fissa dimora che lo scorso anno si era reso responsabile di danneggiamenti in una via della città, assalendo delle persone e camminando sulle auto. Il 40enne aveva anche aggredito i carabinieri e gli agenti della polizia locale di Rovereto che erano intervenuti per fermarlo.
«Siamo provati per il dolore infinito che una tragedia come questa provoca ma allo stesso tempo vogliamo capire cosa non ha funzionato», dice il sindaco di Rovereto, Francesco Valduga. Il primo cittadino è arrivato sul luogo dell’aggressione pochi minuti dopo, avvisato mentre si trovava a poca distanza per la tradizionale cena di condivisione in centro storico per le celebrazioni della patrona della città.
«Io non voglio accusare nessuno – prosegue Valduga – il dolore della comunità è profondissimo. Ma, allo stesso tempo, abbiamo bisogno di capire. Di fare domande alle quali devono essere date risposte, cioè che cosa in un sistema non funziona. L’altra volta l’aggressore era stato immobilizzato in pieno giorno e si era riusciti a contenerne la furia. Quindi non possiamo immaginare che ci si limiti ad esprimere il dolore: c’era stato un precedente che dobbiamo capire se poteva evitarci quanto accaduto. Qui non c’entra il luogo in cui è successo o l’ora, ma lo stato di questa persona, che era conosciuta», conclude Valduga.
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