Ambiente

martedì 19 Agosto, 2025

Il caso del fringuello: dopo 35 anni la Provincia riapre la caccia. Il parere di Ispra, la petizione e l’attacco del Pd

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La delibera della giunta è finita sotto accusa. La consigliera dem Calzà deposita un'interrogazione. Ecco cosa c'è da sapere

L’apertura della caccia al fringuello è diventata ormai un caso. Dopo 35 anni si potrà tornare a sparare al piccolo uccello passeriforme, fino a un massimo di 12mila esemplari. La decisione della giunta provinciale, però, è finita sotto attacco, prima da parte degli ambientalisti e ora anche del Partito Democratico. «Non risulta che il fringuello rappresenti un rischio per l’agricoltura o per l’ambiente e per questo chiediamo se siano state effettuate analisi specifiche che motivino il ricorso alla deroga», dichiara la consigliera provinciale dem Michela Calzà, che oggi ha depositato un’interrogazione in Consiglio e aderito alla petizione online «No alla caccia in deroga al fringuello in Provincia di Trento».

 

Una specie comune
Il fringuello, piccolo passeriforme del peso di 20-25 grammi, è una specie nidificante e ampiamente diffusa in Europa, caratterizzata da una migrazione intra-paleartica e da un comportamento gregario, con spostamenti diurni in stormi anche numerosi. Le Alpi costituiscono una delle rotte migratorie principali per le popolazioni provenienti dall’Europa nord-orientale e centrale, che svernano nel bacino del Mediterraneo, concentrandosi in particolare alle medie e alte quote e nei pressi dei valichi alpini. In Trentino il fringuello è una specie comune, protetta da oltre trent’anni, nidificante in primavera a tutte le altitudini, e presente come migratrice regolare e svernante a partire dalla fine di settembre.

 

La delibera della Provincia
L’8 agosto scorso, in vista della stagione venatoria 2025-2026, la giunta provinciale – su proposta dell’assessore alla caccia Roberto Failoni – ha approvato la delibera che autorizza il prelievo in deroga del fringuello, nel rispetto della direttiva europea e della legge provinciale sulla caccia. La decisione è stata condivisa anche da altre realtà italiane come Lombardia e Liguria.
Il fringuello non è una specie inclusa nell’elenco nazionale di quelle cacciabili, ma è classificata in stato di «minor preoccupazione» nelle liste rosse europee e italiane. Dunque, può essere prelevato in deroga, mantenendo invariata la sostenibilità delle popolazioni a livello europeo.
Il prelievo – si legge nella delibera – potrà avvenire esclusivamente da appostamento fisso, per un massimo di tre giornate settimanali. Il sistema di monitoraggio sarà rigoroso: i cacciatori autorizzati dovranno registrare online, dopo ogni giornata, i capi prelevati e annotarli sul tesserino venatorio. La struttura provinciale seguirà costantemente l’andamento dei prelievi e sospenderà l’attività al raggiungimento del 90% della quota assegnata. I controlli sul territorio saranno effettuati dagli organi di vigilanza venatoria.

 

Le critiche degli ambientalisti
Lipu, Wwf e altre associazioni si sono opposte alla deroga. Nella petizione online si spiegano diverse ragioni per il «no», tra le quali «il fringuello non rientra in nessuna delle categorie fondate (danni economici, pericolo per la salute umana, minacce all’incolumità pubblica) che giustificano la concessione di una deroga all’abbattimento». Inoltre «una deroga concessa “con leggerezza” espone l’Italia a divenire oggetto di procedure di infrazione da parte della Comunità Europea per uso improprio delle deroghe (la Comunità europea ha più volte mosso tali contestazioni all’Italia, affermando che le deroghe erano state concesse troppo facilmente, oppure che non era dimostrata l’assenza di alternative soddisfacenti, oppure che le quantità abbattibili non erano sempre davvero “piccole”, oppure che i controlli sull’osservanza dei limiti della deroga erano insufficienti)».

 

L’interrogazione del Pd
Secondo Calzà la decisione sarebbe stata presa in assenza di un confronto con enti scientifici e tecnici, e senza che siano stati resi pubblici i dati, i pareri e le valutazioni ambientali alla base della scelta. «Non risulta che il fringuello rappresenti un rischio per l’agricoltura o per l’ambiente – sottolinea la consigliera del Pd – e per questo chiediamo se siano state effettuate analisi specifiche che motivino il ricorso alla deroga». In base alle normative europee e nazionali – spiega – la caccia in deroga è consentita solo in assenza di alternative soddisfacenti, e in presenza di dati scientifici aggiornati. Un elemento particolarmente critico – aggiunge Calzà – riguarda «l’autorizzazione al prelievo nei valichi alpini, che la comunità scientifica individua come veri e propri “colli di bottiglia” ecologici, ovvero zone di concentrazione obbligata per moltissime specie migratrici durante il passaggio stagionale». «Intervenire in queste aree durante il periodo migratorio – commenta – significa colpire individui adulti fondamentali per la riproduzione e la sopravvivenza delle popolazioni. È come sparare sulla Croce Rossa».

 

Il parere di Ispra
Nella delibera della giunta si riferisce che «la Provincia di Trento, con nota a firma dell’assessore Roberto Failoni protocollata il 30 aprile 2025 con il n. 341104, ha chiesto a Ispra la determinazione delle piccole quantità a livello nazionale per il fringuello per la corrente stagione venatoria e l’espressione del parere di competenza sulla proposta di prelievo in deroga, sempre con riferimento alla corrente stagione venatoria». La risposta di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) – si aggiunge – è arrivata il 26 maggio, «indirizzata a tutte le Regioni e alle Province autonome del Paese, delle quali solo alcune hanno chiesto l’attivazione della deroga per il fringuello e per lo storno o per una soltanto delle due specie. In tale nota – si spiega nella delibera – Ispra ha risposto che i quantitativi di prelievo su scala nazionale, nel limite indicato dalla Regione Liguria, ovvero di 581.302 esemplari prelevabili nell’autunno 2025, se confrontate con le consistenze delle popolazioni europee della specie, possono essere considerate contenute, quindi “relativamente piccole” e, pertanto, sostenibili, ovvero tali da non creare significativi rischi di impatto demografico sulle popolazioni complessive della specie, sempre se considerata a scala europea. Per altre considerazioni Ispra, nella sua risposta, rimanda alla nota inviata a gennaio 2025 alla Regione Liguria». Dopodiché nella Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, è stata decisa la ripartizione: al Trentino sono stati assegnati 12.829 fringuelli.
Ora Calzà ha chiesto «di trasmettere e pubblicare integralmente la deliberazione della giunta provinciale n. 1182 dell’8 agosto 2025 con allegati tecnici, pareri (in particolare Ispra e Osservatorio faunistico provinciale) e verbali delle sedute, specificando l’esito delle votazioni».