La storia
domenica 16 Novembre, 2025
«Il Leopardo delle nevi»: la storia di Kwame Acheampong, lo sciatore ghanese che dalla Val di Fiemme arrivò alle Olimpiadi
di Samanta Deflorian
Dalle prime curve sulle piste di Pampeago ai Giochi di Torino 2006 e Vancouver 2010: il pioniere dello sci ghanese oggi vive tra Regno Unito e Accra, dove ha aperto un ristorante e lavora al parco Winter Wonderland. «La Val di Fiemme? Un posto speciale. Potrei tornarci per Milano-Cortina 2026».
Chi non ricorda Kwame Nkrumah Acheampong, lo sciatore ghanese che nel 2006 è approdato in Val di Fiemme e che per mesi e mesi si è allenato sulle piste dell’Alpe di Pampeago, fino a conquistare un posto alle Olimpiadi? La sua figura spiccava sulla neve: la pelle scura e la tuta da sci maculata con un disegno tradizionale del Ghana, gli valsero ben presto il soprannome di “Il Leopardo delle nevi”.
Il suo nome è rimbalzato sulla stampa italiana e internazionale perché la sua storia è davvero straordinaria: nato in Scozia, ma cresciuto ad Accra, in Ghana, da giovane è tornato nel Regno Unito per lavorare alla reception di una struttura coperta. È proprio lì che nel 2003 ha scoperto lo sci indoor e, con esso, un talento inaspettato per questa disciplina. La neve vera però Kwame l’ha vista solo nel 2005, appena un anno prima che il suo sogno divenisse realtà: partecipare alle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Pur non avendo raggiunto il punteggio minimo richiesto dalla Federazione Internazionale di Sci (FIS), è stato ammesso come testimonial di Medici Senza Frontiere, diventando il primo sciatore ghanese a prendere parte a un’olimpiade invernale. Kwame però non si è mai arreso. Ha continuato ad allenarsi con determinazione e quattro anni dopo è riuscito finalmente a qualificarsi per i Giochi Olimpici di Vancouver 2010. Di nuovo era l’unico rappresentante del Ghana e portabandiera della sua nazione. Ha gareggiato nello slalom speciale classificandosi al 47esimo posto, su 48 atleti che hanno tagliato il traguardo.
L’anno successivo ha deciso di concludere la sua carriera agonistica. “Quando ho iniziato a sciare, per me era soprattutto un divertimento, un gioco e una sfida con me stesso. Poi pian piano si é trasformato in un lavoro vero e proprio, impegnativo e totalizzante, tra sessioni di allenamento intense e la mente sempre occupata. Dopo le Olimpiadi mi sono ritrovato senza più voglia di sciare: ero stanco, sia fisicamente che per la pressione continua degli sponsor e ho deciso di abbandonare”.
Oggi Kwame ha 40 anni e qualche capello bianco in più. È sposato e ha due figli che vivono nel Regno Unito, mentre lui si divide tra la nazione dove risiede la sua famiglia e il Ghana, dove coltiva nuovi sogni e progetti. «Ho aperto un ristorante ad Accra. L’ho chiamato “Inferno”, una parola italiana che richiama il fuoco e il calore; volevo un nome che parlasse delle spezie piccanti e del cibo speziato che serviamo lì. Il ristorante è operativo, ma è un progetto in continuo sviluppo», prosegue, «non ho ancora trovato la formula giusta per il personale». Ma Kwame, colui che ha sempre sognato in grande, non si è limitato a questo. Già durante la sua carriera sciistica aveva fondato lo Ski Team del Ghana, “una base stabile per chi, come me, crede che la neve possa essere una scuola di vita anche in Africa”, ha sempre dichiarato. Da questa convinzione è nato anche Winter Wonderland: un parco divertimenti nel cuore del Ghana, ad Accra, un sito ancora in costruzione, certo, ma già capace di far sognare molti. Un luogo dove pattinare, giocare a hockey, slittare o semplicemente scoprire la magia della neve, per far crescere gli sport invernali in Ghana e condividere con i suoi connazionali quelle esperienze che a lui hanno cambiato la vita. Lui ogni tanto scia ancora indoor, ma non nega che tornerebbe volentieri su una vera pista, magari proprio in Val di Fiemme, dove ha trascorso tanti momenti felici. Tra i ricordi più belli, sorprendentemente, ce ne è uno che non è legato a momenti di gloria sportiva, ma che ha segnato il suo primo incontro con quella terra: «Ero atterrato all’aeroporto di Treviso», ricorda, «e ad accogliermi c’era una piccola delegazione della Val di Fiemme con dei musicisti che hanno suonato la fisarmonica e la chitarra per me. Ho capito di essere arrivato in un posto speciale». Quello stesso posto che a febbraio ospiterà le Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano Cortina 2026. «State pronti ad accogliermi», conclude, »non escludo che proprio o questo grande evento sia l’occasione che mi riporterà sulle nevi della Val di Fiemme».
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