Le reazioni
domenica 14 Dicembre, 2025
Inchiesta Romeo, Binelli (Lega) contro la magistratura: «Le accuse si sgonfiano, ma la vita di Santi è stata rovinata»
di Redazione
Il segretario trentino del Carroccio esprime vicinanza nei confronti dell'ex sindaca di Riva del Garda: «Non devono più ripetersi questi casi»
«Apprendiamo oggi della decisione di fare un passo indietro da parte della Procura di Trento sull’inchiesta Romeo, che l’hanno scorso aveva portato a otto arresti». Inizia così il comunicato stampa di Diego Binelli, segretario della Lega trentina, che interviene dopo la richiesta della Procura di Trento di archiviare il reato di associazione a delinquere nell’ambito della maxi inchiesta Romeo.
La Lega rinnova la vicinanza nei confronti dell’ex sindaca di Riva del Garda Cristina Santi, tra le indagate, «a cui non è mai venuta meno la nostra fiducia – rimarca Binelli – e sulla cui estraneità non abbiamo mai avuto dubbi». «Oggi, mentre, da quanto emerge dai giornali, la vicenda si sta sgonfiando – prosegue il segretario trentino del Carroccio – non possiamo non considerare come intanto, la vita di Cristina sia stata rovinata dalle azioni della magistratura». Binelli è netto: «Casi come il suo, purtroppo molto frequenti, non debbono ripetersi». La Lega coglie l’occasione per dichiarare il «pieno appoggio» alla riforma della Giustizia, che è stata già approvata dal governo e che ora dovrà essere sottoposta a referendum confermativo: «Votare sì per la riforma della giustizia è un dovere morale per tutti noi».
A sei anni quasi esatti dall’apertura del fascicolo che è stato un vero terremoto giudiziario abbattutosi su amministratori, imprenditori e politici di un po’ tutta la regione, la Procura di Trento ha chiesto, appunto, di archiviare la parte del procedimento con le accuse più gravi. Quella cioè di associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso assieme a una serie di reati-fine, finalizzati cioè al raggiungimento degli scopi. È la stessa pubblica accusa quindi a ridimensionare in modo sostanzioso il quadro indiziario. E ancora prima di arrivare a chiudere le indagini preliminari. Ad essere stata stralciata, separata cioè dal resto dell’articolato fascicolo con 77 indagati e 107 capi di imputazione, è stata una corposa sezione degli atti, che riguarderebbe appunto diverse fattispecie di reato e decine di indagati, a partire dagli otto che giusto un anno fa – era il 3 dicembre 2023 – erano finiti agli arresti domiciliari su ordinanza di custodia cautelare. Si tratta cioè del commercialista altoatesino Heinz Peter Hager, dell’imprenditore arcense Paolo Signoretti, dell’ex sindaco di Dro ed ex senatore Vittorio Fravezzi, della allora sindaca di Riva del Garda, Cristina Santi — rimessa in libertà dopo l’interrogatorio di garanzia, a pochi giorni dall’arresto — ancora degli architetti altoatesini Andrea Saccani e Fabio Rossa, della funzionaria del Comune di Bolzano Daniela Eisenstecken e poi del giornalista Lorenzo Barzon. Tutti nel frattempo tornati liberi.
Il riepilogo
Romeo: sei anni di inchiesta con 77 indagati di cui 8 arrestati
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Sfilza di intercettazioni e perquisizioni. Il 3 dicembre 2024 erano scattate le misure cautelari, anche nei confronti dell’allora sindaca di Riva tornata presto libera. Anche tra i 68 a piede libero la Procura ha fatto stralci
La maxi indagine
Inchiesta Romeo, la Procura chiede di archiviare l’associazione mafiosa. Ora le accuse si sgonfiano
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Le posizioni dei principali indagati arrestati un anno fa (tra cui Hager, Signoretti e Fravezzi) si alleggeriscono: l'ultima parola spetta comunque al gip. Rimarrebbero in piedi solo singole ipotesi