lunedì 23 Giugno, 2025

Indennità consiglieri, riecco l’aumento. Il centrosinistra duro: «Ora lo bloccheremo»

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Nell’assestamento i fondi per il rinnovo contrattuale dei dipendenti. Campobase non firma l’emendamento

Lo prevede la legge: l’indennità dei consiglieri provinciali — di Trento e di Bolzano — è legata all’adeguamento degli stipendi dei dipendenti della Regione. Un primo aumento in busta paga, gli eletti lo hanno già ottenuto in virtù dell’accordo per il rinnovo del contratto 2022-2024 siglato nel dicembre scorso. Un aumento — questo l’accordo — del 17%. Ma un conto è aumentare percentualmente la retribuzione di un comune dipendente pubblico, un conto di un consigliere che riceve un già lauto riconoscimento economico. E infatti, dall’1 gennaio, gli eletti percepiscono 1.117,71 euro in più per un totale di 12.263,64 euro lordi. E a fine dicembre, agli stessi consiglieri è arrivata anche una-tantum di arretrati di quasi 20mila euro.
Il problema, sollevato con allarme dal centrosinistra, è che nella manovra di assestamento della Regione sono previste le risorse per il nuovo contratto del triennio 2025-2027. «Quando verrà siglato il loro nuovo contratto — scrivono infatti Pd, Alleanza Verdi-Sinistra e Casa Autonomia — scatterà un ulteriore aumento anche per noi consiglieri regionali/provinciali, come previsto dalla legge regionale voluta dalla maggioranza la scorsa legislatura». E aggiungono: «Ciò va assolutamente scongiurato». Proponendo quindi una soluzione: «Abbiamo pronto un emendamento all’assestamento di bilancio regionale che prevede la soppressione di tale adeguamento automatico. Tale adeguamento tra l’altro, rischia di essere applicato nuovamente in occasione del rinnovo 2028-2030». Ora, dunque, la palla passa alla maggioranza che, di fatto, dovrà votarsi l’aumento assicurato se non accoglierà l’emendamento del centrosinistra.
Ma a ben guardare, non è tutto il centrosinistra a firmare il comunicato di cui sopra. Manca Campobase, che in Consiglio provinciale conta su quattro eletti. L’Alleanza democratica autonomista, su questo, si è dunque divisa. Da parte di Campobase sembra prevalere l’idea che «non si devono inseguire i populismi» che vorrebbero le indennità degli eletti un po’ meno generose in termini assoluti e in termini di adeguamenti all’inflazione.
Vediamo cosa c’è scritto nella manovra di assestamento approvata nei giorni scorsi dalla giunta regionale. «L’onere annuo derivante dalla contrattazione collettiva relativa al personale regionale per il triennio 2025-2027 — recita il disegno di legge — è determinato nel seguente importo massimo: a) 1.409.000 euro sull’esercizio 2025; b) 2.245.000 euro sull’esercizio 2026; c) 3.184.000 euro sull’esercizio 2027». «Il riparto dell’onere annuo per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro fra le aree negoziali del personale regionale — si aggiunge — è definito secondo le modalità e i criteri stabiliti dalla giunta regionale».
Stando a quanto riferiscono fonti sindacali, le risorse sono state stanziate per avviare il tavolo di contrattazione. Si tratta quindi solo dei primi fondi in vista delle trattative vere e proprie. Si parte con un +6% sul triennio, di cui una parte delle risorse è destinata anche alla ridefinizione delle categorie professionali. Questa, per il momento, è la percentuale minima prevista – per effetto appunto di un automatismo normativo – anche per i consiglieri provinciali di Trento e Bolzano.
La normativa è cambiata nel 2023, fino ad allora lo stipendio dei consiglieri veniva adeguato in base al ben più generoso indice Istat. La riforma delle indennità provocò una discussione accesa. La Svp proponeva un aumento del 13%, ma trovò l’opposizione di una parte della stessa maggioranza. Alla fine, con un emendamento della Lega a firma di Mirko Bisesti, si decise di agganciare la rivalutazione delle indennità al contratto dei circa 650 dipendenti della Regione. Cioè il meccanismo attuale. Le opposizioni, invece, avevano proposto di equiparare l’adeguamento a quello di tutti i lavoratori pubblici o privati. Filippo Degasperi (Onda) aveva chiesto di abolire in toto l’indicizzazione delle indennità.