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giovedì 5 Ottobre, 2023

Influenza e Covid, novantamila dosi per le vaccinazioni. Ferro (Apss): «Causa migliaia di morti»

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Campagna partita in anticipo per fronteggiare una nuova forma influenzale e una nuova variante: priorità ai più fragili

Parte in anticipo la campagna vaccinale antinfluenzale per il 2023 per fronteggiare una nuova forma influenzale e una nuova variante Covid. 80 000 le dosi già distribuite tra medici generali, pediatri e Rsa, con un accesso prioritario ad anziani e soggetti fragili. A breve la distribuzione a tutta la popolazione, con l’obiettivo di raggiungere almeno 90 000 somministrazioni. Da ieri è già possibile prenotarsi tramite Cup. «Oltre che con la campagna antiinfluenzale partiamo anche con la campagna anti Covid. Tutti noi speravamo che il Covid fosse un brutto ricordo», ha esordito Giancarlo Ruscitti, direttore del Dipartimento Salute e del Servizio politiche sanitarie, che ha precisato: «In questo momento la capacità virulenta è bassa ma c’è». Alla luce del tasso di positività in crescita, relativo a soggetti per lo più asintomatici o con pochi sintomi, «la sollecitazione arrivata dal Ministero della Salute che noi abbiamo ripreso come Provincia Autonoma di Trento è quella di favorire in questa fase, soprattutto per i soggetti fragili, tra cui i pazienti in Rsa, a domicilio o con patologie a rischio, la doppia vaccinazione». Rispetto alle varianti in circolazione, ha aggiunto Ruscitti, «il vaccino Pfizer non è datato ma aggiornato, come quello dell’influenza annuale». Da qui, la raccomandazione di vaccinarsi e di non sottovalutare il virus influenzale «che l’anno scorso, dopo due anni e mezzo di mascherina, è stata un’influenza seria, che è durata fino al mese di aprile». «Il vaccino, dopo l’introduzione dell’acqua potabile, è una delle misure più efficaci di sanità pubblica, che ha protetto e salvato migliaia di vite umane», ha commentato Antonio Ferro, direttore generale di Apss, che auspica «la somministrazione speriamo di circa 90 000 dosi per coprire la nostra popolazione». Un intervento necessario contro una forma virale spesso liquidata nella percezione comune come un banale raffreddore, ma che causa ancora «migliaia di morti in Italia e milioni nel mondo, causati o dall’influenza o comunque da malattie che utilizzano l’influenza come vettore», ha ricordato Ferro, con un rischio maggiore per gli anziani o le persone con meno di 65 anni affette da patologie. Contro la diffusione dilagante delle fake news sui vaccini, che suggestiona negativamente la popolazione, il direttore conta su una rete costituita da «la comunicazione di tutte le componenti del sistema sanitario, dai medici, dal personale sanitario e dalle farmacie. Su questo deve dare l’esempio il personale sanitario. Per questo oggi la direzione generale si vaccina». Un tasto tuttavia ancora dolente: l’anno scorso meno del 50% del personale sanitario si è vaccinato, con una maggioranza di adesioni da parte della dirigenza, su una media nazionale del 30%. Una campagna logisticamente complessa, che ha puntato, ha spiegato Maria Grazia Zuccali, dirigente del Servizio prevenzione dell’Azienda sanitaria, sulla diversificazione del vaccino in base ai diversi target di riferimento: uno ad alto dosaggio per le persone anziane, uno in formato spray nasale per i bambini e una per la popolazione con un’età compresa tra i 6 mesi e i 65 anni. In largo anticipo, su sollecitazione del Ministero, «abbiamo già distribuito 80 000 dosi tra i reparti di medicina generale, pediatri e Rsa. Una parte dei vaccini sono a disposizione dei centri vaccinali dell’azienda. Da oggi tutti gli attori della vaccinazione inizieranno a somministrare i vaccini», ha garantito Zuccali. «Abbiamo la possibilità di evitare il costo enorme delle malattie e la mancanza di forza lavoro, perché il cittadino malato non lavora e non può partecipare al ciclo produttivo, attraverso la vaccinazione influenzale, che è stata calcolata quasi della portata di una finanziaria», ha detto Marco Ioppi, Presidente dell’Ordine dei medici. Risorse che, prosegue Ioppi, «possono essere destinate alle spese che la società deve purtroppo riservare alla cura delle malattie, che è ormai diventata insostenibile, perché la terapia costa». «Come Ordine abbiamo il dovere di promuovere la vaccinazione tra i nostri iscritti», gli fa eco Giovanni Walter Marmo, segretario del consiglio dell’ordine delle professioni infermieristiche, che ha annunciato una giornata, nel mese di novembre, dedicata al vaccino per i rappresentanti delle professioni sanitarie. Un’iniziativa «per dare un segnale molto forte sia ai pazienti e agli assistiti, sia agli iscritti» per ridurre «l’impatto dell’influenza stagionale soprattutto su una popolazione che sta invecchiando sempre più».