La storia
venerdì 22 Marzo, 2024
Il giovane liutaio: «Ascolto il legno e creo le mie chitarre»
di Leonardo Omezzolli
Oreste Lohs, 30 anni, realizza a mano ogni strumento che profuma di cedrella odorosa
Oreste Lohs fa chitarre classiche, a mano, selezionando i materiali, le colle e testando, esemplare dopo esemplare, la migliore combinazione possibile per far risuonare al meglio questo nobile strumento. Lohs, classe 1994 si è creato da solo un suo piccolo, ma fornito studio e laboratorio artigiano, realizzato, anch’esso, dalle sue mani. Stanziato a Bolognano, il suo studio è una porta sul mondo, che ha frequentato, vissuto e conosciuto nella sinergia della socialità. Giovane, laureato in antropologia, fonde la raffinatezza della manualità all’attività di pensiero. Entrare nel suo spazio di mondo, toccare con mano i materiali e le sue opere, è un viaggio che stuzzica l’intelletto, perché Lohs si fa portavoce fisico e metafisico, di un mondo che oggi difficilmente riusciamo a trovare e, peggio, dimentichiamo di valorizzare: un baluardo dell’artigianalità, di quella manualità che si fa romantica elaborazione di pensieri sociali, di confronto e conoscenza maturata progetto dopo progetto. Le sue chitarre classiche parlano al cuore e risuonano con lui nel tempo contemporaneo come un simbolo rivoluzionario di ricercata «ossessione» per il proprio lavoro.
«Volevo suonare la chitarra, poi mio fratello mi ha regalato un corso a Rovereto con un liutaio che ci ha insegnato ad assemblare lo strumento – racconta Lohs – e da qui sono partito da zero». Le prime chitarre sono state realizzate nel 2016 e da allora ne ha lavorate 17. Un lavoro minuzioso fatto di attenzione e cura studiando concavità, spessori, tenendo conto dell’umidità dell’aria, delle colle, della densità e della frequenza intrinseca di ogni pezzo di legno. «Per ogni chitarra ci vogliono all’incirca 2 mesi di lavoro – spiega Lohs -. Faccio tutto con strumenti manuali per imparare a percepire il materiale che sto lavorando». Tutto è ascoltato in modo romantico, ma poggiato su solide basi tecniche. «Ma la tecnica – ci tiene a precisare – non è tutto. Lavorando a mano posso capire cosa sto facendo e come i singoli parametri possano incidere sul suono finale. Ho imparate e sto ancora imparando leggendo manuali e, soprattutto confrontandomi con altri artigiani. Siamo animali sociali, dobbiamo relazionarci, aprirci alle diversità, capire come gli altri si muovono e agiscono e interrogarci su quel che viene fatto da loro che come agisce sul risultato finale. Nella vita, con le persone e nella realizzazione di chitarre». Anche per questo Lohs ha passato qualche tempo a Granada, città spagnola che sta alla chitarra classica come Cremona per i violini. In questa sua fine ricerca Lohs ha riscoperto l’approccio curioso alla vita «Io mi sento come un bambino e cerco di conservare quella componente infantile della ricerca della meraviglia verso il sapere». Ne sono seguite giornate e ore di prove su prove con i materiali, valutando bombature, spessori e quanto concerne la ricerca di una vibrazione ritenuta più che soddisfacente. Tutto opportunamente segnato su di un libro, a matita, per tenere traccia delle singole carature. Note sonore, ma anche olfattive. Lohs ha infatti scelto l’uso per alcune parti delle sue chitarre, (come il manico) della cedrella odorosa. Lo studio è avvolto dell’aroma dei trucioli e del caratteristico aroma di questa essenza lignea. «E quando la chitarra suona – spiega – si espande anche il suo profumo». Tutto è composto e raffinato dalle giovani, ma già esperte mani: il taglio, i fini intarsi, la verniciatura. Solo la meccanica è acquistata. «Ho selezionato i rivenditori e ho cercato materiale adatto a queste chitarre». Sono chitarre classiche leggere (letteralmente) che rispecchiano le mani dell’artista e dell’artigiano, pensate e fatte per esaltare le vibrazioni. «Sto perseguendo la strada della leggerezza attraverso un approccio romantico ed empirico, di volta in volta sento e conosco il legno che sto lavorando».
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